Per l’industria dei videogiochi il 1983 rappresenta l’anno della crisi, che senza l’arrivo di Nintendo e il suo NES avrebbe trasformato in polvere quello che oggi è uno dei settori cardine dell’intrattenimento mondiale.
Ma la crisi riguardava per lo più il mercato delle console casalinghe. Per le sale giochi invece era il periodo d’oro, di massimo sviluppo e innovazione, oltrechè di interesse da parte dei ragazzini che avevano preso questi luoghi come punti di riferimento nella loro attività ricreativa.

Ma anche qui i problemi non mancavano.
Primo fra tutti i videogiochi arcade erano esteticamente brutti e macchinosi e il mercato continuava a riproporre classici che ormai tutti avevano già giocato triliardi di volte, anche sul divano di casa con la propria console.
Ecco dunque giungere in soccorso Rick Dyer, che dopo aver visto una presentazione a porte chiuse di Astron Belt di SEGA, videogioco arcade nato per mettere in mostra le potenzialità di una nuova mirabilia tecnologica, il LaserDisc (lontano cugino del DVD), decise di creare un videogioco animato di stampo fantastico sulla falsariga di Dungeons&Dragons, che agli albori degli anni ’80 spopolava.
Sempre nello stesso periodo al cinema era uscito un film animato, Brisby e il segreto di NIMH (1982) diretto da Don Bluth, veterano dell’animazione che dopo aver dato molti frutti all’albero di “Zio” Walt (Disney), si mise in proprio, supportato anche da Steven Spielberg, e dando vita ad alcuni capisaldi dell’animazione mondiale, grazie al suo strepitoso utilizzo del rotoscopio (che se ricordate vi avevo già spiegato QUI), che permetteva animazioni fluidissime e spaccamascella.

Don Bluth al termine del 1982 ricevette l’offerta di Dyer di aiutarlo a sviluppare il “videogioco del futuro”, e visto che il mercato dei videogiochi arcade aveva fruttato 9 miliardi di dollari l’anno prima, da buon texano, accettò subito.
Così con solo 1,3 milioni di dollari a disposizione (si pensi che per produrre Brisby e il segreto di NIMH furono stanziati 7 milioni di dollari), Don Bluth e il suo studio (13 animatori per 15 mila disegni circa, 24 disegni per ogni secondo) si misero al lavoro e in poco meno di 7 mesi regalarono a Dyer il suo sogno.
E voi giustamente vi chiederete:”Ma come diavolo hanno fatto a realizzare tutto questo ben di Dio in 7 mesi e con 3 lire?”
Ebbene gli animatori non potendosi permettere dei modelli reali si appoggiarono a Playboy nella realizzazione della bellissima principessa Daphne. Gli stessi animatori diedero voce ad alcuni antagonisti e personaggi. La principessa Daphne venne doppiata da Vera Lanpher a capo del dipartimento di pulizia nel reparto animazione. Stessa sorte toccò al montatore Dan Molina che diede voce al prode protagonista Dirk the Daring. L’unico doppiatore professionista fu Michael Rye nelle vesti del narratore che ricordava ai giocatori il loro obiettivo non appena inserita la moneta: sopravvivere alle trappole mortali del castello e salvare la principessa! Bluth e soci si arrabattarono anche sul fronte musicale e sugli effetti sonori, lasciando all’animazione il compito di stupire e trascinare i giocatori dentro quel mondo fantastico.
Uscito il 19 Giugno 1983 in Nord America, il gioco fu un successo clamoroso, grazie soprattutto alla pubblicità dei giornali e telegiornali che finalmente potevano mostrare qualcosa di diverso dalla solita grafica a cubetti.

Il Laserdisc però era nato come supporto video, non per il mondo dei videogiochi. Questa tecnologia era dunque soggetta ad un’usura tale da obbligare Dyer e la sua squadra a produrre una versione più resistente. Pensate di guardare un DVD ma di saltare di capitolo in capitolo, non secondo l’ordine narrativo ma completamente a caso sino alla scena finale. Peccato però che ogni capitolo (o stanza se ci riferiamo al gioco), duri dai 3 ai 5 secondi a cui si susseguono altre scene della stessa durata. Da qui i giri schizofrenici e le interruzioni a schermo nero tra una scena e l’altra che ben simboleggiavano la fatica del cabinato. Lo sentite il rumore che fa il lettore quando saltate da un capitolo all’altro? Bene moltiplicate questo per intere sessioni di gioco e avrete il vostro LaserDisc brasato sino alla radice.

Il gioco in ultima analisi è un’avventura grafica su binari costellata di QTE (Quick-Time-Events traducibile per il nostro dolce stile novo in “Premi il pulsante al momento giusto sennò crepi!”), che se ben eseguiti ci porta a concludere il titolo in poco meno di 15 minuti. Ciononostante ad ogni partita l’ordine e la tipologia di avversari affrontati cambia, così che la sfida sia sempre alta anche per i veterani, che non hanno idea di cosa li aspetta nella prossima stanza.

Il titolo di Dyer e Bluth guadagnò 32 milioni di dollari e aprì la strada al corrispettivo fantascientifico, Space Ace uscito nella primavera del 1984, mentre per il seguito ufficiale di Dragon’s Lair (Dragon’s lair II Time Warp), si dovette aspettare il 1991.
Dragon’s Lair II, nonostante sia ben più ricco e curato del predecessore, oltrechè più lungo, non ebbe mai il successo del primo a causa di molteplici limitazioni nei controlli (ormai obsoleti in un mercato in pieno rinascimento grazie a Nintendo, SEGA e Microsoft), e alla decadenza delle sale giochi sempre più spoglie e stracolme di trasposizioni di titoli già presenti sulle diverse console casalinghe.

Rick Dyer però credeva così tanto nel LaserDisc che sviluppò autonomamente anche Thayer’s Quest per la console proprietaria Halcyon.
Sempre sulla falsariga del primo leggendario Dragon’s Lair esce nel 2002 Dragon’s Lair 3D: Return to the Lair che fallisce nel ricreare in 3D la magia di Don Bluth e soci per le nuove generazioni.
L’opera di Bluth e Dyer però ha attraversato tutte le generazioni ed oggi è facilmente reperibile su quasi tutti i negozi virtuali da Steam all’Apple Store.
Come se non bastasse però Don Bluth crede così tanto nella sua opera che dal 2007 cerca fondi per un film animato basato su questo strepitoso videogioco, chissà che con Kickstarter il buon vecchio zio Don riesca nell’intento…
Mal che vada continueremo a giocare questa perla unica del mondo videoludico!

Don Bluth è un animatore strepitoso e vorrei tanto rivedere un suo nuovo film. Dragon’s Lair è un videogioco fuori di testa, con animazioni stupende e molto divertente anche se in certi punti un po’ frustante, visto che a volte non si capisce bene quale freccia bisogna prendere.
Inoltre Bluth stava lavorando a un film d’animazione indipendente dove avrebbe portato in scena proprio Dragon’s Lair. Speriamo che riesca nel suo intento!