I Miti del Tubo di Ilario Gobbi – Erich Zann e la guida agli umani misteriosi di Lovecraft

Ben ritrovati a un nuovo approfondimento sui Miti di Cthulhu spiegati.

Questa volta parleremo di quei personaggi delle opere di Howard Phillips Lovecraft ammantati di un’aura di mistero, esseri umani che possiedono doti o quali tali da renderli distinti dal resto della nostra specie.

Erich Zann (“La musica di Erich Zann”)

Erich Zann compare nel racconto “La musica di Erich Zann” del 1921.

Il narratore, uno spiantato studente in metafisica, risiede in una vecchia casa in Rue D’Auseil, presumibilmente a Parigi. Un altro degli inquilini è un tedesco muto di nome Erich Zann che tutte le sere suona la viola in modo molto peculiare e indubbiamente geniale. La notte costui, dopo il lavoro in un’orchestrina, suona nella propria camera, attraendo l’attenzione del narratore.
Si tratta di un individuo piccolo, magro, quasi calvo, con una faccia rugosa di satiro, che acconsente alle insistenti richieste del narratore di ascoltare le sue esibizioni.

Quando il narratore gli chiede di suonare la sua musica molto particolare questi reagisce con terrore, dando l’impressione di temere qualcosa da fuori della mansarda.
Zann diventa ancora più antisociale e cerca di evitare altre richieste dello stesso genere dal narratore. Una notte lo studente avverte ancora la strana melodia e urla di Zann dalla sua camera.
Questi lo fa entrare e redige per un’ora un lungo manoscritto. A un tratto una bassa nota proveniente da lontano lo interrompe e inizia a suonare forsennatamente la viola: un vento freddo irrompe nella stanza e porta via gran parte del manoscritto. Lo studente guarda fuori dalla finestra e, invece di vedere le luci della città, scorge un abisso oscuro infinito, come fosse il portale per un’altra dimensione. Il narratore comprende che Zann ha scoperto suoni e melodie di natura ignota, che suona per tenere le creature sconosciute dall’altrove a bada.
Quando si accorge che il corpo di Zann, ormai morto, sta ancora suonando la viola, il narratore fugge via dell’intero quartiere. Un anno dopo tenta invano di ritrovare la Rue D’auseil, ma nessuno sembra averla mai conosciuta.

La storia ha influenzato molti gruppi musicali. Il racconto è stato adattato a fumetti da Caliber Press integrando elementi da altri racconti.

Il racconto è oggetto di riduzione a fumetti nell’opera “La musica di Erich Zann e altri racconti” di D.D. Bastian, disegni ad acquerello di Sergio Vianello, edito Nicola Pesce Editore, che ringrazio per la disponibilità e per le immagini fornite.

 

Dal racconto sono stati tratti dei film brevi nel 1980, nel 2012 e nel 2016.

 

Nel romanzo “Uno scomodo cappotto di legno” compare una versione alternativa di Erich Zann, anche qui che suona per tenere a bada quelli di fuori.

Nei romanzi del Ciclo della Lavanderia di Charless Stross una agente possiede un violino originale Erich Zann, fatto di ossa umane che se suonato divora l’anima della vittima.

L’Estraneo

L’estraneo appare nel racconto omonimo di Lovecraft del 1921.

Il protagonista del racconto è un essere cresciuto in un castello antichissimo ormai fatiscente nella più completa solitudine: i suoi ricordi sono davvero scarni e ha l’impressione di essere stato in tempi remoti cresciuto da qualcuno di oltremodo vecchio. Tutto ciò che sa lo ha studiato da solo nei libri, ma non conosce nemmeno la propria età il proprio aspetto siccome nel cupo castello non c’è nemmeno uno specchio.

Al termine di una ardua arrampicata riesce a emergere in superficie e prosegue nell’esplorazione di quel mondo per lui nuovo. Seguendo tracce di antichissimi ricordi, giunge a un edificio popolato da persone che, non appena varca la soglia, fuggono terrorizzate.

Chiedendosi cosa abbia terrorizzato quella folla scorge  un essere dall’aspetto raccapricciante, oltremodo vecchio, putrido, deforme eavvizzito. Non appena lo tocca rievoca antichissimi ricordi legati a quel luogo e si da alla fuga. Quando scopre di non essere più in grado di tornare nel castello e allora si trasferisce a vivere sulle sponde del Nilo con altri esseri della notte , estranei agli umani come lo è lui. Ne è consapevole da quando, davanti a quella creatura, toccò  la fredda superficie di uno specchio.

Al di fuori del racconto, si ipotizza che il protagonista possa essere una qualche forma di ghoul.

Il racconto funge da blanda ispirazione per il film Castle Freak del 1995 e per il videogioco “Amnesia: The Dark Descent”.

Il Vecchio Terribile

Il Vecchio Terribile compare nel racconto “The Terrible Old Man” nel 1920.

A Kingsport nessuno ricorda più il vero nome del Terribile Vecchio, un uomo oltremodo anziano, con la barba bianca e decrepito.

Si dice che egli fu tanto tempo fa – nessuno sa quanto – capitano di un veliero mercantile nelle Indie orientali. Possiede in casa una collezione di pietre inquietanti che fa pensare agli idoli delle terre orientali. Tiene anche una collezione di bottiglie di vetro al cui interno vi sono dei pezzi di piombo sorretti da un filo a mo’ di pendolo, che ha la strana abitudine di chiamare con nomi marinareschi come fossero persone vere. Questo singolare individuo è molto mal visto dai cani, non ha un conto in banca e paga con monete d’oro spagnole coniate secoli prima.

Il vecchio ha fama di essere ricchissimo e di avere in casa un tesoro e ciò spinge tre malfattori a tentare di derubarlo. Quello rimasto a fare il palo, che si aspetta un lavoro rapido e pulito, si trova inaspettatamente di fronte al vecchio, e mentre si chiede che fine abbiano fatto i suoi due colleghi, nota che il marinaio ha degli inquietanti occhi gialli.

Successivamente, la marea riporta a riva tre corpi maciullati apparentemente da scimitarre e da calci di stivali. E il vecchio, ancora una volta, rimane a prendersi cura delle sue bottiglie…

Il Terribile Vecchio compare nell’adattamento a fumetto di Roy Thomas in “The tower of Shadows” edito dalla Marvel Comics.

Il racconto è stato adattato in una avventura punta e clicca del 2015 dalla Cloack and Dagger Games. La vicenda segue la pianifica della rapina dal punto di vista di Joe Czanek fino al finale narrato con le parole del racconto.

Robert Suydam (“L’orrore a red Hook”)

Robert Suydam compare nel racconto “L’orrore a Red Hook” del 1925.

Robert Suydam è un ricco e corpulento sessantenne di origini olandesi che vive da recluso in una vecchia casa, dedito allo studio di antiche tradizioni europee. Costui ha fama di frequentare loschi figuri e si sospetta sia al centro di traffici e riti organizzati da immigrati clandestini del Kurdistan, i cui antenati adoravano diavoli persiani. Suydam spende in modo dissoluto il proprio denaro acquistando vecchi libri e pagando l’affitto di abitazioni nel malfamato quartiere di Red Hook.

I parenti cercano di farlo interdire per salvaguardare il patrimonio ma questi convince il tribunale di essere sano di mente e di frequentare gli immigrati per i propri studi sul folklore.

I detective della famiglia però non demordono e sollecitano la polizia a catturare i migranti e a consegnarli all’ufficio immigrazione. Il poliziotto Thomas Malone scopre che gli immigrati sono Yezedi del Kurdistan che vivono a spese di Suydam, il quale però è restio a fornire a Malone delle informazioni a riguardo.

A un certo punto Suydam mostra come un ringiovanimento, migliora il suo aspetto e assume un contegno decoroso, affermando di voler cambiare vita. Suydam e la sua nuova sposa partono per mare ma i due vengono uccisi nella nave: lo studioso presenta il corpo in condizioni indescrivibili, e il cadavere viene ritirato nel corso del viaggio da degli strani marinai autorizzati a quanto pare dello stesso Suydam.

La polizia, su suggerimento di Malone, organizza una retata e cattura molti Yezedi intenti a officiare riti blasfemi. Malone penetra nei sotterranei e incrocia uomini e donne deformi. La folla adora un essere fosforescente al quale viene offerto in sacrificio il cadavere di Suydam.

Le sue membra incredibilmente si rianimano e si mette a correre verso un piedistallo dorato. L’essere fosforescente lo segue ma Suydam getta il manufatto nel canale e fa crollare la volta del sotterraneo.

Malone si riprende ma resta traumatizzato dall’accaduto. Si scopre che Suydam gestiva un traffico di immigrati ai quali si appoggiava per evocare oscure divinità che richiedevano sacrifici umani a danni degli abitanti dei quartieri vicini. Il corpo di Suydam viene ritrovato nel canale.

Le sue ossa vengono tumulate in gran fretta e i parenti fanno di tutto per dare l’idea che si trattasse soltanto di un innocuo appassionato di folklore.
Ma, tra le genti immigrate di Red Hook, gli oscuri culti continua a prendere piede.

La storia a fumetti “Il cortile” di Alan Moore è ambientata a Red Hook, e il suo seguito “Providence” è ispirato a “L’orrore a Red Hook”. Robert Suydam compare nel romanzo “Lovecraftian: The Shipwright Circle” di Steve Phillips Jones.

Abdul Reis El Drogman (“Sotto le piramidi”)

Abdul Reis El Drogman appare nel racconto “Sotto le piramidi”del 1924  su commissione di Harry Houdini, che all’epoca possedeva una cointeressenza nella rivista “Weird Tales”.

Il protagonista è Houdini che nel 1910 si trova in vacanza in Egitto e si imbatte in una guida dal nome di Abdul Reis El Drogman, le cui fattezze ricordano quelle di un faraone.
Reis individua una persona che ricopre una carica, e Drogman è semplicemente un sinonimo di guida turistica.

Con l’inganno, Drogman e i suoi uomini intrappolano il mago e lo calano nelle profondità della zona archeologica delle piramidi di Chefren e Micerino. Grazie alle proprie portentose abilità riesce a liberarsi e, mentre cerca un passaggio per tornare alla luce del sole, assiste a uno spettacolo orribile in una caverna che sembra dimostrare che Chefren, il faraone della sfinge, vive ancora oggi nelle viscere della terra, sposato alla crudele regina Ninokris, e governa un popolo di mummie che non sono né umane né animali. Egli assiste inorridito a una mostruosità simile a un ippopotamo, probabilmente servitrice di una ancora più terribile divinità che ha funto da modello per la Sfinge.

Houdini tenta di liquidare l’esperienza come un incubo o un allucinazione per il tentato rapimento, anche se non può non notare la somiglianza tra Drogman e Chefren.

Il prete malvagio

Il prete malvagio appare nella trascrizione di un sogno di Lovecraft indirizzata a Bernard Austin Dwyer del 1933. Dopo la morte di Lovecraft, Dwyer estrapolò il contenuto della narrazione e lo inviò a Weird Tales che lo pubblicò come racconto nel 1939 con il titolo The Evil Clergyman.

Un individuo con la barba introduce il narratore in una stanza dove risiedeva “lui”, che a quanto pare a un certo punto venne fatto fuori da una certa congrega a cui era legato. Sul tavolo c’è un oggetto misterioso simile a una scatola di fiammiferi. La casa è di foggia antica, e la città in cui ci troviamo sembra essere una affacciata sul mare.

L’uomo pone irradia l’oggetto misterioso con un proiettore che lo bombarda con una strana luce.

A un tratto entra un uomo vestito come un prete anglicano, sui trent’anni, la carnagione olivastra o giallastra, la fronte altissima e spaziosa e la barba folta. Porta occhiali non cerchiati e ha un’aria intelligente, seppur malvagia. Egli brucia i libri di magia della stanza nel caminetto.

Il narratore nota che ci sono dei prelati che stanno confabulando sulla sorte del primo personaggio ed è evidente che si odiano a vicenda. Il personaggio indica l’oggetto e i prelati, spaventati, si allontanano. Quindi inizia ad allestire un cappio per impiccarsi, e quando il narratore fa per fermarlo diventa minaccioso. Per difendersi gli punta il proiettore, questi arretra e cade in una botola, anche se dopo non appare più nei dintorni.

L’individuo che ha introdotto il narratore torna e gli dice che già una volta si era spaventato dopo avere toccato l’oggetto, finendo per spararsi. L’uomo barbuto gli intima di fuggire prima che il prete malvagio torni ancora come ha già fatto, e lo informa che nel processo il suo aspetto è cambiato.
Allo specchio, il narratore scopre terrorizzato che il suo aspetto ora è identico a quello del prete malvagio, e che per il resto della vita dovrà essere identico a lui.

In “Il ritorno della strega” di Ramsey Campbell lo spirito di Gladys Shorrock prova a prendere possesso del corpo dell’attuale abitante della sua casa applicando i segreti del Prete Malvagio. Viene detto che la storia di Lovecraft è ambientata a Severnford.

Il regista Charles Band girò un film breve tratto da “Il prete malvagio” che non venne però distribuito, e che fu riscoperto nel 2011.

Vecchia Aquila (“Il Tumulo”)

Il Capo Vecchia Aquila compare nel racconto “Il Tumulo” di Zealia Bishop del 1930.

Si tratta del capo di una tribù indiana in Oklahoma che dovrebbe avere la sbalorditiva età di 150 anni.

Prende in simpatia il narratore, un etnologo intenzionato a visitare la zona del tumulo attorno alla quale circolano da secoli terribili leggende di fantasmi, e lo sconsiglia di tentare l’impresa siccome in tal modo rischierebbe la vita.

Vedendo che non riesce a fare desistere il suo interlocutore, gli regala un talismano composto del metallo magnetico del regno sotterraneo di K-nyan (pron. xinayan), con l’intento di proteggerlo.

Siccome i suoi padri sono vissuti fino ad età avanzatissime e sono morti tutti in battaglia si suppone che, messo al riparo da incidenti, per merito delle radiazioni dello strano metallo possa vivere praticamente in eterno.

Marceline Bedard (“L’abbraccio di Medusa”)

Marceline Bedard compare nel racconto “L’abbraccio di Medusa” del 1930 di Lovecraft e Zealia Brown Bishop.

Marceline è una modella e sacerdotessa di un qualche genere di culto, o circolo occulto, a Parigi che tramanda le conoscenze dei Grandi Antichi.

Dennis De Roussie, il figlio di Anthony De Roussie, proprietario di piantagione in Louisiana, si innamora di lei e la sposa portandola nella sua casa paterna.

La donna, nonostante la propria bellezza, suscita una innata ripugnanza, per via anche della propria chioma nera che ha qualcosa di innaturale: l’unica a venerarla è una vecchia serva meticcia di nome Sofonisba.

Ai due si unisce anche il loro amico pittore Frank Marsh, un vero e proprio esteta della bellezza. Costui sviluppa un’ossessione per la chioma di Marceline e intende a tutti i costi fare un ritratto della donna, siccome ritiene che da esso possa portare alla luce misteriosi aspetti della realtà che da essa traspaiono. Tanto dice e tanto fa che ottiene il diritto di ritrarre la donna, con un certo malcontento del marito di lei.

Da luce così a un quadro che rappresenta Marceline in una città preumana dalle geometrie stravolte e abitata da abitanti parzialmente animali intenti in sabba infernali, evidentemente una rappresentazione della città di R’lyeh alla quale la donna è in qualche modo legata, date anche le sue svariate allusioni agli Antichi e a Yuggoth.

Dennis una notte, stravolto dal quadro, aggredisce i due per poi suicidarsi; Marceline viene uccisa ma la sua chioma, provvista di vita propria, strangola Marsh.

De Roussie padre seppellisce i tre cadaveri e sparge la voce che se ne siano andati, cancellando le tracce del delitto. Rimane nella casa a vegliare sul quadro del quale si sente il guardiano.

Nella zona si sparge la leggenda di un qualche genere di grosso serpente nero che sembra essere appunto la chioma di Marceline separatasi dalla proprietaria e in qualche modo viva.

De Roussie conduce il narratore suo ospite a vedere il quadro ma questi, terrorizzato, scarica la sua pistola su di esso. La casa viene attaccata da un qualche genere di essere e De Roussie si butta dalla finestra.

La casa va a fuoco e il narratore fugge, non prima di avere notato un serpente nero trascinare il corpo di una donna calva verso il rogo. Parlando con un passante, scopre che la casa in realtà era andata a fuoco 6 anni prima proprio in una notte come quella.

Viene detto che Marceline discendeva dagli antichi abitanti dello Zimbabwe e che perciò era in parte di colore, inteso dal punto di vista dell’autore come un elemento di orrore nel racconto.

Marceline Bedard compare nel fumetto “The Miskatonic Diares – Nelle spire di Medusa e altre storie”.

Il Cannibale (“Un’illustrazione e una vecchia casa”)

Il Cannibale compare nel racconto “The picture in the house” del 1920.

Il narratore, presumibilmente un genealogista, sulla strada per Arkham giunge a una vecchia casa degradata per ripararsi da un temporale, credendola disabitata. Al suo interno rinviene antichi libri, tra cui la rarissima descrizione del Congo a opera di PIgafetta redatta a partire dagli appunti del marinaio Lopez, del 1598. Al suo interno vi sono congolesi dai tratti bianchi e raccapriccianti scene di macelleria.

A un tratto compare il padrone di casa, un uomo vecchio con la barba bianca, alto quasi due metri, alquanto trascurato seppur distinto, che lo esorta a parlare con lui.

Egli parla un dialetto notevolmente antiquato e probabilmente estinto, rivela di avere ricevuto i libro nel 1863 dal capitano Ebenezer Rolte, anche se non è in grado di leggere il latino.

Nel corso dell’esposizione il vecchio si mostra in maniera preoccupante eccitato all’idea della carne umana e delle figure di uomini macellati presenti nel libro, sostenendo che quel genere di nutrimento possa dare forza e vitalità come altri non possono fare.

Mentre parla il narratore nota il gocciolare di gocce rosse dalla stanza da cui proveniva il vecchio.
Un attimo dopo un fulmine si abbatte sulla casa riducendola in cenere, e il narratore afferma di essere sceso nell’oblio che fortunatamente salvò la sua anima.

Al di fuori del racconto si ipotizza che il vecchio possa essere un individuo sopravvissuto per secoli nutrendosi di carne umana, a riprova dell’antichità degli oggetti in suo possesso.

Il racconto è stato adattato in un film con la plastilina animata della Toei Animation.

Il racconto è oggetto di riduzione a fumetti nell’opera “La musica di Erich Zann e altri racconti” di D.D. Bastian e Sergio Vianello, edito Nicola Pesce Editore, che ringrazio per la disponibilità e per le immagini fornite.

Axel Holm (“La trappola”)

Axel Holm compare nel racconto “La trappola” di Lovecraft e Henry S.Whitehead del 1931.

Holm è un mago nonché vetraio del diciassettesimo secolo che riesce a mettere a punto a Copenaghen uno specchio al cui interno è racchiusa una dimensione nella quale viene intrappolato assieme ad alcuni servi. Holm è un individuo spregiudicato con affiliazioni a culti occulti scandinavi che vuole saperne molto di più dei suoi contemporanei.

Riesce a scoprire un accesso allo spazio non ordinario dove il tempo non scorre e non si può morire nel senso ordinario. Costruisce quindi uno specchio a partire da un componente antico

chiamato “il vetro di Loki” che si dice fornisca qualità di divinazione e altri poteri che possono essere sfruttati da un mago esperto.

Al suo interno crea una dimensione che corrisponde a una versione distorta da quanto “registrato” dallo specchio. Qui egli vive per secoli con alcuni conoscenti siccome non necessita di mangiare o di bere, e saltuariamente individua altri individui da convincere telepaticamente ad avvicinarsi allo specchio per essere catturati.

Un insegnante del Connecticut, Canevin, interviene per liberare il suo allievo Robert che è stato catturato nello specchio e dal quale lo contatta telepaticamente.

Decide quindi di agire rimuovendo il frammento antico dalla struttura dello specchio: quando lo fa Robert torna nel mondo reale, ma tutti quelli oltre a lui compreso Holm svaniscono.

Il Negromante (“Lui”)

Il Negromante appare nel racconto “Lui” del 1925.

Il narratore sta esplorando alcuni angoli di Greenwich Village, quando viene avvicinato da un individuo vestito con lo stile del XVIII secolo, che trova in lui un simile estimatore delle antichità.

L’uomo conduce il narratore nella sua casa, e gli racconta la storia di un possidente che acquistò certi segreti rituali sul tempo e lo spazio dai nativi americani del tempo, che poi uccise con del pessimo rum per restare l’unico detentore delle conoscenze.

“Lui” mostra al narratore visioni del passato e del futuro della città che lo sconvolgono. Le urla richiamano gli spiriti dei nativi intenti a ottenere vendetta sull’uomo, che era lo stesso possidente del 1768.

Vasili Oukranikov (“Il divoratore di spettri”)

Il conte Vasili Oukranikov compare nel racconto “Il divoratore di spettri” di Clifford M. Eddy, revisionato da Lovecraft.

Nel racconto, il narratore è in viaggio per GLendale, nel Maine  e attraversa una foresta. Sorpreso da un nubifragio e viene ospitato per la notte da un individuo dai tratti nobili, alto, magro e biondo, che vive in mezzo al bosco. Quella notte, al suo posto appare un lupo evidentemente soprannaturale, dagli occhi fosforescenti.

Tornato a un villaggio, parla con delle persone che gli raccontano la leggenda del conte Vassili Oukranikov, un conte russo trovato morto a opera di un lupo: i paesani uccisero la bestia ma questa ritorna ogni notte di Valpurga per rimettere in scena l’omicidio.

Lord Northam (“Il successore”)

Lord Northam appare nel racconto “Il successore”, per la precisione da un estratto rinvenuto dall’esecutore testamentario di Lovecraft, Barrow, che lo rinvenne tra alcuni appunti.

Quando il giovane Williams acquista una copia del Necronomicon attira l’attenzione del suo conquilino Lord Northam, al fine di farsi aiutare nella sua interpretazione.

Northam è un uomo che sembra vivere costantemente sul chi vive: egli è il diciannovesimo barone di una dinastia precedente al sangue Sassone, discendente di un funzionario romano a quanto pare privato dei suoi titoli per via delle sue affinità con un culto sconosciuto.

Questo Gabinio aveva scoperto una grotta nella quale certi individui si riunivano e tracciavano il Segno degli Antichi: a quanto pare essi erano i sopravvissuti di una terra misteriosa in Occidente inabissatasi. Gabinio avrebbe dato il via a una duratura dinastia che avrebbe condotto al baronato di Northam. Lord Northam fin da piccolo indugia molto nei propri ricordi ancestrali, diventa un sognatore e un ricercatore di strani reami non più sulla Terra. Verso la fine del secolo si dedicò al satanismo e partì in cerca della Città senza nome.
A un certo punto si convinse che fosse possibile mettere le mani su una chiave che avrebbe potuto aprire le porte al mondo dell’infinito, posta probabilmente all’interno della sua mente.

L’Antica Gente dei monti

L’antica gente dei monti compare in un sogno narrato da Lovecraft a Donald Wandrei nel 1927, che questi poi inserì nel suo romanzo breve “L’orrore dalle colline”.

In questo sogno, Lovecraft riveste i panni del questore romano della tarda repubblica L. Celio Rufo stanziato con la sua legione nelle vicinanze odierna Pamplona.

Sulle montagne circostanti risiedono degli individui che non sono legati agli altri popoli della regione. Essi parlano una lingua sconosciuta, compiono strani riti che atterriscono le altre popolazioni e talvolta mandano emissari con gli occhi a mandorla per commerciare con il mondo esterno.

I romani decidono di intervenire per opporsi a questa potenziale minaccia al potere di Roma: si sospetta che l’antica gente dei monti compia orribili sabba e che sia responsabile della sparizione di varie persone.

Il distaccamento si avventura lungo le montagne e la tensione si fa sentire tra gli uomini più suscettibili. Urla notturne nitriti di cavalli si avvicendano, un vento gelido scende come a immobilizzare la spedizione, il vecchio Scribonio Libone urla di una antica malvagità primordiale che avanza dalle tenebre.

Il sogno si conclude senza informarci dell’esito della spedizione, ma evidentemente ha avuto successo siccome Pamplona esiste ancora oggi.

Jervas Dudley (“La tomba”)

Jervas Dudley compare nel racconto “La tomba” del 1917.

Si tratta di un giovane asociale, rampollo di un abbiente famiglia, i cui interessi si riversano principalmente sulla lettura e in particolare su un’antica tomba nella proprietà della famiglia.

Jervas sviluppa una attrazione ossessiva con la tomba della famiglia Hyde, alla quale è lontanamente legato da parte di madre.

Una notte si mette a dormire davanti al mausoleo e a un tratto viene svegliato da quella che sembra essere una luce proveniente da una fessura. Frugando in soffitta trova la chiave del lucchetto che gli permette di entrare nel museo: al suo interno trova una tomba con il proprio nome dentro la quale va a dormire ogni volta, anche se sa di essere spiato da un uomo che certamente lo riferirà a suo padre. Inspiegabilmente, l’uomo dice che Jervas si è limitato a dormire fuori dal mausoleo.

Una notte mentre si dirige alla tomba trova inspiegabilmente il palazzo degli Hyde ricostruito e al suo interno si sta tenendo una festa con individui che dovrebbero essere morti da secoli. Un fulmine colpisce la dimora che inizia a bruciare. Jervas perde i sensi, e quanto rinviene viene fatto portare via da due inservienti del padre. In una piccola scatola viene rinvenuta una statuetta, con su scritto JH, le cui fattezze sono identiche a quelle di Jervas.
Jervas sostiene di avere dormito nella tomba ma il padre sostiene che sia impossibile siccome il lucchetto della porta è ancora al suo posto.

Il giovane viene creduto pazzo e rinchiuso in manicomio. Un suo servitore lo informa che è sceso all’interno dei sotterranei del palazzo e gli rivela che al suo interno vi è una bara con su scritto il suo nome. Jervas ora è tranquillo perché sa che è lì che verrà sepolto.


Esiste un film del 2007 intitolato “H.P.Lovecraft’s The Tomb” ma la cui trama richiama i film di Saw. Esistono diverse riduzioni a fumetti della storia, fra cui quella della NIcola Pesce Editore, a opera di D.D: Bastian e Nino Cammarata.

Richard Blake (“Cieco, sordo e muto”)

Richard Blake compare nel racconto “Cieco, sordo e muto” del 1925, revisione di un racconto di Clifford M. Eddy.

Si tratta di un poeta tornato dalla Prima Guerra Mondiale semiparalizzato, cieco, sordo e muto. In quanto disabile ha sviluppato enormemente la propria sensibilità, al punto di avvertire la presenza di qualcosa nella propria stanza. Il suo assistente infatti si è dato alla fuga, ed egli avverte una cantilena demoniaca e beffarda.

L’esperienza viene riportata nel suo manoscritto, che pietosamente censura nei contenuti più sconvolgenti.
Il suo corpo viene ritrovato dal medico che lo trova con le pupille color inchiostro, dilatate all’inverosimile.

Ma la cosa più inquietante è il paragrafo finale del manoscritto, che è scritto in uno stile completamente diverso da quello del poeta. Oppure, da un’altra mano…

Joe Slater (“Oltre il muro del sonno”)

Joe Slater compare nel racconto “Oltre il muro del sonno” del 1919.

Il narratore è un infermiere che opera in un ospedale psichiatrico. Nel 1900 viene ricoverato un certo Joe Slater, un rozzo individuo appartenente a una primitiva comunità dei Monti Catskills. Si tratta di un quarantaduenne incivile e poco sviluppato mentalmente che ha dato segno di squilibri mentali e che ha finito per uccidere una persona mentre cercava a suo dire di afferrare una qualche “stella splendente”.

Il narratore è affascinato dalla singolare psicosi di Joe e nel 1901 lo collega mentre dorme a un marchingegno di sua invenzione, una sorta di “radio cosmica” in grado di mettere in contatto le loro menti.

Con sgomento scopre che dentro Joe Slater risiede una sorta di essere stellare che si sente come un “fratello di luce” del narratore: questo essere è da lungo tempo prigioniero nel corpo di Slater, che disprezza per la sua rozzezza, ma ora che questi sta morendo sa che sarà finalmente libero.

Il fratello di luce afferma che prima o poi si rincontrerà con il narratore in un’epoca passata o futura, e che ora si dirigerà ad affrontare il suo mortale nemico: Algol la stella demonio.

Slater poco dopo muore. Il narratore viene creduto pazzo e messo a riposo, ma tempo dopo nel cielo sorge una nuova stella splendente, che mesi dopo sparisce.Joe Slater appare nei film “Beyond the wall of sleep” del 2006 e del 2009.

Un personaggio chiamato Joe Slaader appare nel romanzo “Lovecraftian: The Shipwright Circle”.

E con questo è tutto. Noi ci vediamo alla prossima!

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