Giorgio Finamore è un artista veneziano che dagli anni ’90 lavora nel campo dell’illustrazione nelle sue più varie sfaccettature sviluppando uno stile unico, da lui definito “Gotico Postmoderno”.
Per conoscere meglio Giorgio vi rimando alla sua pagina ufficiale su Facebook, al suo sito ufficiale e anche al suo profilo Instagram.
1 Perché e quando hai cominciato a disegnare?
Come succede spesso, si sente dentro di sé, un bisogno primordiale che ti spinge a creare qualcosa. Io questa necessità ho cominciato a sentirla molto presto, da bambino, come succede a moltissimi disegnatori, e all’epoca creavo quei segni senza apparente significato comunemente definiti “scarabocchi”. Si instaura un processo mentale connesso all’immaginazione e al desiderio di fissare su carta le proprie visioni, quindi cercare di rappresentare un’idea o un sogno. Da bambino ricordo i tantissimi libri illustrati, e i film animati, ma poi anche i film di fantascienza e horror specie negli Anni Ottanta, che hanno alimentato la mia fantasia, e la mia voglia di immaginare e di creare, attraverso il disegno, un mio universo.

2 Quali sono gli autori ai quali ti sei ispirato e che hanno contribuito alla tua formazione artistica?
Sono innumerevoli. Io sono da sempre appassionato di Storia dell’Arte, e mi sono presto interessato allo studio di molti artisti di diversi periodi storici. Questo anche grazie al Liceo Artistico e all’Accademia di belle arti di Venezia. Ovviamente fin da giovane mi sono sentito legato a tutti quegli artisti che hanno affrontato il tema dell’immaginario e del fantastico, approfondendo, attraverso diverse discipline artistiche, il tema della rappresentazione dell’inconscio, dell’oscuro, del sogno e dell’incubo. Mi ha da sempre affascinato il periodo del Sublime settecentesco, nel quale emergeva una sensibilità per tematiche gotiche ed orrorifiche, soprattutto nella produzione del pittore Johann Heinrich Füssli, che indagò il profondo buio della psiche. Il mio amore incondizionato risiede da sempre nel lavoro dell’artista svizzero Hans Ruedi Giger, padre dell’Arte Biomeccanica, che ha influenzato tutta una generazione di artisti del fantastico, tra orrore e fantascienza, una figura profondamente rivoluzionaria dell’Arte del nostro e di tutti i tempi. Ma gli artisti che amo sono moltissimi, da Gustave Doré a Maurits Cornelis Escher, da Aubrey Beardsley ad Alberto Martini, dal Surrealismo all’Espressionismo… insomma, è un grande mosaico di riferimenti e di collegamenti, tutti irrinunciabili, tutti necessari.
3 Raccontaci una tua giornata tipo come illustratore/disegnatore.
Non operando unicamente nel mondo dell’illustrazione, ma lavorando anche come grafico, le mie giornate possono esser molto diverse tra loro. Ma principalmente lavoro nel mio appartamento studio, dove c’è tutto il mio mondo: la mia casa, i miei libri, il mio archivio, le mie opere, i disegni e anche le sculture… e alla mattina tutto inizia con un elemento imprescindibile: il caffè. Lavoro come grafico sin da quando frequentavo il Liceo, quindi alterno varie commissioni, al lavoro di illustratore per copertine di libri o dischi, e quando riesco a chiudere i lavori, ho il tempo per potermi dedicare alla realizzazione dei miei artwork più personali.
4 Quali sono i tuoi strumenti da lavoro preferiti e cosa ne pensi della deriva digitale del disegno? Per te è un supporto o un ostacolo?
Se di base c’è la conoscenza, la competenza, il gusto, e un profondo sentimento artistico, ogni tipologia di strumento è a suo modo importante, dal disegno manuale a quello digitale. Ultimamente sto lavorando molto con la pittura digitale, perché alcune mie opere partono da fotografie che scatto a modelle che collaborano con me. Inoltre anche per le illustrazioni in ambito editoriale, viste le tempistiche di consegna di alcune commissioni, o le modifiche che possono essere apportate anche all’ultimo minuto, e per una gestione generale dell’impostazione di grafica e stampa, lavorare direttamente con il digitale è davvero fondamentale, e più immediato. Una delle mie passioni resta quella del disegno in bianco e nero, a matita o a penna biro… purtroppo, viste le molte commissioni, e le tempistiche sempre più ridotte, mi sto dedicando troppo poco a questo stile.
5 Raccontaci il processo creativo dietro una qualsiasi delle tue opere.
Dalla genesi artistica alla realizzazione finale, il processo creativo può variare e subire modifiche anche radicali in corso d’opera, quindi è difficile definire una procedura. Inoltre, in riferimento al tipo di lavoro, dipende se l’opera è destinata a un cliente (casa editrice o altro) che dovrà approvarla, o se si tratta di una mia opera autoriale originale dove solo io ho l’assoluta padronanza creativa. Nel primo caso bisogna rendere partecipe il committente circa lo stato del lavoro, capendo anche le sue esigenze specifiche, personali o editoriali; mentre nel secondo caso il flusso creativo non viene ostacolato e si accede ad un altro tipo di livello di gestazione artistica.

6 Cosa pensi dell’attuale situazione artistica italiana? Come illustratore di arte fantastica sei disprezzato, deriso, ignorato o rispettato e riconosciuto al pari di qualunque altro illustratore? Quanto spazio c’è per l’illustrazione fantastica in Italia?
Cercherò di riassumere in poche parole una questione che ovviamente mi tocca molto da vicino, ma che richiederebbe un’analisi molto più approfondita. Diciamo che da quello che ho potuto appurare nel corso di molti anni di lavoro, vi sono sempre meno editori disposti a rischiare e ad investire in opere originali, ricercate e fuori dagli schemi, lasciando molti disegnatori e illustratori di valore a gravitare nel sottobosco del cosiddetto “underground” o al limite dell’autoproduzione, e, molti editori che nobilitano, anche con produzioni di un certo pregio editoriale, opere a mio avviso mediocri e sterili, che si inseriscono perfettamente in una sorta di omologazione generale dello stile. Mi sembra stia trionfando sempre più la standardizzazione a discapito dell’originalità. E c’è anche da dire che questo assopimento delle passioni deriva da una grandissima fetta di pubblico sempre più massificata da prodotti seriali, e che pare voglia semplicemente esser intrattenuta, senza quel desiderio che si aveva un tempo, di riflettere su opere d’arte più profonde. Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di pubblicare qualche anno fa un libro illustrato intitolato “Biomechanical Circus”, a detta di molti abbastanza particolare e singolare per il panorama dell’illustrazione italiana, e devo ringraziare Logos Edizioni che ha creduto nel mio progetto. Qualche anno dopo ho realizzato “Inner Oz – Dorothy’s Nightmare” in edizione limitata, un’interpretazione dark dell’universo di “The Wizard of Oz” creato da L. F. Baum, che ha avuto molte richieste dall’estero. Per il momento ti posso dire di avere il sostegno da parte di molti appassionati che apprezzano il mio lavoro e il genere che propongo; lo vedo in base alle statistiche, ai messaggi, ai collezionisti, alle richieste, e dai responsi molto soddisfacenti alle mie esposizioni, l’ultima delle quali avvenuta a Santiago del Cile nel mese di Ottobre 2019.
7 Oltre ad essere un disegnatore, sei anche un consumatore di opere fantastiche a tutto tondo(fantascienza, fantastico, orrore)? Se sì quali sono le opere (libri, fumetti, film videogiochi) che più ti sono rimaste impresse e ancora oggi ti ispirano o ti angosciano?
Beh, di Fantascienza, Fantastico e Horror e di tutte le varie derivazioni e sottogeneri, posso dire di essere un profondo amante da sempre. L’unica cosa di cui non sono mai stato appassionato sono i videogiochi; ho da sempre preferito libri, e soprattutto tantissimo Cinema. Io sono cresciuto negli Anni Ottanta, con tutto il cinema fantastico, ma in particolar modo con quelle opere che hanno alimentato le ossessioni che ho da sempre inserito nei miei artwork, quindi le tematiche che si sono sviluppate attorno al tema del corpo, della mutazione, della simbiosi uomo-macchina, soprattutto in registi come Shinya Tsukamoto e i primi film di David Cronenberg. Questo interesse parte anche da libri come “Frankenstein” di Mary Shelley, o dalla produzione di William Gibson, che hanno avuto un forte impatto sul concepimento delle mie visioni; ma inevitabilmente anche Lovecraft, Poe, Matheson, Bradbury. Adoro varie opere cinematografiche di diverse epoche, da Lang a Murnau, da Kubrick a Lynch, e poi Terry Gilliam, George Romero, Guillermo Del Toro, Alejandro Jodorowsky, Federico Fellini, Bèla Tarr, e tantissimi altri.

8 La cultura di internet è cannibale, prende ciò che gli serve senza riconoscere il lavoro dell’autore. Qual è la tua posizione in merito e come ti tuteli nei confronti di questo atteggiamento?
E’ un problema molto diffuso effettivamente, e in alcuni casi anche pericoloso e dannoso. Spesso capita anche a me di vedere qualche opera o foto interessante postata da qualche parte sul web o sui social, senza un minimo di credits o di descrizione da parte di chi la sta postando. Internet è da sempre così. L’unico modo per tutelarsi, ed io lo consiglio ogni volta a tutti i miei amici, è quello di firmare con il proprio logo quello che si mette online. Certo poi un’immagine può sempre essere manomessa, tagliata, riutilizzata… in quel caso, all’occorrenza, bisogna contattare e chiedere di rimuoverla, o al limite di inserire la versione integrale provvista di credits o per lo meno in descrizione il nome dell’autore. Ad ogni modo, teoricamente, vince sempre chi quell’immagine la posta per primo, ovvero in questo caso conta e fa fede (un po’ come un timbro postale) la cronologia del social network dell’autore che la condivide.
9 Sfata il più stupido dei miti/luoghi comuni sulla tua professione.
Il problema più grosso a volte è proprio quello che non viene riconosciuta come una “professione”; per i meno preparati, che sono più di quanto si possa immaginare, è difficile capire che non si tratta di un hobby, di un passatempo, e a volte sembra problematico far capire quanto tempo e lavoro ci possa essere dietro alla creazione di una singola immagine. Uno dei problemi che generano questa incomprensione (non solo nel disegno, ma anche nella musica e in altre forme artistiche) è l’ignoranza dilagante nella materia, ma anche il fatto che, sempre più frequentemente, la mediocrità stia prendendo il sopravvento spacciandosi per arte, creando quindi disorientamento nei non addetti ai lavori. La gente vede in televisione programmi tipo talent, e altre nefandezze, dove sembra così facile “fare l’artista” da un giorno all’altro e avere pure i riflettori sempre puntati addosso… quando nella realtà invece è un lavoro molto complicato, che richiede molte ore o anche molti giorni per elaborare un’opera, e molti anni di studio e preparazione, spesso carico di stress e nel quale non esistono orari, è difficile prendersi giorni di ferie o programmare con largo anticipo la propria vita.
10 Essendo il tuo segno molto versatile in quale altro campo dell’intrattenimento ti piacerebbe lavorare? Cinema? Serie animate? Carte collezionabili?
A proposito della versatilità, devo dire che è un’arte che ho iniziato a capire molto presto, soprattutto lavorando come grafico o per l’editoria, dovendo andare incontro alle esigenze di varie commissioni e dovendo di volta in volta plasmare creazioni nelle forme più varie e con diversi stili. Non ho una risposta precisa circa questi settori… ho all’attivo produzioni in diversi ambiti, e sono aperto a varie opportunità di lavoro.
11 L’illustrazione alla quale sei più affezionato o di cui sei più orgoglioso?
Immagino che molti miei colleghi a una domanda simile risponderebbero che si è affezionati un po’ a tutte le proprie opere, che sono tutte come dei figli, a quelle più precise dove tutto quadrava alla perfezione, e a quelle più sofferte che hanno dato più pensieri e forse anche qualche angoscia. Io sono affezionato soprattutto ad una delle mie prime illustrazioni: un A4 a china e biro che si intitolava “Fuga psichica”, del 1997, dalla quale è partito il tema che poi ho sviluppato nel corso di circa vent’anni e l’idea di indagare l’argomento della commistione tra elementi organici e tecnologici.

12 Che cosa rappresenta per te l’arte fantastica in questo mondo contemporaneo, liquido e iperconnesso?
Fare arte fantastica, e parlo come realizzatore, ma anche vederla, quindi da fruitore, per me significa operare una piccola fermata nella frenesia allucinante del mondo, per cercare di riflettere, per rifugiarsi nel proprio inconscio, nell’immaginazione, almeno per un momento. Non so bene cosa rappresenti poi per la gente… nel senso che non solo l’arte fantastica, ma l’arte in generale, sembra purtroppo un orpello momentaneo e vuoto, in questa contemporaneità di un mondo iperconnesso ed iperveloce, bombardato in continuazione da avvenimenti, sciocchezze da milioni di followers, distrazioni di massa, quasi senza respiro. Io quando vedo un’immagine e ne colgo la bellezza, fermo tutto e mi ci soffermo, perché mi piace capire com’è stata realizzata, perdermi nei dettagli… ecco, secondo me dipende tutto dallo stupore, da quanto ancora riusciamo a sorprenderci davanti al visionario, dall’educazione alla bellezza, che si sta sempre più perdendo.
13 Quale consiglio daresti a un giovane disegnatore/illustratore desideroso di trasformare questo passatempo in un lavoro?
E’ un percorso molto duro, che deve cominciare il prima possibile, pertanto ti dico che se per una persona è un passatempo, c’è il rischio che rimanga tale. Bisogna essere molto determinati e coraggiosi, come in qualsiasi altro ambito lavorativo professionale. Io consiglio sempre di studiare tanto l’arte del passato, tutto quello che ci ha preceduto, approfondendo gli aspetti più vicini alla propria sensibilità. Ognuno, anche il più grande dei maestri, ha costruito la propria visione su un certo tipo di rappresentazione preesistente; l’importante è acquisire visceralmente quel che è più attinente alla propria anima, per poi poterlo piegare al proprio volere, fino alla rappresentazione di una personale idea grafica e di un proprio stile. Consiglierei di riflettere seriamente e di capire esattamente cosa si vuole fare nella vita, e di non smettere mai di sperimentare; e soprattutto di non farsi mai abbattere da quest’epoca in cui tutto sembra essere basato unicamente sulle visualizzazioni di un social network, in cui scimmie lobotomizzate regalano likes agli influencer di turno e così facendo non fanno altro che pagar loro le vacanze su qualche spiaggia tropicale.

Ringrazio Giorgio per la sua onestà e per la sua totale abnegazione per l’arte e la Fantasia a tutto tondo; alla prossima gentiluomini di fortuna!