Recensione: Yragaël

STORIA

Yragaël va alla ricerca della donna che lo ossessiona, la bella Nereis, strega e regina della città vivente di Spharain. Urm il pazzo, figlio del messia maledetto Yragaël, intende riprendersi ciò che gli spetta di diritto: il trono di Spharain!

Il primo volume, interamente sceneggiato da Michel Demuth, era nato come trasposizione di Elric di Melnibonè di Moorcock, ma vedendo la magnificenza e creatività delle tavole di Druillet, l’autore decise in corsa di dare vita ad un nuovo personaggio attingendo anche ad altri scrittori come H.P. Lovecraft, Jack Vance e August Derleth. L’esperimento piacque così tanto a Druillet che scrisse da sè il seguito, Urm il Pazzo.

La prosa di Demuth epica, psichedelica e metaforica, dona al racconto un’aura antica, tragica e maledetta, a tratti religiosa (anche perchè la prima parte tratta della cosmogonia del mondo di Yragael, un vero e proprio mito fondativo). Druillet ritorna invece al suo stile barocco e spiazzante.

Entrambi i personaggi però si muovono dentro a queste prigioni labirinto chiamate universi e architettate dagli Dei, uno più oscuro e perfido dell’altro, che si divertono ad illudere i nostri eroi, le cui epiche gesta anzichè redimerli rivelano la loro condizione esistenziale: marionette in mano ad entità crudeli e annoiate. Ecco l’Apocalisse: la Libertà è illusione, il Destino è infame!

DISEGNI

Druillet però si sa che è un mostro nella dimensione eminentemente artistica che cura con un’attenzione maniacale fondendo tutti i suoi talenti e passioni (di cui ho già parlato QUI).

Il volume è quindi infarcito di paginoni a una e due facciate, alcune delle quali vi obbligheranno a rovesciare il volume. Ma d’altronde in un fumetto dove si narra la fine del mondo, ogni pagina è un’esplosione artistica senza precedenti.

Da incorniciare!