Ciao Alessio e ciao Massimo, ben ritrovati. Sono passati un paio di anni dalla nostra ultima chiacchierata, nella quale ci parlavate dell’allora nascente The barbarian king.
1. Se doveste tirare un primo bilancio sul vostro lavoro, considerereste la diffidenza, che spesso affligge le opere apocrife su Conan, vinta?
M: Sicuramente la soddisfazione è stata ed è ancora molta… quasi tutte le recensioni, che sono state moltissime, sono state positive, in Italia ed in Spagna… quindi direi che si continua a lavorare sodo per cercare di mantenere alto il livello e farlo costantemente con quel lieve sacro timore che si ha per il Barbaro.
A: Col Cimmero si parla di una figura ormai inscritta nell’immaginario collettivo, e per quanto si possa essere fedeli e coerenti si finisce sempre per scontrarsi con la visione che altri hanno del personaggio, che si parli di lettori o di altri autori. Quando si dà seguito a qualcosa creato da altri, idealmente, si compie comunque una sorta di tradimento; perfino John Milius, col suo titanico adattamento, si prese non poche libertà, ma gli ingredienti della “pozione” erano giusti, e non credo ci si possa lamentare, a quarant’anni di distanza, della poca “fedeltà” della prima pellicola dedicata a Conan.
2. Secondo voi com’è cambiato nel tempo il linguaggio dei fumetti nel fantasy e in particolare su Conan e qual è l’elemento di novità, sotto questo profilo, che contraddistingue il vostro The barbarian king dalla concorrenza?
M: Non sono più da tempo un grande fan dei fumetti fantasy, i più, come Berserk, mi hanno spezzato il cuore come si fa con un fidanzato che non ci piace più… Penso che il linguaggio fantasy vada in qualche modo rinnovato dandogli degli imput anche di altri generi, fare un piccolo melting Pot di generi e farlo con passione, penso spesso nel fantasy si guardi solo a quello che va di moda e si cerchi di ricalcarne lo stile. Per questo ultimamente un buon fantasy fatico a trovarlo… almeno nei fumetti. Per esempio ho adorato Dark Crystal, sia il vecchio film che la serie nuova di Netflix, quello per me è un buon fantasy moderno (anche se il film del quale è il prequel è dell’82, lol). Per Barbarian King invece credo che il segreto che gli ha permesso di venir così apprezzato sia stato smettere di aver paura del personaggio e dedicarci alla serie come fan, dandogli proprio tutto quello che avremmo voluto vedere.
A: Mi è difficile rispondere, in quanto l’unica declinazione del genere che amo è l’heroic fantasy. Elfi, hobbit, troll e compagnia (dell’Anello) bella mi scatenano reazioni che preferisco non enunciare in questa sede. So solo che prima o poi scatenerò questa mia repulsione in forma di fumetto, magari ne riparliamo. L’ultimo fumetto fantasy tout court che ho letto e che mi ha fatto una buona impressione, forse, è Cronache della Luna Nera su Kaos, così si capisce anche quanto ami il genere e quanto sia vecchio il sottoscritto!
3. Scrivere a quattro mani è un’esperienza che può essere esaltante, ma talvolta risulta frustrante per l’incapacità degli autori di trovare la giusta intesa. Il primo volume presentava diverse linee narrative che si prestavano a una suddivisione dei compiti, (parcellizzazione, tra l’altro, messa in risalto dai diversi disegnatori impiegati), ma, già a partire dal secondo volume, il flusso narrativo diventa più unitario. In generale come lavorate alla storia?
M: Quando lavoriamo a Barbarian King, Alessio è un po’ una mia protesi come io sono la sua presumo, abbiamo un’intesa rara quando scriviamo, non solo Barbarian King. Di media cerchiamo sempre di suddividerci i compiti in base a diverse linee narrative, anche se, come dici te, si stanno sempre più uniformando. Comunque prima ci vediamo più volte per desidere una linea generale del soggetto di quel volume, la suddividiamo in capitoli e poi a quel punto ce li spartiamo e cominciamo lo script. Script che poi viene rivisto da entrambi ed entrambi andiamo ad uniformare i dialoghi. Non mi sono mai trovato bene con qualcuno come con Alessio personalmente.
A: Non sono mai riuscito a scrivere a quattro mani. L’unica eccezione è Massimo, col quale partono scambi di idee a ripetizione, a volte anche con una certa violenza, scambi che in genere finiscono in litri di birra e odi a Crom.
4. La Marvel sta investendo sempre più sul “Girl Power” pubblicando una serie di spin-off sulle eroine howardiane. Ne sono un esempio Belit, Valeria, Dark Agnes. Anche voi ne avete in cantiere uno, dedicato, però, a una villain redenta, Salomé, e affidato ai testi di Barbara Giorgi e ai disegni di Nicolò Tofannelli. Cosa ci potete anticipare sulla sua storia?
M: Sì, abbiamo sbirciato proprio loro e c’è sembrata un’ottima idea. Affidare il lavoro a Nicolò, che già si era messo alla prova sulla serie regolare e a Barbara, mia ex allieva, c’è sembrata un’idea perfetta per iniziare a ampliare un po’ il mondo che Howard ci ha lasciato e cercare, al meglio, di dargli una dignità che oggi, secondo me, pochi gli stanno dando.
Tutte queste storie Spin off, andranno a riempire quei 15 anni che abbiamo lasciato di “buco” in cui molte cose sono successe. Salomè vuol dare proprio risposta al perché lei fosse ancora viva e perché avesse aiutato il barbaro nei primi due volumi della serie. Non vi pentirete del lavoro che Barbara e Nicolò stanno preparando.
A: Nel mondo di Conan le donne hanno sempre un ruolo importante, e nonostante l’origine nei magazine pulp, prevalentemente seguiti da lettori di sesso maschile, e l’iconografia che ne è derivata, quasi mai sono lì a far da soprammobile. Il Barbaro viene spesso salvato dalla morte da guerriere che gli sono pari in battaglia, regine e streghe bellissime e dai poteri spaventosi, basta pensare alla tostissima Valeria nel film, a Salomè, e a un personaggio su cui non rivelo niente, che vedrete nel terzo volume.
5. Oltre al materiale howardiano, La torre dell’elefante, La fenice sulla lama, Nascerà una strega, di quali altre fonti vi siete serviti per dar vita a The barbarian king?
M: Tendenzialmente a tutto quanto, cercando sempre un piccolo spiraglio, un non detto, in modo da poter riempire quegli spazi che il fan, il lettore amante di questo mondo fantastico vorrebbe sapere. Ci stiamo sempre più comunque concentrando sulla nostra dimensione, cercando, piano piano, di staccare comunque il legame col passato concentrandoci su quello che è successo al Re Barbaro dal primo volume in poi, che non è una cosa leggera da affrontare per il personaggio.
A: Il materiale originale, ovviamente, prima di tutto, ma se devo fare un nome che mi è stato di grande ispirazione nello scrivere questo fumetto (e non solo) me ne viene in mente solo uno: Roy Thomas. Sono convinto che sia stato quello che meglio ha capito la natura di Conan, più dei vari DeCamp, Carter e compagnia.
6. La citazione e il rimando a un’opera celebre, sempre più impiegati nella narrazione sia essa fumettistica che cinematografica e televisiva, creano una connessione con il lettore, utile per fidelizzare con lui, ma quali sono il confine e la misura nel loro utilizzo per evitare che l’opera originaria soffochi quella nuova? Quanto l’opera di Howard si farà sentire sulla strada che intendete percorre e quanto è giusto secondo voi che lo faccia?
M: Ci siamo letti nel pensiero nella mia risposta sopra… l’idea nostra appunto è andare avanti, Le spade Spezzate sono stato un ottimo punto per far ripartire una serie di avventure che potrebbero durare all’infinito. Quindi piano piano staccheremo un po’ la spina col passato per concentrarci su quello che è successo adesso. Gli sviluppi saranno molto interessanti, fidatevi.
A: Quando un autore lascia un’impronta importante come quella di Howard è difficile pensare a un Conan troppo distante dal solco che il creatore ha tracciato. Visto che poco sopra si parlava di citazioni mi piace rispondere che, nel bene o nel male, “Questa è un’altra storia.”
7. Sul web avete diffuso la prima immagine di The Barbarian king vol. 3 che mostra una donna lorda di sangue con un sottotitolo molto esplicativo: la dea della vendetta. Qualche anticipazione?
M: Come dice Salomè, il Barbaro ora dovrà andare verso est, dove le anime sono imprigionate per cercare redenzione agli occhi della famiglia che ha massacrato con le sue mani… per arrivare ad est si ritroverà incastrato per un po’ di tempo in una ribellione selvaggia contro il regno di Turan che è sempre più in rapida espansione.
La Dea della vendetta, ispirata ad una Boudicca in salsa sword and sorcery, è un personaggio che abbiamo sviluppato per la necessità di creare una nuova figura barbarica interessante che potesse in qualche modo andare ad avere un’influenza forte come una Valeria, o una Belit. Quindi ci sarà guerra, molta guerra e sangue per arrivare alla redenzione che il Re Barbaro tanto desidera.
A: Il vero motivo è che Luca Panciroli disegna delle amazzoni-bodybuilder da paura, ma volevamo sembrare persone serie.
8. Quale altro personaggio howardiano vi sarebbe piaciuto scrivere e perché?
M: Senza dubbio Solomon Kane e Bran Makk Morn. Perché di entrambi avrei tanto voluto fare un lavoro come per Barbarian King, con un Solomon Kane Clint Eastwoodiano in un setting alla the Vvitch, mentre per un Morn, avrei sempre tanto voluto sapere cosa sarebbe potuto accadere al mondo romano dell’epoca dopo che i Vermi della Terra erano stati liberati.
A: Solomon Kane, ma lo farei finire nel presente, per mostrare un uomo ai limiti del fanatismo religioso come Il Puritano confrontarsi col nostro caotico presente.
Oppure Faccia di Teschio. Ha un nome troppo cazzuto.
9. A curare le illustrazioni del terzo volume di The barbarian King sarà nuovamente Luca Panciroli. Si occuperà da solo della grafica dell’albo, oppure faremo la conoscenza di qualche altro artista?
M: Qui avremo Luca Panciroli e Nicolò Tofanelli. Che andranno un po’ ad amalgamare quello che era stato il lavoro dei volumi 1 e 2.
A: Panciroli e Tofanelli nel terzo, probabilmente se ne aggiungeranno altri in futuro.
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