Aleister Crowley e le recenti apparizioni nell’editoria italiana, tra prosa e poesia

Di recente l’editoria italiana si è lasciata sedurre dal fascino magnetico di Aleister Crowley, e come darle torto del resto, ciò è evidente da alcune pubblicazioni che hanno caratterizzato il 2019 e parte del 2020. Esclusi i più famigerati testi esoterici e i saggi di cultura magica e mistica, sempre ristampati e proposti ai fruitori italiani, anche i lavori del Crowley narratore e poeta trovano una nuova luce.

          Già la ABEditore si era distinta nel 2018  per la pregevole  edizione del racconto  “Il testamento di Magdalen Blair” tradotto e curato da Luca Moccafighe. Mi preme rimarcare il successo di questo progetto editoriale, nato in primis dalla meravigliosa resa estetica (esterna ed interna) oltre che dal valore del testo; ciò comporta anche una piccola riflessione che si evolve in provocazione, il pubblico dei lettori ABEditore avrebbe mai letto questo gioiello dannato se non si fosse fatto sedurre dalla splendida curatela grafica? Forse no, in questi anni i social network dettano una tirannia estetica a dir poco imperante, ma alla fine il risultato che conta è quello di portare sugli scaffali opere di livello. Francesco La Manno inoltre ha già ottimamente disquisito del romanzetto fantastico “Atlantide”  edito da Melchisedek che ci fa conoscere un Crowley molto diverso dal solito.

          Rimanendo nel contesto del Crowley narratore e delle operazioni editoriali di livello non posso non segnalare il volumetto “I Racconti della Bestia” (bellissimo ed economico) delle Edizioni Arcoiris e inserito nella collana (davvero ammirevole) “La Biblitoeca di Lovecraft”. L’edizione è un agile volumetto brossurato a cura di Jacopo Corazza e Gianluca Venditti, con la squisita traduzione di Luca Baldoni e la frizzante introduzione di Steve Sylvester, cantante del gruppo metal Death SS nonché fine estimatore del nostro Crowley.  I curatori propongono 10 racconti di cui la maggior parte sono inediti, una ghiotta occasione per scoprire gli arcani scritti dell’autore di Magick.  Anche la  bella edizione Arcoiris sfodera un originale comparto grafico che strizza l’occhio al collezionista, degno di nota è offrire ai suoi lettori un esempio della pazzia sopra le righe di Crowley. Infatti basta aprire le prime pagine per imbattersi nell’autografo dell’esoterista britannico, corredato da una A dalle non vaghe forme falliche. Un indizio per inquadrare in pochi secondi il priapismo e l’erotismo di Crowley nei suoi scritti.  Infatti in questi 10 racconti non saremo semplicemente catturati dal mondo mistico e spiritico di Crowley  bensì lentamente corrotti dalla sua trepidante sensualità, anche se, a mio avviso, in questi testi Crowley non è risultato sconcio come al suo solito. Una particolarità del Crowley narratore è quella di perdere il controllo dei suoi racconti, forse la trama e la coerenza interna viene messa in secondo piano per far risultare l’alone sgargiante del soprannaturale e  dall’afflato esoterico. Infatti potrete anche credere che i racconti siano stati scritti sotto l’effetto di sostanze psicotrope.

          Analizzare un’intera antologia potrebbe risultare stancante per il lettore, mi limito a menzionare il mio racconto preferito, ovvero la “La Faccia”. Uno scritto dall’ambientazione cinese dove Crowley fa uso di citazionismi e riferimenti colti e orientalistici ( non orientali, ma di derivazione orientalista), che narra dei tremendi misfatti  di un medico cinese che uccide due donne con l’aiuto dell’ipnosi. Tutti gli altri racconti mi hanno ricordato in maniera evidente altri celebri autori come  Meyrink,  Lovecraft e Ewers.

          Andiamo a conoscere il Crowley poeta grazie a “Macchie Bianche” del 1898 celebre raccolta di poesie che verrà presto data alle stampe dalla Independent Legions Publishing di Alessandro Manzetti, Bram Stoker e Elgin Award winnin author,   che traduce il volume dall’inglese. Poesie erotiche e peccaminose imbevute dell’oscuro mondo immaginario dell’autore che ci violenta con le sue visioni oniriche e sessuali, perversioni di ogni tipo fino alla necrofilia. Opera scritta  con lirismo e sulla falsariga del celebre saggio “Psicopatia Sessuale” dello psichiatra Richard Von Frafft-Ebing.
L’edizione è una collection a tiratura limitata a 200 copie numerate, con l’ilustrazione di Wendy Saber Core, all’interno varie illustrazioni erotiche di altri artisti. Un’occasione epica e di spessore per leggere un capolavoro. Dalle segrete della tipografia triestina si vocifera che forse il volume uscirà interamente a pagine nere, un vero ricettacolo di tetre perdizioni. L’opera è in uscita per questo Aprile.

Altra opera  di pregio è figlia del gruppo editorale Edizioni Mediterranee,  il “Bagh-i-muattar, Profumi dal giardino di Abdullah” è un’altra silloge poetica di Aleister Crowley.  Data alle stampe dalle Edizioni Studio Tesi e curata magistralmente dal professore Vittorio Fincati, il “Giardino profumato” in persiano, è una silloge prosopetica teorizzata da Crowley. Il fatto è che questo testo “persiano” fu stampato in un’edizione limitatissima di 210 copie  a Parigi nel 1910 e spacciato per un originale orientale. Crowley si mostra al suo pubblico come curatore del volume, annotando i particolari riferimenti esoterici e mistici che i versi del poeta di scuola sufica sparge nel suo scritto.  L’inganno di Crowley è comunque ben strutturato e può confondere anche il lettore più esperto. Il mago inglese emula in parte il poeta Hafez, mistico verseggiatore di matrice gnostica e autore di un “canzoniere” omoerotico e dedicato a celebrare l’eros quanto dio. (cfr. p.13 dell’edizione). Le poesie di Crowley sono molto colte nonsotante gli svariati elementi sessuali che cadono nella volgarità, ma offrono anche non rari spaccati di denso lirismo di amore omosessuale. I modelli di Crowley sono molteplici e interessanti, dai diari di Richard Burton, il celebre traduttore delle Mille e una Notte, ai racconti di quest’ultima celebre racconta.  Sicuramente un’opera di non facilissima lettura ma essenziale per codificare la grandezza culturale e spesso beffarda del grandissimo Alesteir Crowley.

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