“Under the stars
It’s written in the cards,
All the myths that bards
Have sung through history.
The future’s not so cold
Just trust the ways of old
Magic can save the soul
And set the spirit free.
It’s not just fantasy.” – Astronomica, Manilla Road
Inizia così il testo di “Astronomica” dei Manilla Road, una delle band più famose nell’ambito dell’epic metal degli anni ’80.
Sotto le stelle, è scritto nelle carte, tutti i miti che i bardi hanno cantato attraverso la storia, il futuro, non è così freddo, credi nelle vie degli antichi, la magia può salvare l’anima, e rendere libero lo spirito, non è soltanto fantasia.
“Astronomica” fa parte di un disco, “Open the Gates”, che tratta dei cicli arturiani. I Manilla Road incisero anche altri “concept” album dedicati a Edgar Allan Poe e ai suoi racconti dell’orrore, “Mystification” e “The Deluge”, sempre basato sulla mitologia anglosassone.
L’antichità e la mitologia, per quanto riguarda la musica contemporanea, sono trattate principalmente dai generi dell’heavy metal, nella branca di nicchia dell’ “epic” metal, e nel cosiddetto “neofolk”, ovvero, musica tradizionale di una particolare popolazione, mescolata a suoni elettronici, solitamente si parla di una base strutturata su di una batteria elettronica, o su di una drum machine, o su un campione di una cassa che tiene i quattro quarti, per poi essere sviluppata attraverso strumenti tradizionali.
Prendendo come esempio i Danheim, band scandinava che produce un tipo di musica che si rifà alle tradizioni della cultura e della mitologia norrena, i loro dischi sono caratterizzati dall’uso di strumenti come il violino di Hardanger, che ha quattro o cinque corde di “simpatia”, che funzionano come corde di risonanza e sono di solito accordate nella tonalità della melodia da suonare. Il violino è generalmente decorato con motivi floreali, e la cassetta dei piroli termina con una testa di leone o di drago. La tastiera è più piatta e con decorazioni in madreperla. Il violino dell’Hardanger può essere accordato in ventinove modi diversi. Insieme ad esso, vi è anche l’utilizzo di strumenti a fiato come flauti di pan, zampogne, cornamuse, o strumenti a corda come il liuto o la “lute guitar”, un ibrido tra liuto e chitarra, col corpo del liuto, e il manico e le meccaniche più simili a quelle di una chitarra.
Il tutto è condito sapientemente da un tipo di canto gutturale e profondo, che rievoca un aspetto fondamentale del valore della musica per la cultura vichinga : l’uso della musica e il valore della figura del bardo, durante la battaglia.
I popoli antichi erano soliti andare in battaglia, come, per esempio, gli opliti spartani, accompagnati dal suono dell’ “aulòs”, un flauto, e dal ritmo percussivo dei tamburi che servivano a scandire la marcia dell’armata.
Stesso discorso per i popoli nordici, o per l’utilizzo delle cornamuse per le popolazioni di origine celtica.
Il bardo era una figura della società antica dei popoli a nord della zona mediterranea, un druido, che aveva il compito di trasmettere e tramandare il sapere tradizionale, accompagnare la psiche umana dei suoi contemporanei verso la dimensione dell’invisibile, un ponte tra il mondo della quotidianità e delle cose terrene, e quello della tradizione e dell’inconscio, “mitizzato” e trasfigurato sotto forma di racconto popolare, di leggenda.
“Now you all know
The bards and their songs
When hours have gone by
I’ll close my eyes
In a world far away
We may meet again
But now hear my song
About the dawn of the night
Let’s sing the bards’ song
Tomorrow will take us away
Far from home
No one will ever know our names
But the bards’ songs will remain” – The Bard’s Song (In The Forest), Blind Guardian
I Blind Guardian sono un gruppo tedesco che si è distinto negli anni ’90, sempre nell’ambito dell’heavy metal, per i suoi testi e la sua musica evocativa, ma graffiante, veloce, e potente, riguardante soprattutto la letteratura fantastica e il mondo dell’immaginazione. Un “concept” album dei Blind Guardian molto famoso è “Nightfall in the Middle-Earth”, basato sul “Silmarillion” di J. R. R. Tolkien.
Per quanto concerne la mitologia norrena, sono da citare gli Amon Amarth, che hanno iniziato e fondato il genere del “viking” metal.
Si tratta di heavy metal, caratterizzato dall’uso dello “scream” e del “growl”, un tipo di canto gutturale e primordiale, che rievoca emozioni e sensazioni legate all’antichità, nel senso più selvaggio e autentico del termine, con testi e contenuti tratti dalla mitologia norrena.
“Thor Odin’s son
Protector of mankind
Rise to meet your fate
Your destiny awaits
Thor Hlôdyn’s son
Protector of mankind
Rise to meet your fate
Ragnarök awaits” – Twilight of the Thunder God, Amon Amarth
Lo “scream” e il “growl” sono due tipologie di canto e di voce che risalgono ai primordi dell’età antica e dell’umanità stessa. Era infatti, in epoche arcaiche, un modo per difendersi dalle belve feroci e un mezzo per appunto spaventare una creatura impossibile da sconfiggere fisicamente senza subire prima qualche ferita magari anche letale, ma tramite le “urla” e i “ringhi” degli uomini, e delle donne, scacciarla via.
L’heavy metal sotto quest’aspetto si presenta come la manifestazione estetica e musicale, al di là dei contenuti che variano da genere a genere, del bisogno primitivo e autentico e primario umano di scacciare via ciò che è all’apparenza inaffrontabile, e tramite un “urlo” dimostrare l’infinita potenza dell’essere umano.
L’estetica dell’ “epic” metal e di tutti i generi ad esso connessi e sviluppatisi da esso, come appunto il “viking” sono collegati alla mitologia e spesso e volentieri anche alla letteratura fantastica.
Gli Ironsword, o i nostrani Holy Martyr o Doomsword, non solo parlano di sapienze antiche druidiche e relative ai culti animisti pagani, ma anche di letteratura fantasy sword & sorcery. I Rosae Crucis, gruppo italiano di Roma, hanno inciso un pezzo intitolato per appunto “Le Cronache di Nemedia / Crom” contenuto nel disco “Fede Potere Vendetta”.
“Fuoco e vento vengono dal cielo, dagli dei del cielo, ma Crom è il tuo dio, e vive sulla terra” – Le Cronache di Nemedia / Crom, Rosae Crucis
Questo brano è dedicato al dio di Conan il Barbaro, personaggio di Robert E. Howard.
Un dio che non vive al di là del reale, ma è immanente sulla terra, vive su di un’archetipica montagna, e dispensa solo fuoco e morte, ma premia il coraggio, come in un’ipotesi norrena di Valhalla, e di infinità dello spirito, una prospettiva dell’Oltre, dell’Assoluto.
I Doomsword, nostrani anch’essi, nel testo di “Heathen Assault”, brano iniziale del disco “Let Battle Commence”, mantengono i toni e i contenuti sempre nell’ambito del fantasy eroico e della rievocazione storica, trattando dell’invasione dei vichinghi in Britannia, odierna Inghilterra, attuata prima da Ragnar Lothbrok, e poi da suo figlio, una memoria che riecheggia appunto, nelle parole e nelle canzoni di questi contemporanei bardi.
“Take a look to the sea, my son
Be aware of the sails the waves are carryong on.
Take a look to the earth, my son
The whole of England is awaiting for the terror from the north.
Take a look to the sky, Halvdane
We shall fill the air with spears to turn black this christian sun.”
“Sku mod himlen Halvdane, vi vil fylde luften med spyd sa
Denne kristne sol blivert sort
Take a look to these shores, my son
For tomorrow everyone will fear the name of Lodbroksson” – Heathen Assault, Doomsword
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