STORIA

Questa volta occorre recuperare un’altra citazione (travisandola essendo lui un fumettista ma vabbè), a firma di Frank Miller: “Show don’t tell”.
Questa sembra infatti la nuova politica narrativa che da diversi anni ha conquistato l’industria: racconta al giocatore il minimo indispensabile affinchè possa giocare sin da subito, ma infarcisci il mondo di tante piccole storie, così chi più esplora più apprende informazioni sul mondo e guadagna una maggiore consapevolezza sul suo ruolo (sono il buono o il cattivo?), ricontestualizzando il senso dei propri atti, la correttezza delle proprie relazioni e l’adeguatezza dei propri valori. Dark Souls e la nuova serie di Doom pubblicata dalla Bethesda, sono degli ottimi esempi in merito.
Quindi cosa si può dire di Hunt: Showdown? Siamo in Louisiana sul finire dell’800. Qualcosa di terribile è successo e ha riplasmato non solo il territorio per fauna e flora ma anche alcuni suoi abitanti umani. Tu sei un cacciatore di taglie che deve porre fine a questa pandemia alla vecchia maniera: a suon di sputa-fuoco!
MECCANICHE DI GIOCO

Hunt Showdown è un gioco di nicchia. Tecnicamente è un PvPvE (Player vs Player vs Environment).
Nella modalità principe, Cacciatore di Taglie, fino a 12 giocatori possono darsi battaglia su una ampia mappa, molto bayou, alla ricerca di indizi e tracce fondamentali (percepibili grazie ad un’abilità speciale) per raggiungere il nostro mostro bersaglio (un macellaio, un aracno-uomo e un assassino), ognuno con i suoi attacchi, abilità speciali e talloni d’achille strutturali. Una volta steso occorrerà purificare le sue spoglie e recarsi ad uno dei punti di fuga segnati sulla mappa.
Il giocatore si trova quindi immerso in un mondo dove ogni singolo elemento può tradirlo e trasformarlo da predatore in preda, anche perchè l’ambiente pullula di infetti umani, mastini infernali, e un paio di uomini mostro che vi faranno accapponare la pelle e vi costringeranno a combatterli ferocemente o evitarli attentamente, altrimenti vi prosciugheranno il prezioso equipaggiamento (munizioni, kit medici, granate, armi monouso speciali o trappole) essenziale nello scontro finale. A ciò si aggiunge il terribile permadeath che ci obbligherà a ricominciare daccapo con un nuovo cacciatore.
Il mio consiglio è quindi giocarlo a fianco di un amico fidato col quale costruire un equipaggiamento equilibrato, pensare a tattiche e strategie per ogni circostanza e in generale avere qualcuno che ti guarda le spalle e ti sostiene negli scontri più feroci.
Crytek sembra voler supportare il gioco a lungo quindi è lecito aspettarsi nuove mappe, armi, cacciatori, mostri, nemici e modalità di gioco.
COMPARTO TECNICO E SONORO

Crytek, come da tradizione, sforna uno degli spettacoli audiovisivi più ammalianti della generazione, esattamente come fu per la saga di Crysis.
Il comparto tecnico brilla per i numerosi effetti particellari, e la dinamica nei giochi di luce e ombre; senza nulla togliere agli iper-dettagliati modelli poligonali di armi, nemici e ambiente.
Ma è forse sul comparto audio che il gioco si innalza dalla massa perchè ogni pistola, fucile, granata o trappola ha il suo specifico rumore, così come i tanti tipi di nemici che saremo costretti ad affrontare: questo significa poter percepire la presenza di un certo nemico nelle vicinanze o che tipo di equipaggiamento e scontro si sta svolgendo in un’altra zona della mappa. Senza questo tipo di audio (fondamentale in giochi estremamente tattici come la saga di Rainbow Six o Counter Strike), il gioco perderebbe gran parte della sua magia e immersività (ottenuta grazie anche alla stupenda colonna sonora).
A ciò si aggiunge una direzione artistica impeccabile che ci dipinge sotto gli occhi quei territori tetri e oscuri dell’America di fine ‘800, ancora selvaggia, gotica e maledetta, ma ormai sulla strada della civilizzazione massiccia.
Sul loro sito ufficiale però c’è una regolare pubblicazione che aiuta a chiarire alcuni passaggi anche ai più attenti.
COMMENTO FINALE
Hunt: Showdown è uno dei migliori videogiochi multigiocatore competitivi attualmente sul mercato. Grazie ad un comparto sonoro eccellente il giocatore si sente un vero cacciatore, sempre a rischio di finire sgozzato da un suo simile, o peggio dalla sua preda malata e crudele.
I ragazzi di Crytek, dopo le serie difficoltà economiche, hanno scelto di ricominciare daccapo confezionando il gioco che avevano sempre sognato. Hanno rischiato tutto e per me hanno vinto altrettanto. Spero che rimangano coerenti con se stessi e non svendano il loro prodotto ricadendo in quella fame per la ricchezza fine a se stessa (quel circolo vizioso dove il profitto più grande è l’unica ragione delle proprie azioni) che da sempre è causa di rovina per l’uomo (e che l’industria videoludica conosce bene fin dal 1983).
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