LA COSMOLOGIA NORRENA – MIDGARD, L’ESISTENZA UMANA,  I NOVE MONDI, IL TAO, LA RICONCILIAZIONE DEGLI OPPOSTI

La cosmologia norrena pone al centro dell’universo Yggdrasill, l’albero della vita, le fonti sono scarse e vaghe sulla posizione dei nove mondi della mitologia scandinava, e sono per lo più tratte dall’Edda poetica, tuttavia è possibile stabilire una ricostruzione “per opposti” dei suddetti mondi su cui si dispiega il reale.

La cosmologia norrena pone al centro dell’universo Yggdrasill, l’albero della vita, le fonti sono scarse e vaghe sulla posizione dei nove mondi della mitologia scandinava, e sono per lo più tratte dall’Edda poetica, tuttavia è possibile stabilire una ricostruzione “per opposti” dei suddetti mondi su cui si dispiega il reale.

L’universo, secondo la fisica quantistica odierna, è bidimensionale, e su di esso l’esistenza, in contrapposizione alla non esistenza, applica una sorta di “pressione” per così dire, gonfiandolo, e creando così gli opposti. Freddo e caldo, luce e tenebra, bene e male, yin e yang. Estraniando da se stesso ciò che l’uomo non può comprendere, “mitizzando” se stesso e la realtà attorno a lui, l’uomo pone di fronte a sé ciò che non riesce a vedere dentro se stesso, per aumentare la consapevolezza, seguendo “filosoficamente” la seconda legge della termodinamica.

La tua mano si apre e si chiude e si apre e si chiude, se fosse sempre chiusa a pugno o aperta, sarebbe paralizzata.” – Rumi

Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce l’armonia più bella, e tutto si genera per via di contesa.” – Eraclito

“Gli antichi cinesi vedevano (forse sarebbe più esatto dire: udivano) l’universo come la ciclica combinazione di due ritmi: “Una volta Yin, una volta Yang: questo è il Tao”. Yin e Yang non sono idee, almeno nel senso occidentale della parola. Tantomeno sono meri suoni o segni. Sono invece emblemi, immagini che contengono una rappresentazione concreta dell’universo.” – Octavio Paz

Senza gli opposti, senza l’esperienza della dualità e della contrapposizione, l’uomo non può comprendere se stesso.

Al di sotto, dentro, e al di là di questa realtà, secondo la dottrina orientale di Lao Tzu, si trova il “tao”, il principio da cui tutto deriva e tutto deve necessariamente ritornare, all’infinito, del quale non si può nemmeno parlare, altrimenti il “tao” stesso svanisce, e proprio nella sua non individuazione, vi è la profonda comprensione di esso, la sua manifestazione. La fisica afferma questo, nel suo ambito, con il principio d’indeterminazione di Heinsenberg, secondo il quale un elettrone, nel momento in cui viene “visto”, si sposta, e non è possibile determinare dove esso sia, ma solo dove esso non sia.

E secondo il principio del dispiegamento della realtà e dell’universo tramite gli opposti la cosmologia norrena ci fornisce un ottimo esempio di questa dualità insita nel reale.

Sulla punta più a nord, metaforicamente, di Yggdrasill troviamo Asaheimr, dove è situata Asgardr, la casa degli dei, comandata da Odino. Appena al di sotto Alfheimr, il regno degli elfi chiari, seguono Svaltalfaheimr, il reame dei nani, o degli elfi scuri. E Mannheimr, dove si trova la dimora terrena degli uomini, Midgardr, posti nella condizione di essere esattamente “a metà” tra i mondi inferi e i mondi celesti, sulla terra, in una condizione psicologica, partendo dal presupposto che la mitologia sia un’estraniazione da se che gli antichi svolgevano più o meno inconsciamente per comprendere il loro stesso inconscio, e la parte in ombra di sé, la parte non individuabile, il principio dell’esistenza stessa.

Al di sotto di Midgardr, troviamo Jotunheimr, il regno dei giganti di ghiaccio, Vanaheimr, reame dei Vani, Nifheimr, il mondo di nebbia e ghiaccio, abitato anch’esso da giganti di ghiaccio, differenti dai primi per essere “incorporei”, o meglio, per non avere la caratteristica archetipica della terra in sé, come invece accade per gli Jotun. Ancora più “a sud” vi è Munspellheimr, il regno dei giganti di fuoco e delle fiamme, e ancora al di sotto, Hel, il reame dei morti, sui quali regna la dea Hel.

Tutto era originato dal sacrificio e dello smembramento di Ymir, da cui nacque l’universo, dalle profondità del vuoto, del Ginnungagahiminn, un ordine di cui sovrani sono gli Aesir, o Asi, abitanti di Asaheimr, che istituirono una fortezza al centro dell’universo, detta Asgardr.

Anche qui vi è un atto di creazione che parte da una contrapposizione, una dualità, una “luce” simbolica, che si diparte dalla tenebra più profonda del vuoto. Nel giorno del “ragnarok”, l’apocalisse per i popoli antichi norreni, questo dualismo, queste contrapposizioni, questi opposti, verranno spazzati via, e tutto tornerà al vuoto, al principio.

Si può vedere che gli uomini e l’esistenza umana, dal punto di vista psicologico e anche metafisico, si pongono nel mezzo, come osservatori ed esperimentatori dell’universo e degli opposti. L’uomo vive, per fare esperienza della dualità, per poi scoprire, che la dualità non esiste, che tutto fa parte della stessa medaglia, e sono solo due facce di un unico principio immanente. Yggdrasill, o tao, non vi è alcuna differenza. Tutto si dispiega e si manifesta secondo il principio di ghiaccio e fuoco, bene e male, luce e tenebra, dalle altezze eteree di Asaheimr, si arriva a Hel, passando per un mondo abitato da giganti di fuoco. Le anime dei malvagi e di coloro che non sono morti combattendo, finiscono in un luogo archetipico cosmico ancora più “in basso”, in un inferno di sole nebbie, evanescente, ancora al di sotto del buio stesso, ancora più intangibile dell’oscurità e della tenebra.

Mentre, come è ben noto, per la cultura vichinga, i combattenti morti in battaglia, e le anime dei giusti guadagnano il Valhalla.

Ma in realtà il Valhalla, caratterizzato da visioni di tavole imbandite dove gli eroi banchettano e bevono per il resto dell’eternità, e l’ultimo inferno “di nebbia”, evanescente, dove l’esistenza perde ogni suo senso, sono due estraniazioni dello stesso identico principio : l’inconscio umano, la parte sottile, la parte invisibile, l’Ombra, secondo Jung, il “doppelganger”, l’alter ego, la parte di noi stessi che non ci piace e che non accettiamo, e che quindi, l’universo stesso ci pone di fronte in continuazione, al fine di riconciliarsi con essa, e di raggiungere quindi una condizione metafisica di serenità e profonda saggezza, e soprattutto, sostiene Jung, di sanità mentale. Infatti, più l’Ombra si allunga più rischia di mangiare la parte di luce dell’uomo, della mente dell’uomo.

Luce e Ombra devono quindi controbilanciarsi in continuazione, in un equilibrio che, visivamente, ricorda il “Taijitu” della filosofia taoista, il simbolo dell’alternarsi di yin e yang.

Non è ben chiaro come Yggdrasill, l’albero su cui si dispiega l’universo, tenga insieme i nove mondi, le fonti sono frammentarie, si sa per certo che Asgardr e Asaheimr, si trovino in un luogo che la mitologia e lo studio della mitologia individua in Asia, o comunque, anticamente, molto anticamente, presso il cuore delle popolazioni indoeuropee. Si tratta in ogni caso di ipotesi, essendo la stessa Edda poetica pervenutaci frammentaria.

Contrapposta all’esistenza, nella forma più “alta”, “a nord”, e “pura”, di Asaheimr, vi è la non esistenza di Hel, da una parte la luce, dall’altra il buio.

Dal punto di vista psicologico questo cercare nell’universo stesso una spiegazione, una risposta, agli interrogativi umani esistenziali, porta alla riconciliazione degli opposti, ad un “ragnarok” psichico, che presso le culture orientali è visto come momento di “illuminazione”, un raggiungimento di una consapevolezza superiore, talmente superiore e “alta” da essere, e derivare, e dispiegarsi, nel profondo dell’animo umano, nel profondo dell’inconscio, nel profondo dell’Ombra junghiana.

norse wallpaper Unique Norse Viking Wallpaper 61 images for you

Luce e tenebra si riconciliano, percependo in se stessi e da se stessi il principio unico universale, il tao, o l’Yggdrasill, l’albero cosmico.

Per quanto si possa metaforizzare, “mitizzare”, ed estraniare il concetto da qualcos’altro da sé, l’uomo, psicologicamente, è in una condizione “di mezzo”, come la Terra di tolkieniana memoria, o come Midgard stessa lo è, dimora degli uomini, apposta per riconciliare, con l’atto della meditazione filosofica, antropologica, artistica, psicologica, i due opposti, il bene e il male, e andare “al di là”, riconciliandosi col proprio “doppelganger”, con la propria Ombra, col proprio alter ego, con l’oscurità presente in noi, con l’istinto di morte e autodistruzione, presente nell’uomo appunto per far sì che esso venga “illuminato”, e non solo, ma anche “mitizzato”, estraniato, approfondito ma anche estroverso da se stessi, per comprendere l’unico principio fondamentale, il vedere nel non vedere, il sentire nel non sentire, l’opposizione di yin e yang, la dualità, che, in realtà, secondo un principio di indeterminazione esiste nella sua non esistenza.

L’universo quindi è una creazione olografica, secondo questa prospettiva, dell’uomo stesso, che estrania da sé ciò che non riesce a comprendere di sé, all’infinito, per giungere allo stesso medesimo principio, quel “tao” che Lao Tzu definisce “indefinibile”, “indeterminabile”, appunto, come l’elettrone di Heisenberg. Non è sbagliato supporre che noi stessi, dunque, siamo i creatori del nostro piccolo universo, e tutti insieme, nella collettività, e tramite l’inconscio collettivo e gli archetipi junghiani, creiamo il mondo attorno a noi e ciò che ci circonda, e la fisica quantistica odierna ben spiega matematicamente questa prospettiva. Non a caso lo stesso Jung collaborò, per i suoi studi e al fine di guarire i suoi pazienti dal punto di vista psicanalitico, con David Bohm, uno dei padri della fisica quantistica, che propose appunto un’unicità insita del reale, un “tao”, se vogliamo ancora tirare in mezzo le dottrine orientali, ma anche, le leggi della termodinamica.

Il primo principio della termodinamica si basa sull’assunto che l’energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma, si dispiega, dalla luce verso la tenebra, e viceversa. E’ detto anche legge di conservazione dell’energia.

Il secondo principio della termodinamica, stabilisce quali processi possano o non possano avvenire in natura. Di tutti i processi permessi dal primo principio, solo certi tipi di trasformazioni di energia possono avere luogo. I seguenti sono alcuni esempi di processi che sono consistenti con il primo principio della termodinamica, ma possono avvenire solo in un ordine regolato dal secondo principio della termodinamica.

  1. Quando due oggetti a temperature diverse sono messi a contatto termico fra loro, il calore si trasferisce dall’oggetto più caldo all’oggetto più freddo, ma mai da quello più freddo a quello più caldo.
  2. Quando una palla di gomma è lasciata cadere per terra, rimbalza parecchie volte ed alla fine si ferma. Il processo opposto non avviene.
  3. Le oscillazioni di un pendolo diminuiranno lentamente d’ampiezza a causa degli urti con le molecole d’aria e dell’attrito sul punto di sospensione. Alla fine il pendolo si ferma. Pertanto 1’energia meccanica iniziale del pendolo è convertita in energia termica. Il processo inverso non avviene.

La consapevolezza dell’uomo, dunque, non torna mai indietro.

La terza legge della termodinamica si basa sul principio per cui in un cristallo puro, situato, idealmente, nel mondo più “a nord”, sulla punta di Yggdrasill, l’albero cosmico, Asaheimr, il valore dell’entropia di tale cristallo è zero elevato allo zero assoluto, mentre, potremmo dire che l’entropia di una fiamma infernale di Hel, “a sud”, è tutto l’opposto.

In mezzo, Midgard, l’umanità tutta. Il lascito dell’umanità, prendendo spunto da sant’Agostino nel “De Felicitate”, saggio sul raggiungimento della felicità, ma anche da Aristotele, si può appunto sostenere che sia quello di “contemplare”, ma nella parte attiva del termine, ovvero, di “comprendere” questa dualità, di luce e ombra, e riconciliarla, divenendo, prendendo spunto da F. W. Nietzsche, filosofi di noi stessi, innalzandoci in un metaforico Asaheimr talmente puro ed etereo, da ricordare le parti più evanescenti e inconsistenti e non esistenti di Hel, gli inferi “di nebbia”.

Se, come afferma Jung, ogni “mito” o “fiaba” o racconto che un bardo possa narrare, è un’estraniazione di sé, un tentativo inconscio di scoprire appunto quale sia il fondamento dell’esistenza, nascosto nel profondo dell’antimateria, nascosto nel profondo di un buco nero, nascosto dall’illusione della lotta tra bene e male, del contrasto tra luce e tenebra, la scoperta ultima, lo sforzo ultimo, è tendersi all’infinito e comprendere, contemplando, che gli opposti non esistono, tutto deriva da un unico principio e tutto torna allo stesso identico principio, lo stesso “tao”, lo stesso Yggdrasill, tutti noi, sui rami dell’albero cosmico, tramite le manifestazioni e il dispiegarsi dei nove mondi, viviamo l’esperienza della dualità, l’esperienza di mente e corpo, di caldo e freddo, di stasi e dinamicità, di bene e male, di luce e ombra, per poi, rendersi conto, che Yggdrasill, non è nient’altro che l’uomo stesso.

Quando le porte della percezione si apriranno, tutte le cose appariranno come realmente sono : infinite.” – The Marriage of Heaven and Hell, William Blake

Vedere un mondo in un granello di sabbia,

E un cielo in un fiore selvatico,

tenere l’infinito nel palmo della mano

E l’eternità in un’ora.” – William Blake

Lo yin e yang è la via del Cielo/Terra, fune maestra e rete dei Diecimila esseri, padre e madre dei cambiamenti e delle trasformazioni, radicamento e inizio della vita e della morte, dimora per il fulgore degli spiriti.Zhuāngzǐ

Rispondi

%d