Dei dell’Era Hyboriana
Parte Quattro: Semi-Dei e Demoni
di Robert L. Yaple
Tradotto, adattato e annotato da Giuseppe “Dark0” Franco
La stranezza dei rituali e delle credenze dei Pitti fu in larga parte il risultato di millenni spesi da questo popolo ad aggirarsi nelle foreste infestate da demoni che appestavano le nere paludi con la loro oscura natura. Tutti le loro divinità furono sinistre e molte di esse sembrano discendere dall’epoca pre-Cataclisma.
Il culto di Jhebbal-Sag, “antico dio delle tenebre e della paura primordiale,” ha avuto di certo origine nel passato antico, e per trovare altre tracce del culto bisognerebbe comunque cercarle negli oscuri regni a est del mare di Vilayet. Naturalmente le leggende dei Pitti narrano che questo dio sia infinitamente più antico del Cataclisma e, in quel lontano passato senza tempo, quando uomini e bestie parlavano un’unica lingua, venne adorato da tutte le specie viventi.[1]
I “Figli di Jhil, che hanno ali nere e rostri acuminati” (sembrano unire le meno appetibili qualità delle Eumenidi, delle Arpie e delle cornacchie nere), potrebbero anche loro avere origini pre-Cataclisma ed essere correlati a Jhil “lo Spietato”, il dio dei Ghanata sub-Stygiani.[2]
Altri da citare sono i “quattro Fratelli della Notte” che riposano oltre i neri Monti dei Morti, e altri tra “gli antichi dèi, che non sono morti ma dormono nei lontani abissi e di tempo in tempo si ridestano.”[3](si veda nello specifico il prossimo capitolo relativo alle Cose dall’”Altrove” e lo si confronti con l’ultimo capitolo del racconto La Valle delle Donne Perdute.[4])
Gullah, il dio-gorilla, il “Peloso, che vive sulla luna,”[5] fu comunque la divinità fondamentale del pantheon Pitto.
Gli altri spiriti minori furono l’evidente risultato dell’ambiente circostante. Ad esempio, una certa classe di demoni presenta forti somiglianze con i sub-umani chaken della foresta.[6]
L’aspetto da incubo di questi spiriti non sorprende, considerando che la terra selvaggia dei Pitti fu l’habitat ideale di una grande varietà di serpenti giganti (alcuni dei quali in grado di mandare in estasi tutta Khemi), così come del gorilla-predatore e della tigre dai denti a sciabola e di chissà quante altre, orribili creature.[7]
I rituali dei Pitti furono ripugnanti quanto i loro dei, con sciamani piumati saltellanti intorno a grezzi e neri altari macchiati dai resti bruciati dei loro sacrifici umani.[8] (Le piume, incidentalmente, erano di struzzo e provenivano dal Kush tramite Stygia, Argos e Zingara.[9])
Per i Pitti, la visione delle anime nell’aldilà sembra simile a quella dei Cimmeri – “spettri neri che infestano gli altopiani della Terra Tenebrosa.”[10]
COSE DALL’ “ALTROVE[11]”
Negli oscuri recessi del mondo Hyboriano, ancora strisciano sinistri sopravvissuti di ere dimenticate. Le più mostruose tra queste non furono mere aberrazioni zoologiche, né tanto meno “elementali”, ma incredibili forme di vita aliene, creature extra-terresti semi-Cthuloidi[12] provenienti dall’ “Altrove” o dalle “Tenebre Esterne[13]” o ancora dall’ “Abisso” – da “mondi tenebrosi di cui l’uomo sospetta appena l’esistenza.”[14]
Alcuni di loro furono trattati come divinità (soprattutto nei territori più primitivi), ma la maggior parte può essere tranquillamente definita “demone” e spesso si sono materializzati solo sotto il comando di qualche stregone che li impiegava come famigli – Xaltotun, per esempio, Pelias, Natohk, Zogar Sag, Thoth-Amon, il Maestro dello Yimsha.[15]
Dei molti esseri, adorati come divinità, l’unico conosciuto che può essere considerato benevolo secondo gli standard umani fu Yag-kosha (Yogah) del verde pianeta di Yag situato “ai bordi estremi dell’universo,” e una tempo venerato nel Khitai.[16] (per molte ragioni ritengo che in questo caso ”universo” voglia voler dire “sistema solare” e che Yag corrisponda al pianeta Plutone. Si noti altresì che i semi dello Yothga, il fiore rosso infernale, vennero trasportati sulla Terra da Yag.[17])
Tutti i restanti esseri furono ferocemente maligni: Khosatral Khel di Dagonia (Xapur), Thog “l’Antico” di Xuthal, Thaug (ovviamente della stessa razza di Thog) di Khauran, Ollam-onga nei regni neri, la creatura de La Valle delle Donne Perdute, e la “mostruosità amorfa e senza nome” nel pozzo dell’antica Kuthchemes.[18]
I tipi di cerimoniali variarono considerevolmente: da quelli spiccatamente primitivi a quelli relativamente complessi. Comunque i sacrifici umani – spesso delle vere e proprie ecatombi – furono pretesi da ognuno di loro tranne che da Yag-kosha.
Conan attrasse numerose delle malsane attenzioni di questi esseri, siano stati essi “dei” o “demoni”. Conan comunque adottò un semplice ma efficace modo di gestire questi incontri basato sulla teoria che “non c’è nulla, nell’universo, che l’acciaio non possa tagliare.”[19]– “qualunque essere di carne poteva venire ucciso da armi materiali, per quanto fosse terribile la sua forma.”[20]
Questo, naturalmente, non fu sempre vero. Non c’è dubbio che egli fu aiutato dalle note pseudo proprietà anti-stregoneria del ferro, ma in un paio di volte la magia bianca fu spesso necessaria per fortificare l’acciaio.[21]
In ogni caso bisognerebbe ricordare che alcuni di questi alieni extra-terresti possono essere trattati alla stregua di speculazioni sulle arcaiche divinità dei Pitti o sulle civiltà non-umane e pre-umane del lontano sud[22] o della primitiva Stygia.
LADRI, RAGNI E ALTRI
Bel, lussurioso e astuto, fu il dio dei ladri in generale e di quelli Zamoriani e Shemiti in particolare. Fu il dio protettore di Shumir, luogo dove nacque, e di Arenjun (la “Città dei Ladri”). Poiché fu ben visto da Conan, è possibile che nei suoi riti non ci fossero sacrifici umani.[23]
Gli adoratori del dio-ragno Zamoriano possono, per comodità, essere chiamati “Yezuditi” sebbene Yezud sembra sia stato più propriamente il luogo dove il culto si accentrò che non necessariamente il nome del loro dio.
L’effigie sacra fu una grande tarantola scolpita nella roccia nera[24] che probabilmente rappresentava la deificazione di uno specifico e repellente tipo di ragni-assassini giganti nativi di Zamora – neri orrori pelosi grandi quanto dei maiali.[25]
Niente si sa su ciò che concerne i rituali, tranne che in questi ultimi ci furono balli e danze (senza dubbio lascive) eseguite dalle ragazze del tempio.
Sebbene il Mitraismo sembrò essere stato dominante in Nemedia[26], anche il culto di Ibis fu presente per poco tempo.[27]
Poiché il culto di Ibis si suppone abbia “combattuto Set fin dalla prima alba della terra.” questa setta potrebbe essere stata un culto “bianco” del passato esiliato della Stygia per deviazionismo.
Anu ebbe almeno un tempio in Corinthia.[28] Poiché questo si trovava ai margini di un quartiere malfamato e il prete fu sia un ricettatore che un informatore della polizia, posso ritenere che il culto fosse probabilmente al tempo già obsoleto.
I Zugiti costituirono un degradato e ibrido culto probabilmente concentrato nel sud o nel sud-est dello Shem. Essi divinizzarono Thugra Khotan, l’arci-mago di Kuthtchemes, e mettevano monete d’oro stampate con la sua immagine sotto le lingue dei loro morti per pagare il loro viaggio “oltre il grande fiume di tenebra di cui lo Styx era soltanto l’ombra materiale.”[29] Essi devono essere stati ammaliati dalla seconda venuta di Thugra Khotan (con le sembianze di Natohk).
Gli Zuagiri credettero che Yog, l’antico “Signore del Vuoto” dominasse sui demoni del deserto a est dello Shem. È possibile che i sacrifici in suo onore venissero fatti bruciando vive le vittime[30] – ma molto più probabilmente questa fu una metafora riguardo gli effetti delle ultime scottature e dell’essiccazione dei cadaveri.
Quasi niente si conosce sull’antico culto di skelos, eccetto che esso sembra essere stato praticato in oriente e che le sue origini risalgono almeno al periodo Acheroniano.
Il Libro si Skelos, rilegato in ferro, probabilmente scritto da Vathelos il Cieco, fu un grande compendio di conoscenze arcane – storia e geografia, demoni e dei, magia, rituali, profezie e simili – contenente alcune fonti preistoriche. Poche copie sono esistenti ai tempi di Conan: almeno una è in Vendhya e delle altre forse a Zamora e in Stygia.[31]
Tarim, il “Grande Monarca” di Turan, fu probabilmente il dio protettore di Yezdigerd. Sospetto che Yildiz[32] spalleggio Erlik (che rimase conosciuto nei secoli come il “Signore del Trono Nero”).[33]
Il culto di Yajur, concentrato a Yota-pong in Kosala, sembra fosse ossessionato dai sacrifici umani che il dio richiedeva in grandi quantità. Infatti Yajur amò talmente il sangue da far strangolare le proprie vittime sugli altari maggiori da sacerdoti-carnefici, in modo tale da non sprecare una singola goccia cremisi.[34]
Yzil e Yun furono apparentemente divinità o demoni di qualche tipo, il primo medio-orientale, il secondo Khitano. I riferimenti a entrambi sono estremamente frammentari e vaghi o ambigui.[35]
Così questi furono gli dei e i demoni dell’Era di Conan.
Con questo ultimo articolo si chiude la serie degli dei dell’Era Hyboriana.
pensareadaltro@gmail.com
NOTE:
[1]Il virgolettato è dal capitolo quattro di Oltre il Fiume Nero. Questo racconto è ambientato al confine con le Terre Selvagge dei Pitti. Riguardo a Jhebbal-Sag, Conan, nel capitolo cinque, spiega a Balthus che: “Un tempo tutti gli esservi viventi l’adoravano. Accadeva in un’epoca molto antica, quando bestie e uomini parlavano un’unica lingua.” e nel tracciare un antico simbolo sul terreno – sempre nel capitolo cinque – ricorda di averlo: “[…] visto inciso sulla roccia di una grotta che nessun essere visitava da un milione di anni […], tra i monti disabitati oltre il mare di Vilayet, […] è sacro a Jhebbal Sag e agli esseri che l’adorano.”
[2]Il virgolettato è del capitolo sette di Oltre il Fiume Nero. Di Jhil “lo Spietato” non c’è menzione nei racconti di Howard. Solo nel primo capitolo de I Tamburi di Tombalku (racconto scritto da Lyon Sprague DeCamp su una bozza di Howard quindi non rientrante a rigore nel “canone”), un ghanata lo invoca: “Per Jhil […]”
[3]I virgolettati sono del capitolo sette di Oltre il Fiume Nero.
[4]Nel racconto citato, l’avvento di un demone delle tenebre esterne sembra proprio che combaci con una di queste divinità addormentate e richiamate sulla terra che popolano le leggende del popolo negro (inteso naturalmente nell’accezione etnica).
[5]Il virgolettato è del capitolo cinque di Oltre il Fiume Nero.
[6]Nel capitolo tre de Il Tesoro di Tranicos (anche questo racconto rimaneggiato da De Camp), Conan, ricordando una leggenda pitta, parla di un demone: “[…] evocato da abissi tenebrosi […] che, acquista forma mortale.”; nel capitolo sei raccontando la stessa leggenda: “[…] lo sciamano lo confinò […] nella caverna interna […] e tutti i clan sfuggono quel luogo maledetto.”; nel capitolo sette, la descrizione del demone: “[…] le enormi braccia spalancate,[…] Un volto indistinto, […] semiumano, demoniaco, orrendo.”; dei chaken si parla in Lupi Oltre la Frontiera (anche questo con De Camp): “Aveva forma umana, ma era rattrappito e deforme, […] era un chaken, una di quelle creature semiumane che vivono nelle foreste più impenetrabili.”
[7]Una tigre dai denti a sciabola appare nel capitolo quattro di Oltre il Fiume Nero: “Era un superstite di un’epoca più antica e truce, l’orco di molte leggende antiche: una tigre dai denti a sciabola.”; e nello stesso capitolo: “Quello era il rettile che gli antichi chiamavano serpente-spettro […] aveva zanne da cui stillava un veleno che portava la pazzia e la morte.”; e ancora: “[…] la sagoma si sollevò all’improvviso […] alzando nella semioscurità le deformi braccia.” in riferimento al gorilla-predatore; Nel primo capitolo de Lupi Oltre la Frontiera riguardo la foresta dei Pitti: “[…] è popolata di enormi serpenti che talvolta si lasciano penzolare dai rami e in questo modo afferrano la preda.”
[8]Nel capitolo quattro di Oltre il Fiume Nero, Zogar Sag: “[…] un uomo magro […] Quelle piume […] Svolazzavano con un fruscio maligno mentre lo sciamano spiccava balzi e piroettava.”; nel capitolo sette si parla degli “[…] spettri neri che infestano gli altopiani della Terra Tenebrosa.”; nel primo capitolo di Lupi Oltre la Frontiera si parla di: “[…] altari pitti, bruciati dal fuoco e macchiati di sangue, nelle radure solitarie della foresta.”
[9]Nel capitolo cinque di Oltre il Fiume Nero si parla delle piume di struzzo: “[…] un’acconciatura di piume di struzzo […] provenivano dal Kush, […] le navi della Zingara […] portano piume di struzzo ottenute dagli stygiani che a loro volta se le procurano presso le tribù nere del Kush,[…]”;anche nel capitolo tredici di Conan il Conquistatore, Publio e Conan parlano di commerci: “[…] su larga scala con l’avorio e le penne di struzzo,[…] e altre cose provenienti dalle coste del Kush […]”
[10]Il virgolettato è del capitolo sette di Oltre il Fiume Nero.
[11]Howard non utilizza mai la parola Outside nelle storie di Conan, qui la traduzione – Altrove – è più fedele alle storie di Lovecraft.
[12]Il riferimento è a Cthulhu: la colossale divinità non-antropomorfa creata sulle pagine di Weird Tales, dall’amico e mentore di Howard, H.P.Lovecraft.
[13]In originale “Outer Dark”. In accordo con il pantheon Lovecraftiano che prevede la presenza di Outer Gods (cioè Dei Esterni), Outer Dark potrebbe indicare proprio il luogo dove essi dimorano: L’Oscurità Esterna. Per la traduzione ho utilizzato quella italiana presente nel capitolo tre de La Valle delle Donne Perdute, che la traduce come “tenebre esterne”, non utilizzando le maiuscole. In “Tenebre Esterne”, ho trovato un compromesso tra le due possibilità.
[14]Il virgolettato è del capitolo quattro de La Fenice sulla Lama.
[15]L’essere evocato da Xaltotun nel capitolo quattro di Conan il Conquistatore è: “[…] un figlio delle tenebre, un essere dello spazio vuoto, e le sue dita bruciavano con il gelido freddo del golfo nero […]; L’essere evocato da Pelias è nel capitolo tre de La Cittadella Scarlatta e vive: “[…] nell’aria e nei cieli lontani, […] emise un lungo, strano richiamo che parve echeggiare nello spazio, […] un’enorme creatura simile a un pipistrello si posava accanto a lui […] E vide che non era né un pipistrello, né un uccello.”; e ancora nel capitolo quattro: “[…] chi la vide gridò per la meraviglia; […] una figura che gli uomini conoscevano solo attraverso leggende semidimenticate […]”; il famiglio di Natohk è descritto nel capitolo tre di Colosso Nero: “[…]una figura nera e deforme, quasi umana, […] parla in un linguaggio incomprensibile […] spiegò all’improvviso ali gigantesche […] lasciando dietro di sé una scia di fuoco.”; e ancora nel capitolo quattro: “Grandi ali si spiegarono sul dorso di un nero orrore […] che si slanciò nel cielo […] in cui una nera forma antropomorfa balbettava in un orribile trionfo.”; nel capitolo sette di Oltre il Fiume Nero, si manifesta il famiglio di Zogar Sag: “[…] la faccia era più in alto della sua testa, e aveva un aspetto demoniaco. […] gli occhi erano rossi come braci. […] il torace esile, coperto di squame di serpente e tuttavia dalla forma umana […] ma lunghe zampe da gru […]”; Il demone di Thoth Amon si intravede nel capitolo tre de La Fenice sulla Lama: “Il profilo ricordava quello di uno scimmione, ma uno scimmione simile a quello non aveva mai calcato la terra […] la testa deforme […] come un orribile segugio.”; nello stesso capitolo Thoth Amon millanta i suoi poteri evocativi: “[…] un mio nemico non sapeva mai quando poteva […] sentirsi attorno alla gola le dita artigliate di un orrore senza nome!”; nel capitolo cinque invece il demone si manifesta: “L’orrore di quel viso trascendeva la semplice bestialità. Poteva essere il viso di un’antica mummia malevola, ravvivata da vita demoniaca.”; mentre alla fine del racconto: “[…] i contorni dell’essere […] non erano quelli di un essere del mondo normale.”; nel capitolo otto de Gli Accoliti del Cerchio Nero, il Maestro dello Yimsha ammette: “Io sono di origine umana, ma comando i dèmoni.”
[16]L’intera storia di Yag-kosha è raccontata dalla sua stessa voce ne La Torre dell’Elefante. Il virgolettato è un estratto dalle sue parole.
[17]Nel capitolo tre de La Cittadella Scarlatta: “Le radici della Yothga sono piantate nell’Inferno. […]quel fiore infernale i cui semi, scesi dai neri universi di Yag il Maledetto, hanno trovato fertile terreno […]”
[18]Khosatral Khel compare nel capitolo cinque de Il Diavolo di Ferro: “[…] emerso dalla Notte e dall’Abisso in ere lontane per ammantarsi della sostanza dell’universo materiale.” E ancora: “[…] una bestemmia contro la natura […] Si aggirava per il mondo come un dio, […] s’imbatté in un popolo primitivo che abitava nell’isola di Dagonia […]” e una volta sconfitto, nel capitolo sei: “[…] era ridiventato la cosa emersa dall’Abisso millenni prima.”; di Thog si parla nel primo capitolo de L’Ombra che Scivola: “Quello era Thog, l’Antico, il dio di Xuthal […] dorme sotto i palazzi […] un demone che striscia tra loro […]” e nel capitolo tre si rivela come: “[…] una nera forma d’incubo che poteva esser stata generata soltanto negli abissi sperduti dell’inferno.”; Thaug compare nel capitolo sei di Nascerà una Strega: “[…] un’enorme forma scura […] grandi occhi ultraterreni, lo scintillio delle zanne e degli artigli […] una parodia della natura ricavata dal cuore della notte […]”;il racconto di Ollam-onga è nel capitolo due de I Tamburi di Tombalku: “[…] un dio che dimora in una casa scarlatta […] un dio adorato da culti tenebrosi, in mezzo a giungle fangose e lungo fiumi cupi e sinistri […] un orrore cosmico e disumano […] in quella dimora di tenebra che era la dimora di un dio.”; e ancora: “Una mano con un solo dito adunco […] gli occhi che mandavano fiamme […] di fronte all’orrore abissale di quel grido… che ottenne risposta.”; la creatura del racconto La Valle delle Donne Perdute compare nel capitolo tre: “[…] scese come una piuma verso la terra, con le grandi ali spalancate […] assomigliavano a quelle di un pipistrello […]” e Livia: “[…] comprese di osservare l’orrore insuperabile, la nera cosmica vergogna, nata negli abissi notturni che stanno al di là dei più pazzi sogni di un folle.”; della mostruosità si parla invece nel primo capitolo di Colosso Nero.
[19]Il virgolettato è del capitolo due di Oltre il Fiume Nero. Nel capitolo dieci de Gli Accoliti del Cerchio Nero, Conan dice: “…una buona lama è sempre un magnifico incantesimo.”
[20]Il virgolettato è del capitolo sette di Oltre il Fiume Nero. Lo stesso concetto è nell’ultimo capitolo de La Valle delle Donne Perdute: “Un uomo come me, con la spada, può affrontare qualsiasi tipo di zanne e artigli, infernali o terrestri.”
[21]Nel capitolo cinque de Il Diavolo di Ferro si parla di: “[…] un coltello che non era di sostanza terrena.” e che come un incantesimo inchiodava Khosatral: “[…] giacente sul podio dorato, con il coltello mistico nel petto […]”; la stessa natura di Khosatral: “[…] non era carne umana, quella, ma metallo animato e senziente; era un corpo di ferro vivo […]”; la lama magica, la “[…] grande mezzaluna degli yuetshi […]” è la stessa che, nel capitolo sei “[…]non si spezzò. Il cupo metallo del corpo di Khosatral cedette come carne sotto una scure.”; Nel capitolo quattro de La Fenice sulla Lama, sulla spada di Conan, Epemitreus il Saggio: “[…] tracciò con un dito ossuto uno strano simbolo che scintillò come fiamma bianca nell’oscurità.”; la stessa lama che, nel capitolo cinque, provocò: “[…] le terribili convulsioni del mostro, che ruscellava sangue dalla profonda ferita procurata dal moncone di lama.”; moncone che aveva impresso: “[…] l’emblema della fenice immortale che medita per l’eternità sulla sua tomba!”
[22]Nel capitolo quattro de Le Gemme di Gwahlur lo sono i servitori di Bit-Yakin: “Era chiaro che possedevano astuzia e intelligenza non inferiori a quelle dell’umanità.” e a guardarne uno da vicino: “Era un orrore generato nelle misteriose giungle senza nome del sud […] che non avevano mai conosciuto il passo di un piede umano.”
[23]Ne La Torre dell’Elefante in una taverna della Città dei Ladri, un Kothiano esclama: “Per Bel, dio di tutti i ladri […]”; È nel capitolo due de La Regina della Costa Nera che Bêlit spiega: “[…] Bel, anche lui, è shemita, perché nacque nell’antica Shumir […]”; nel primo capitolo di Colosso Nero, Shevatas è: “[…] ladro tra i ladri, il cui nome veniva pronunciato […] nei cupi recessi sotterranei dei templi di Bel […]”; nel capitolo tre egli dice: “Sono un ladro di Shumir […] Bel mi aiuti […]”
[24]Nel capitolo cinque de Gli Accoliti del Cerchio Nero compare: “un ragno… un osceno mostriciattolo nero dalle gambe pelose, il cui corpo riluceva come giaietto.”; mentre nel capitolo sei di parla delle vergini sacre di Yezud: “[…] quando danzano davanti al ragno di pietra nera che è il loro dio.”
[25]Conan si imbatte in questo tipo di ragno ne La Torre dell’Elefante: “[…]un gigantesco ragno nero, grande come lo si può vedere grande solo in un incubo notturno. Era largo quanto un maiale, e le otto zampe spesse e pelose guidavano quel corpo da orco […]”
[26]In Conan il Conquistatore, nel capitolo due riguardo Nemedia: “La gente si lamentava a gran voce della collera del dio Mitra e mormorava contro il re […]”
[27]Ne Il Dio dell’Urna si parla di Ibis: “[…] il dio Ibis ha combattuto Set fin dalla prima alba della terra […]”
[28]Ne Gli Intrusi a Palazzo si parla di Anu: “C’era un prete di Anu il cui tempio, innalzato ai limiti dei quartieri malfamati, era teatro di qualcosa di più delle devozioni.”
[29]Il virgolettato è del primo capitolo di Colosso Nero; e nell’ultimo capitolo davanti a Thugra Kothan: “[…] Conan scorse il volto che aveva visto raffigurato sulla moneta zugita.”
[30]Nel primo capitolo di Ombre a Zamboula si dice: “[…] fin dall’inizio dei tempi, i dèmoni del deserto adorano Yog, il Signore del Vuoto, con il fuoco… il fuoco che divora vittime umane.”
[31]Nel capitolo cinque de Il Diavolo di Ferro si parla di serpenti giganteschi e leopardi dorati di cui: “[…] c’era anche una descrizione nel Libro di Skelos, che attingeva a fonti preistoriche.”; la Devi, nel capitolo due de Gli Accoliti del Cerchio Nero, dice: “Ho letto il Libro di Skelos e ho parlato con eremiti senza nome […]” confermando la presenza di una copia del libro in Vendhya; nel capitolo sette sembra che Khemsa preghi in punto di morte il suo dio: “[…] io vado a raggiungere Gitara… mi sta aspettando all’Inferno… Aie, ya Skelos yar!”; nel primo capitolo de Lo Stagno dei Neri, Zaporavo il pirata: “Voleva sapere se quell’isola era proprio quella citata nel misterioso Libro di Skelos […]”; nel primo capitolo di Colosso Nero, Shevatas: “[…] aveva ascoltato i lugubri bisbigli dei devoti di Skelos, nelle foreste della notte, ed aveva letto i libri proibiti, rilegati in ferro, di Vathelos il Cieco.”;nel primo capitolo di Conan il Conquistatore, Oraste, non più sacerdote di Mitra, viaggiò: “[…] in Zamora, in Vendhya, in Stygia e nelle giungle stregate del Khitai. Studiai i libri di Skelos nelle loro legature in ferro […]”; nel quarto capitolo de La Regina della Costa Nera in riferimento a delle abominevoli creature, Conan: “[…] sapeva di avere davanti a sé un’opera diabolica, più nera dei Pozzi di Skelos.”
[32]Il re del Turan durante le vicende di Ombre al Chiaro di Luna.
[33]Il Maestro dello Yimsha nel capitolo otto de Gli Accoliti del Cerchio Nero dice: “I miei accoliti dei templi turaniani, che sono i sacerdoti che manovrano i fili dei sacerdoti del Tarim, mi hanno spinto a muovermi in favore di Yezdigerd.”; Zabibi la danzatrice nel capitolo due di Ombre a Zamboula, spiega: “Io adoro Set, e i turaniani Erlik […]”;nel capitolo due de Il Diavolo di Ferro, si parla dei kozaki: “[…] un popolo capace di sfidare perfino il Grande Monarca.”
[34]Baal-pteor, nel capitolo tre di Ombre a Zamboula, fu il più forte di questi strangolatori: “Yajur ama il sangue, e noi non sprechiamo una sola goccia delle vene della vittima […] Centinaia di colli ho spezzato con queste dita…”
[35]Nel capitolo sette de Gli Accoliti del Cerchio Nero, Khemsa boccheggia: “Yizil li maledica!”;Taurus ne La Torre dell’Elefante parla del polline del loto nero dicendo che si trova: “[…] nelle perdute giungle del Khitai, abitate solo dai sacerdoti di Yun dal cranio giallo.”
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