Dettagli
Titolo: Gomòria
Autore: Carlo Hakim De Medici
Collana: Fantastica
Casa Editrice: Cliquot
Pagine: 240
Formato: cartaceo
Prezzo: 20,00 Euro
Commento
Immaginate un inetto, un esteta decadente e vizioso quanto vacuo e velleitario, sfibrato da una vita di eccessi.
Figuratevelo mentre, alla ricerca dell’ennesima emozione per una Napoli di stucchi sbrecciati e miseria antica, pianifica senza troppo pensarci l’ennesima impresa miserabile, atta a infrangere l’innocenza di un’anima pura, godendo del misfatto.
Immaginate infine la sua rovina dopo una vita di scialo, confinato fra gli acquitrini della Maremma, circondato solo da vetusti grimori e dalla compagnia della sua vittima, una zingarella diventata assieme carnefice e compagna.
Questa in sintesi la trama di Gomòria, un romanzo sulfureo fin dal titolo, che infatti non è altri che il nome di un demone in veste di donna, citato nel trattatello del XVII secolo Pseudomonarchia Demonum, divagazione erudita e giocosa sul tema della demonologia ad opera dell’olandese Johann Wier.
Proprio il tipo di volume che possiamo immaginare – e infatti troviamo – non solo fra le mani del protagonista del romanzo, Gaetano Trevi, ma anche del suo autore, Carlo H. De Medici.
Figura dimenticata dei primi decenni del 900’, De Medici fu giornalista, scrittore, ma soprattutto un esoterista e un dandy non meno accattivante del nobilastro al centro di Gomòria, sorta di sua esasperata controfigura umana e iniziatica.
Barocco e rutilante nelle descrizioni, compiaciuto nel suo incedere di efferatezze e meschinità, il romanzo assomma praticamente tutti i topoi della vecchia letteratura gotica, riesumandoli ( è proprio il caso di dirlo) con l’innesto velenoso dei tormenti offerti dal Decadentismo, e sublimandolo tramite le raffinatezze levigate del Simbolismo.
Un connubio aristocratico e assieme naturale, operato da De Medici con leggerezza fin-de-siecle, ammiccante, in tutto simile al miele con cui si ricopre un’esca drogata. Proprio come lo stolto Trevi, ebbro d’assenzio e con le dita scottate dalle fiamme infernali, anche il lettore è portato a farsi condurre, senza opporsi, nel baratro delle scienze occulte, non immaginando quale prezzo comporterà l’iniziazione al lato nascosto – e per questo ancora più vero – della realtà che fin lì i simboli alchemici ed esoterici hanno velato al suo occhio profano.
Una introduzione ai mysteria che travolgerà il pavido Trevi, vittima infine di pulsioni che riteneva fossero incapaci di toccarlo, consumate tramite amplessi malati, gelosie roventi, fino all’inesorabile sbocciare dell’odio fra sé e il demonio che lui stesso ha allevato.
Possibile che Zimzerla, la timida adolescente zingara, già assurta al rango sensuale di femme fatale che tiranneggia quanto resta della fibra esausta dell’uomo, possa addirittura essere una creatura infernale sotto mentite spoglie? Di più: possibile che il loro incontro sia stato solo il laccio con cui la rovina del corpo e dell’anima ha iniziato a stringersi al collo del nobile napoletano? Un continuo rimbalzo di allusioni sfrontate e paure indicibili riempie la seconda parte del romanzo, fino al cadere dell’ultimo velo, quello della morte.
Tra suggestioni in stile Liberty – alla maniera delle illustrazioni presenti nel volume, opera dello stesso De Medici – scene di tregenda degne di Walpole e richiami satanici che non avrebbero sfigurato nell’opera di Huysmans, Gomòria si propone come reliquia fin qui perduta di una stagione dimenticata del Fantastico italiano, degna erede novecentesca della Scapigliatura più tenebrosa.