Dettagli
Titolo: La leggenda di Nifft
Autore: Michael Shea
Collana: Urania Fantasy
Editore: Mondadori
Pagine: 286
Data d’uscita: dicembre 1991 (in Italia)
Recensione
Uno scassinatore furbo e scanzonato che penetra con l’astuzia nella piramide della Regina Vampiro; un avventuriero sperduto nel Mare dei Demoni; un viandante dalla mano lunga che incappa in una guaio di troppo. Se vi sembra che questa sia descrizione del perfetto ladro fantasy, a metà fra Cugel l’astuto (ce lo dice il retro di copertina) e un personaggio di Dungeons&Dragons, non vi sbagliate troppo: Nifft è proprio così!
E non è strano. Da sempre, bricconi più o meno fortunati – pellacce esperte o ladruncoli di primo pelo – bazzicano con fare molesto tra le pagine della grande Sword&Sorcery. Basti pensare, buttando l’occhio al sempiterno Howard, che anche Conan prima di sedersi sul trono di Aquilonia razziava gli appartamenti dei ricchi Nemediani, le torri di Shadizar e via dicendo, oppure al favoloso quanto sfortunato ladro Shevatas di “Colosso Nero”.
Nifft, dunque, il protagonista inventato da Michael Shea (ai tempi vincitore del World Fantasy Award), assomiglia un po’ a tutti questi illustri predecessori, con l’aggiunta di una buona dose di spregiudicatezza, bilanciata dalla rara dote di imparare dai suoi errori. Si sa: fra spettri, demoni, vampiri e quant’altro, difficilmente viene offerta una seconda occasione a chi incrocia la loro via, specie chi – come Nifft appunto – prima di diventare leggenda vuole magari riempirsi le tasche di oro, perle rare e ogni specie di tesoro.
Diviso in cinque parte che sono altrettanti racconti lunghi, il romanzo di Shea si propone così come una piccola enciclopedia di avventure colme di minacce soprannaturali, dove abbondano i pericoli delle terre sconosciute quanto la tensione del furto con scasso, in compagnia di complici a volte affidabili e altre un po’ più imbranati. Fatalista com’è, Nifft di rado si lamenta, eppure – col cervello sempre all’opera – lavora tanto per cercare una via d’uscita dalle situazioni più intricate quanto allo scopo di arraffare l’oro bramato.
Indubbiamente figlio del suo tempo (i primissimi anni 80) il protagonista del volume in questione – impreziosito da una bella illustrazione di copertina di Tim Hildebrant – apparirà agli occhi smaliziati dei lettori di oggi un po’ troppo laccato e cortese rispetto a certi tagliagole incontrati nella narrativa successiva. La spada di Nifft esce dal fodero solo quando ce n’è estrema necessità, e da buon ladro il nostro preferisce un nascondiglio nelle ombre e un travestimento al baluginare del pugnale. C’è però tanta immaginifica magia nel suo mondo, la sensazione che davvero oltre l’ultima collina all’orizzonte possa celarsi una torre maledetta con tanto di scrigni perduti da saccheggiare. Per chi se lo fosse perso fin’ora, un ultimo viaggio in compagnia di Nifft non è mai una cattiva idea!
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