Ben ritrovati.
“In the mouth of madness” (Il seme della follia) è un film del 1994 di John Carpenter. Costituisce il terzo capitolo della Trilogia dell’Apocalisse, che include “La cosa” e “Il signore del male”, e possiamo riscontrarvi il pessimismo carpenteriano proprio del primo e le riflessioni sulla distruzione della realtà del secondo. Viene definito, oltre che un capolavoro del genere horror e, in particolare, del cinema di Carpenter, uno dei film più lovecraftiani di sempre, se non il film che, in assoluto più di tutti, rispecchia le tematiche dello scrittore di Providence, pur non costituendo una trasposizione di nessuno dei suoi racconti.
Oggi procederemo ad analizzare la trama di “Il seme della follia” nel dettaglio, assieme a tutte le citazioni a Lovecraft e ai Miti di Cthulhu presenti nella pellicola.
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“Il seme della follia” – La trama
Un uomo viene ricoverato con la forza in un istituto psichiatrico. Dapprima si mostra violento, poi cerca di convincere coloro che l’hanno internato di non essere pazzo.
Mentre si trova rinchiuso nella sua cella imbottita vede qualcuno bussare dall’esterno. Subito dopo vediamo una figura presente con lui. L’uomo gli dice che “questo è un modo stupido di finire un libro” e l’altro ribatte che “non ha ancora letto la fine”.
Seguono visioni caotiche di omicidi, esaltazione ed esseri orripilanti.
Il medico curante, il dottor Sutherland, riceve un visitatore che afferma di essere sulle tracce dell’uomo i cui sintomi corrispondono a quelli di “loro”, lasciando intuire che vi sia una situazione preoccupante all’esterno. Si tratta del Dottor Ren, giunto per vedere il paziente, John Trent, intento a disegnare delle croci sulle pareti della cella.
Il protagonista è un abile investigatore assicurativo, indipendente e specializzato nello smascherare le truffe. Viene coinvolto nel caso della scomparsa del celebre scrittore Sutter Cane quando il suo datore di lavoro gli assegna il caso della casa editrice Arcane, la cui richiesta di risarcimento per la scomparsa dell’autore potrebbe costare milioni. Mentre discutono i dettagli un uomo esaltato fa irruzione nel locale con un’accetta e chiede a Trent “Non leggi Sutter Cane?” ma, prima che possa ucciderlo, viene freddato dalla polizia.
Sutter Cane infatti è un celeberrimo scrittore di romanzi horror, tanto osannato che le persone letteralmente devastano le librerie che non hanno il suo ultimo romanzo “Nelle fauci della follia”. Stando alla casa editrice, Cane è scomparso da un paio di mesi, dopo avere inviato alcuni capitoli del suo nuovo libro al suo agente, che si rivela essere proprio il maniaco con l’ascia. A quanto pare i libri di Cane producono effetti di straniamento sui lettori più deboli, come nel caso dell’agente. La responsabile della casa editrice, Linda Styles, spiega che da tempo Cane mostrava segni di squilibrio, come se credesse a quanto narrava nei suoi libri. Trent decide dunque di leggere un libro di Cane e, in libreria, un giovanotto straniato gli dice che “Lui lo vede”. Dopo aver letto il libro, durante la notte sogna di trovarsi in strada dove un poliziotto butterato percuote un uomo: viene circondato da una folla di esaltati, tra cui l’agente di Cane, il quale viene fatto a pezzi dagli altri con l’accetta, e che gli dice “Lui ti vede”.
Una volta sveglio inizia a ritagliare parti delle copertine dei romanzi di Cane e da esse ricava una mappa, che colloca Hobb’s End proprio al centro del New England. Trent e la signorina Styles decidono dunque di dirigervisi, mentre nel frattempo si avverte l’insorgere di una sorta di follia contagiosa per tutto il Paese. Mentre guida la donna investe un ciclista, ma questi si rialza come niente fosse e dice che “non lo lasciano andare”.
Una volta giunti a Hobb’s End, apparentemente una comune cittadina di provincia, la Styles vede una folla di bambini correre, ma si rivela essere un’allucinazione. La città sembra deserta, ma Styles individua delle analogie con quanto descritto da Cane, che citava “qualcosa di enorme, con braccia come serpenti, che venne visto muoversi”. Prendono una stanza nell’albergo locale, e la Styles nota che i personaggi di un quadro a volte sembrano essere di profilo e a volte di spalle: la proprietaria nega in maniera poco convincente di avere mai sentito parlare di Sutter Cane. I due si recano quindi alla chiesa locale, che viene circondata da un gruppo di uomini armati. Il loro capo sta cercando suo figlio, che appare dietro le porte dell’edificio. Queste si aprono e chiudono ripetutamente, apparentemente da sole, e al posto suo appare Sutter Cane. Accorrono dei dobermann che iniziano a sbranare i malcapitati. Mentre i due fuggono, una ragazzina dice loro “Io vedo”.
La Styles rivela a Trent che in origine la scomparsa di Cane sarebbe dovuta essere una trovata pubblicitaria per accrescere la visibilità del libro, ma poi questi è scomparso davvero. Inaspettatamente, i due hanno trovato Cane in quella cittadina, e la Styles è turbata giacché quanto hanno visto è descritto nel nuovo libro di Cane. Esso preannuncia il ritorno del male che ghermirà l’intera umanità, a partire dai bambini: la Styles sostiene che devono leggere il finale del libro per scoprire come andarsene. Trent però non le crede. Parlando con la sig.ra Pickman nell’hotel nota che c’è qualcosa nascosto dietro il bancone, ma prima di poter approfondire Styles fugge con l’auto. Incatenato al bancone c’è un uomo nudo, presumibilmente il marito della Pickman.
Quella notte un uomo dice a Trent che Cane ha fatto qualcosa ai bambini nella chiesa e loro hanno contagiato gli adulti, e lo esorta ad andarsene. Styles intanto si è diretta in chiesa, e vede una serie di bambini butterati che le dicono che “oggi è il giorno della mamma”. Nella chiesa – in una stanza che un attimo prima appariva vuota – trova Cane intento a battere a macchina, ma una mano spuntata dal nulla la afferra. Lo scrittore le rivela che non è lui a inventare le storie, come credeva un tempo, ma che sono “loro” a dargli il potere di renderle reali. Si odono rumori minacciosi dietro una porta e, quando Cane le mostra il libro, la donna assiste a fotogrammi di passato e futuro, visioni di incubo al termine delle quali le sanguinano gli occhi. Mentre lei lo abbraccia, vediamo il retro del corpo di lui prendere le sembianze di un essere raccapricciante.
Tempo dopo Linda torna in camera da Trent e, in stato confusionale, gli dice che si sta perdendo e lo supplica di non leggere il libro. Trent cerca la sig.ra Pickman, ma scendendo nello scantinato, dal quale ode delle grida, fa una scoperta terribile: la donna appare come un essere mostruoso pieno di tentacoli, intenta a fare a pezzi il marito con l’accetta. Trent torna in camera per portare via Linda, ma da sotto la porta vede dal corpo di lei uscire dei tentacoli. Subito dopo lei appare con aria serafica e Trent viene scagliato fuori con una forza sovrumana. L’investigatore fugge di corsa e, voltatosi, vede un essere simile a una mantide antropomorfa.
Giunto in città nota una serie di persone intente a fare il girotondo attorno a Linda, alcune delle quali deformi. Ritrova l’uomo che lo aveva avvisato, questi gli rivela che sua figlia piccola, la sorellina di Johnny, lo ha ucciso dopo avere ucciso sua madre. Subito dopo si spara con il fucile, perché “così è scritto nel libro”. Riesce comunque a catturare Linda e a fuggire in auto. In macchina la donna inizia a baciarlo perché “è quello che prevede la sua parte nel libro, ed è quello che le persone vogliono leggere”. Giunti a una cabina telefonica Trent vede il ciclista lugubre investito in precedenza. Styles gli riferisce che Cane ha un lavoro per lui, ed esce dall’auto iniziando a contorcersi in maniera inconcepibile.
Mentre fugge in auto Trent vede le linee stradali prendere fuoco e si ritrova inspiegabilmente sulla strada di prima, tra la folla di esaltati. Fugge ancora e, tornato fuori città, vede di nuovo il ciclista, con a bordo Linda. La scena si ripete ancora e l’investigatore capisce di non poter abbandonare la città. Cerca quindi di investire i folli ma tra loro vede Linda, e per evitarla finisce per sbandare. Si rifugia in chiesa, e in confessionale trova Cane, che lo informa che il suo nuovo libro cambierà letteralmente il mondo, poiché prende forza dai nuovi lettori e credenti: quando le persone iniziano a non distinguere più tra fantasia e realtà le creature del passato possono intraprendere il viaggio di ritorno. Maggiori sono coloro che credono, più velocemente essi torneranno, e questo libro si preannuncia un best seller superiore persino ai precedenti.
Con una serie di sbalzi di situazione inspiegabili, Trent si ritrova nella stanza di Cane, che gli porge l’appena ultimato “Nelle fauci della follia” e lo incarica di diffonderlo, siccome lui ora ha “un nuovo editore”. Afferma che Trent è una sua creazione, come Hobb’s End, siccome lui scrivendo ha dato vita a entrambi. Rivela inoltre che il suo agente sapeva che Trent avrebbe fatto conoscere il suo libro all’umanità, e aveva tentato di ucciderlo per fermarlo. Gli indica poi una galleria – apparsa dal nulla alle sue spalle – che lo condurrà al mondo da cui proviene. La porta nel suo studio inizia a cedere e Cane strappa pezzi del suo stesso corpo rivelando dentro di sé una sorta di vuoto i cui bordi sono composti dalle pagine dei libri.
Linda – che è apparsa improvvisamente nella stanza – inizia a leggere dal libro le azioni di Trent. Dall’abisso nero senza fondo iniziano a sgorgare esseri mostruosi, pieni di zanne e tentacoli, che iniziano a rincorrere Trent lungo la galleria. Prima che possano agguantarlo l’uomo si materializza in una strada di campagna. Incontra un ragazzino, che mostra di non conoscere Hobb’s End.
Tornato in città riceve un pacco – anche se nessuno dovrebbe sapere dove si trova – che contiene il manoscritto di “Nelle fauci della follia”. Mentre è a bordo di un autobus sogna Cane che gli dice di essere diventato Dio, e che il suo colore preferito è il blu. Quando si sveglia, Trent vede che tutti e tutto è di colore blu e inizia a urlare. Indagando, scopre che Hobb’s End non risulta sulle mappe. Il direttore dell’Arcane inoltre nega di avergli mai messo al suo fianco la signorina Styles, e Trent ne deduce “che il suo personaggio è stato eliminato”. Cosa ancora più incredibile, gli rivela che Trent gli ha consegnato mesi prima il manoscritto di “Nelle fauci della follia”, anche se il detective è convinto di averlo distrutto, e che da 7 settimane è in tutte le librerie. A breve ne verrà tratto un film.
La gente fa la ressa per comprare il libro, e inizia a diffondersi un’ondata di crimini violenti. Trent vede un ragazzo che, dopo avere letto alcune righe, inizia a sanguinare dagli occhi – come era accaduto a Linda – e lo uccide con un’ascia, venendo rinchiuso nel manicomio visto a inizio film. Il dottore che lo stava ascoltando si congeda, e Trent prevede che la fine della razza umana è ormai prossima. Più tardi, davanti agli occhi di Trent, gli inservienti vengono massacrati e qualcuno apre la porta della sua cella. Uscendo trova l’ambiente devastato. Alla radio trasmettono resoconti sull’epidemia di pazzia che si è diffusa in tutto il mondo, e si scopre che taluni si stanno trasformando.
L’uomo giunge a un cinema dove danno il film “Nelle fauci della follia” e la locandina riporta “con John Trent”. Inizia ad assistere al film e vede rappresentati sullo schermi i fatti che lui ha vissuto e ai quali noi abbiamo assistito. Inizia a ridere in maniera isterica e poi lancia un grido di terrore. Prestando massima attenzione agli ultimissimi fotogrammi, si può vedere il volto del protagonista che inizia a trasformarsi, proprio come chiunque sia venuto a contatto con la storia di Sutter Cane.
“Il seme della follia” – I rimandi a Lovecraft
Il film incarna sotto molteplici livelli la concezione dell’orrore lovecraftiano propriamente detto.
La realtà si rivela continuamente fallace o indistinguibile dalle allucinazioni, come testimoniato dai numerosi eventi spaventosi che sembrano realistici e un attimo dopo scompaiono. Alla fine non siamo in grado di dire se quello a cui abbiamo assistito era reale, il delirio del protagonista, oppure se la realtà è stata riscritta man mano che la follia letteraria prendeva piede. Come la geometrie non euclidee sgomentano chi vi assiste, il povero Trent si trova catapultato da un luogo all’altro senza comprendere come vi sia giunto, perdendo ogni appiglio con la logica quotidiana. Nella scena finale l’investigatore vede nel film tutti gli eventi che sa di avere vissuto e ride, stravolto dalla percezione che la realtà non abbia più un senso oggettivo.
Le sconvolgenti rivelazioni alle quali assiste spingono il protagonista alla follia e all’internamento in manicomio, proprio come spesso avviene nelle opere del Solitario di Providence. Lo sfortunato è condannato non solo alla distruzione della propria mente, ma anche a non essere creduto dai propri simili, che si limitano cercare di curarlo come se il problema fosse lui, e non il mondo che lo circonda. Sutter Cane è l’equivalente di Clive Barker o di Stephen King, anche se nel film viene affermato che lui vende più del re del brivido. Afferma infatti di avere venduto più di un miliardo di copie e che i suoi libri sono stati tradotti in 18 lingue, e i lettori credono più a quanto narrato in essi che a ciò che viene raccontato nella Bibbia. Sia Stephen King che Lovecraft tra l’altro ambientano certe loro storie nel New England.
Dal punto di vista metacinematografico la pellicola costituisce un omaggio alla narrativa stessa dell’orrore, in particolare quella lovecraftiana e kinghiana, siccome l’orrore che invade il nostro mondo nasce dalle parole che talentuosi scrittori riversano su carta. Geni della penna le cui mostruosità immaginarie sono descritte in maniera così nitida da portarci a pensare che forse, sotto sotto, qualcosa di vero nei loro romanzi c’è. Il fatto che i libri di successo siano trasposti in film, garantisce che tutti vengano a conoscenza, o per meglio dire a contatto, con tali storie, proprio come se le idee fossero un virus in grado di mutare all’occorrenza per diffondersi. Vi è anche, infatti, una presa in giro dei meccanismi commerciali della narrativa horror, e di come essa venga guidata dalle pretese dei lettori, che influenzano il successo di vendita e l’evoluzione dei fenomeni letterari. Da notare che sulla locandina del film che Trent osserva campeggia il nome di Carpenter, come a dire che questi scherzosamente riconosca di essere parte di questo ingranaggio commerciale che impone ritmi serrati agli autori per produrre libri che, a tempi di record, verranno resi dei film.
Proprio come avviene con il Necronomicon, la lettura del tomo maledetto – in questo caso “Nelle fauci della follia” di Sutter Cane – porta l’individuo razionale a prendere coscienza di inconcepibili orrori preumani, e non riesce più a distinguere la “propria” realtà da quella effettiva, da sempre presente ma fino ad allora celata alla vista. Le visioni dei personaggi, infatti, come nelle storie di Lovecraft, lasciano spesso il dubbio sul fatto che siano o meno reali. Tutto quello che possono fare i personaggi è continuare ad andare avanti senza chiederselo, perchè tale consapevolezza li sconvolgerebbe.
Analizziamo ora le espresse citazioni a Lovecraft presenti nella pellicola.
Il clima di esaltazione e di follia omicida alla quale giungono le persone che hanno letto il libro è un riferimento al clima di caos al quale l’umanità degenere giungerà ai tempi del risveglio dei Grandi Antichi. Il titolo in inglese “In the mouth of madness”, inoltre, omaggia il romanzo di Lovecraft “At the mountain of madness”. Le stesse storie dell’orrore di Sutter Cane sono riferimenti a opere di Lovecraft, in primis a: “Colui che sussurrava nelle tenebre”, “La cosa sulla soglia”, “L’ombra venuta dal tempo”, “L’abitatore del buio”, “L’orrore di Dunwich”, mentre un passo attribuito a Cane nel film ricorda da vicino un brano del racconto “L’estraneo”. La signora del motel Pittman ha il cognome dell’omonimo personaggio de “Il modello di Pickman”, e ospita dei quadri che straniscono coloro che li guardano. Gli Antichi che emergono dall’abisso dentro Sutter Caen hanno tratti come i musi anfibi, le zanne e i il capo sormontato da tentacoli che fanno pensare a creature come Cthulhu e i Deep Ones. I numerosi riferimenti però richiamano anche altre opere horror: Il poliziotto butterato che vede Trent è un omaggio al film “Maniac Cop – Il poliziotto maniaco”; il passaggio in cui Trent dice che il ricordo della razza umana sarà un mito per i bambini di chi verrà dopo, è un riferimento a “Io sono leggenda” di Richard Matheson; Trent che torna continuamente al punto di partenza è un omaggio a “Operazione paura” di Mario Bava; e l’idea degli occhi sanguinanti e del viaggio nella città fantasma proviene da “Paura nella città dei morti viventi” di Lucio Fulci.
Con questo è tutto. Noi ci vediamo alla prossima.