Dettagli
Titolo: Il contagio Meung – Il cadetto di Guascogna vol.1
Autore: Marco Rubboli
Curatore: Alessandro Iascy e Giorgio Smojver
Collana: Heroic Fantasy Italia
Editore: Delos Digital
Pagine: 132
Data d’uscita: 2020
Prezzo: Euro 3,00
Commento
Non c’è niente da fare, certi eroi non muoiono mai.
Probabilmente poi, nel caso di D’Artagnan, il fatto di impugnare la lama di un fioretto aiuta, persino quando i nemici non sono i soliti sgherri del Cardinale Richelieu, bensì orde putrescenti di non morti. Siamo in Francia, e tutte le storie che Dumas ci ha raccontato si devono ancora svolgere: D’Artagnan non è ancora cadetto dei Moschettieri, Parigi è lontana e il nostro cadetto di Guascogna si ferma come Dumas insegna nella piccola cittadina di Meung. Una sosta che non dimenticherà facilmente. E non per le parole di scherno che un nobilastro (il famigerato “Uomo di Meung”? Scopritelo!) usa per fargli scaldare il sangue, quanto per quel che segue appena il giorno dopo. Meung pare infatti diventata l’anticamera dell’inferno, dove i morti camminano e teschi ghignanti ammiccano all’angolo delle strade. Ed è solo l’inizio dei guai per D’Artagnan…
Narrata in prima persona dal suo protagonista, parte da qui la storia de “Il contagio di Meung“, romanzo breve di Marco Rubboli, che non si fa scrupoli, da bravo tessitore di trame, di infilare il suo spunto all’interno di uno dei tanti spazi lasciati in grigio dalla penna di Dumas. E il risultato è pregevole, anche grazie all’utilizzo inedito ma coerente di personaggi facenti parte del ciclo dei Moschettieri, oltre ad altri accenni più o meno velati al vasto universo della letteratura di cappa e spada.
Gli ingredienti perchè la storia risulti godibile per gli amanti dell’avventura, infatti, ci sono tutti: c’è l’imbastitura romanzesca di taglio storico, c’è l’azione serrata ( i combattimenti all’arma bianca, va da sè, godono della perizia professionale di Rubboli, che com’è noto è Maestro d’Armi ed è quindi, come si dice, “del mestiere”) e ci sono anche temibili avversari soprannaturali. Si rileva, inoltre, e potremmo dire sopratutto, una maturazione della prosa dell’autore.
Chi dei suoi affezionati ha letto infatti il romanzo a sua firma “Per la corona d’acciaio“, che risale ormai a qualche anno fa, non potrà non notare come lo stile di Rubboli, già piacevole, abbia nel tempo guadagnato in scioltezza, consentendo agli avvenimenti tumultuosi de “Il contagio…” di non perdere, messi su carta, la loro capacità di trascinare all’interno delle pieghe di un complotto che rischia di far fare al regno di Francia una fine che tremenda è dire poco.
Tutto perfetto, quindi, neanche una nota storta?
Per una volta sì, ed è bello poterlo dire. Certo, a voler cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe notare come l’uso della prima persona per la voce narrante rischi alla lunga di stufare un po’, ma si tratta di un’espediente nel complesso ben gestito, che non inficia la resa finale del romanzo. Altrettanto, alcuni snodi della trama potrebbero sembrare non così inaspettati, ma questo è altrettanto inevitabile quando ci si inserisce in un filone, quello del già citato genere di cappa e spada, dove la tradizione regna sovrana, e il ripetersi è più un omaggio ai grandi che un limite.
Insomma, se avete sempre amato la sbruffonaggine e il coraggio di D’Artagnan, gli intrighi sopraffini di Milady e la Francia seicentesca del buon re Luigi XIII, qui ne ritroverete un po’ del fascino, sostenuto da tanta azione rocambolesca. Scusate se è poco!