“Gli Eroi di Howard” di AA.VV. – Recensione e Intervista

Nel secondo tomo del Ciclo di Conan  della Newton Compton Editori, alle ultime avventure del Cimmero seguivano alcuni approfondimenti dei curatori Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. Riassumevano a mo’ di storia tutte le vicende del celebre eroe howardiano, in ordine cronologico da “La torre dell’elefante” a “L’ora del dragone”. La narrazione si concludeva con la vita da Re (l’antologia in questione conteneva solo il materiale howardiano), la discendenza, la morte, la figura, il mito. La conclusione recitava all’incirca così: Conan non è scomparso per sempre, anzi, in alcune notti fortunate è sempre possibile scorgerne lo statuario profilo. ll riflesso della Luna sul filo dell’ascia. Dipende solo dalla fantasia degli uomini.

Stasera forse è una di quelle sere. Potremo trascorrerla assieme agli “Eroi di Howard”;  una nuova pubblicazione digitale edita da Cooperativa Autori Fantastici.

Ricordando la vasta produzione howardiana, avremo occasione di leggere storie di altri eroi e altri mondi, oltre ai celebri Kull, Conan e Solomon Kane.

Ecco la lista dei racconti presenti, selezionati tramite concorso.

Ultimo della Stirpe (Bran Mak Morn) di Michele Tetro

La Notte delle Due Lune (Agnes de Chastillon) di Emiliano Dacavich

Ombre su Algeri (Agnes de Chastillon) di Mirko Di Bella

La Regina d’Ombra (Almuric) di Christian Balsamo

Il Sogno dell’Idolo Nero (Bran Mak Morn e Turlough il Nero) di Mariateresa Botta

Una Corona per una Regina (Belith) di Marco Bertoli

La Vendetta di Iarlaith (James Allison) di Niccolò Ratto

Il pitto Bran Mak Morn (O Brule il Lancere?), alle prese con un cupo destino di lande desolate e battaglie perse.

Agnes “l’Oscura” de Chastillion, contadina di un medioevo “delle armi” francese. Ribelle, talentuosa nella spada, maledetta (da qui “l’Oscura”: ogni uomo che cavalca con me muore).

Almuric, ragazzone con sangue nordeuropeo, catapultato magicamente in primitive avventure, in un mondo sconosciuto, dove ritrova se stesso.

Turlogh Dubh (l’Oscuro, o il Nero), viandante solitario del clan O’Brien, esiliato, alla folle ricerca del riscatto e del sangue dei nemici.

Belith la mitica e bellissima Regina della Costa Nera. Principessa e signora dei pirati. L’unica veramente amata da Conan. L’unica tornata dall’Oltretomba per amore.

James Allison, uomo costretto dal destino crudele a poter vivere avventure tramite la metempsicosi.

“L’avventuroso howardiano” è semplice, sparso nello spazio e nel tempo, e magistrale. Per quanto banale, voglio cogliere l’occasione per invitare alla rilettura di alcune delle tante storie di Howard.

In poche righe e una manciata di parole ci ritroviamo in un altrove avventuroso. Un Drakkar nelle Orcadi; uno sconosciuto e preistorico pianeta; sulle vie di Aquilonia; per i vicoli bui di Pechino… Coordinate oniriche, metempsicotiche. Fils rouges vagabondi tra le stelle.

La “Dark Valley Destiny”. Un mondo oscuro e violento, ricambiato con la stessa moneta.

Ribellione contro tutto e tutti, sempre e ovunque.

Non solo contro il “nostro reale”, ma anche e soprattutto il “reale fantastico”. Né riti tribali né civiltà secolari appagano l’eroe howardiano. L’essenza è la lotta. Se vi qualcosa o qualcuno da combattere, bene. Altrimenti lo andiamo a cercare, o ce lo inventiamo. In extrema ratio combattiamo noi stessi, fino alla fine, senza compromessi.

Per veri e propri approfondimenti sul tema rimandiamo ai tanti eccellenti interpreti della filosofia howardiana, in primis il caro “Giuseppi” Lippi.

Per concludere, riflettendo sulla statura di Howard, ci chiediamo: come sarà apparso Howard ai contemporanei? Per noi, sovralimentati da ogni tipo di fantastico, Howard rappresenta ancora una stella polare. Cosa dev’essere stato per un lettore degli anni ‘30, con nient’altro che qualche rivista e forse un cinematografo? Quanto dovevano essere vivide le pagine di Weird Tales?

E poi: se il nostro Robert fosse vissuto tanto da raggiungere una compiuta maturità umana, intellettuale e artistica, cos’altro avrebbe potuto scrivere?

Di seguito, un’intervista del gentile Paolo Motta, curatore dell’antologia “Gli Eroi di Howard”, che ringraziamo per la disponibilità.


J.V. – Prima di tutto, puoi presentarci la Cooperativa Autori Fantastici?

P.M. – È più facile dire ciò che non siamo rispetto a ciò che siamo: non siamo una casa editrice professionista (non abbiamo nemmeno una partita IVA), non siamo nemmeno un’associazione culturale, perché con le leggi attuali le associazioni di nuova formazione potrebbero pubblicare solo per i propri soci. Non so nemmeno se possa andare bene per noi il termine “imprenditori”, che a me fa pensare agli oligarchi della finanza. In ultima analisi se devo dare una definizione, direi “un collettivo di autori che realizza antologie di racconti fantastici in formato digitale”. Da qualche tempo, grazie all’incontro con Massimo Vertua Production, abbiamo potuto realizzare anche due antologie cartacee FuturEvo – Dopo il Grande Disastro e FuturEvo – I Fasti d’Oriente, basati su un universo condiviso a metà strada tra Sword and Sorcery e post-apocalittico creato proprio da me. Parallelamente abbiamo contribuito anche alla rivista a fumetti Sherazade – Mille e Una Storia a Fumetti, della quale, però, si occupa soprattutto Massimo Vertua personalmente. Attualmente cercheremo di dedicarci più al digitale che al cartaceo, un po’ per le minori spese, un po’ perché il nostro principale canale di vendita sono le fiere ed al momento sono sospese a causa del COVID-19.


J.V. – Come nasce l’idea de “Gli eroi di Howard”?

Sicuramente nasce dalla mia passione per Howard e per il genere che lui ha creato praticamente senza saperlo. Sto parlando ovviamente del Sword and Sorcery, anche se racconti di Howard, dedicati ad antieroi come Conan e Kull, apparvero su una rivista dedicata all’horror, ossia Weird Tales. Ed infatti, come voi mi insegnate, il termine Sword and Sorcery fu coniato solo in seguito da Fritz Leiber, in risposta a uno scritto di un giovane appassionato di nome Michael Moorcock. Questo giro di parole è per dire che Robert E. Howard, insieme a J.R.R Tolkien, è l’autore che più ha segnato gli autori fantasy successivi. Mi pareva giusto celebrarlo, anche perché temo che le nuove generazioni conoscano poco le sue opere, anzi è mia impressione che ultimamente il fantasy piaccia più al cinema e in TV che non nella letteratura. In pratica vendono solo tre o quattro autori e gli altri stanno a bocca asciutta, come si suol dire (ride).


J.V. – Seguiranno altri volumi del genere?

P.M. – Noi andiamo per tentativi: abbiamo fatto, come ho accennato, i due volumi di FuturEvo che sono sempre fantasy, Spettrale che raccoglieva storie di fantasmi, Il Bar ai Confini del Mondo che riuniva racconti di diversi generi, accomunati dall’ambientazione in un bar, sulla falsariga di certe antologie di Stefano Benni. Se vediamo che questa antologia howardiana avrà successo, potremmo dedicarci in modo particolare all’heroic fantasy. In fondo anche Gollancz, casa editrice britannica specializzata in fantascienza e fantastico, ha iniziato ad incamminarsi in questi territori solo dopo aver pubblicato 1984 di George Orwell.


J.V. – Rileggere gli eroi Howard in questa veste, oggi. Perché?

P.M. – Perché si è sempre fatto! Già mentre Howard era in vita altri autori scrivevano storie di personaggi ispirati ai suoi: Henri Kuttner creò Elak di Atlantide, sua moglie Catherine Moore Jirel di Joiry, mentre Gardner Fox, noto anche come sceneggiatore di fumetti, inventò Dagar un eroe simil-Conan. In seguito vennero i pastiche che sfruttavano direttamente le creature dello scrittore texano, fornendo loro nuove avventure. In quest’ultimo campo c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalla coppia Carter & de Camp a Karl Edward Wagner, da Paul Anderson fino a Robert Jordan, autore anche dell’high fantasy La Ruota del Tempo, un po’ tutti hanno scritto storie howardiane.


J.V. – Da qui, perché leggere, o rileggere Howard, oggi?

P.M. – Io non sono di quelli che pensano che si DEVE per forza leggere un autore piuttosto che un altro. Pensiamo a quanta gente disprezza Dante o Manzoni, non tanto per carenze nei loro scritti, ma solo perché a scuola è stato forzato a leggerli. Penso solo che a me Howard ha dato e dà ancora grandi emozioni, per cui vorrei trasmettere ad altri questa passione. In fondo come dice Benigni: “Le cose belle è bello anche condividerle”.

J.V. – Non posso non chiedere: qual è il vostro eroe preferito?

P.M. – Non posso parlare per gli altri, ma per quanta mi riguarda, è sicuramente Solomon Kane, lo spadaccino puritano del XVI-XVII secolo. Non a caso, già prima di mettermi al lavoro sull’antologia attuale, in FuturEvo avevo messo come personaggio ricorrente un inquisitore devoto al dio Macon e l’avevo chiamato Sermon di Kein. La citazione mi pare ben evidente, anche se Sermon è un pagano e non un cristiano e vive storie spesso dai toni umoristici al fianco di una ragazza, Klassh, che è follemente innamorata di lui, nonostante il suo voto di castità (ride).

J.V. – Vuoi aggiungere qualcosa?

P.M – Niente di particolare, solo ringrazio il vostro sito di essersi interessato alla Cooperativa Autori Fantastici e spero che i vostri utenti trovino di loro gradimento Gli Eroi di Howard.

J.V. – Grazie Paolo, saluti e in bocca al lupo per la pubblicazione.

Crom!

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