Recensioni: “Racconti di pioggia e di luna” di Ueda Akinari

Dettagli

Titolo: “Racconti di pioggia e di luna”

Autore: Ueda Akinari

Illustratore: in copertina la Donna-serpente di Toriyama Sekien, 

Traduttrice e curatrice: Maria Teresa Orsi

Editore: Marsilio

Collana: Collana Letteratura universale

Pagine: 133 pagine

Prezzo: 15,00€ (cartaceo), 9,99€ (ebook)

 

Sinossi

La raccolta Racconti di pioggia e di luna (Ugetsu monogatari è il titolo originale) contiene nove ghost stories legate al folclore nipponico. I racconti traggono ispirazione anche dalla letteratura cinese e da opere teatrali. Solo all’apparenza restano semplici storie dell’orrore, avendo tutti una finalità moraleggiante più o meno esplicita che, a tratti, assume toni caricaturali. Attraverso riferimenti a fatti storici realmente accaduti, nonché a miti e leggende locali, l’autore mette in scena monaci, samurai, giovani ricchi, demoni e spettri, tutto con la posatezza e i ritmi del racconto popolare rivisto in chiave colta,  a cui aggiunge abili tocchi poetici.

 

Commento

È stato tramite l’antologia Racconti di pioggia e di luna che sono entrata in contatto per la prima volta con la letteratura giapponese del diciottesimo secolo (è comparso nel 1768). Questo non perché io non provassi interesse a riguardo, ma semplicemente perché non mi era mai capitata l’occasione per soddisfarlo. Questo breve e doveroso cappello vuole anticipare al lettore che la recensione che segue non contiene riferimenti e paragoni con altri autori giapponesi del medesimo periodo, e guarda all’Ugetsu monogatari di Ueda Akinari proprio come ad una prima lettura per un neofita di letteratura nipponica.

Sembra che l’autore, Ueda Akinari (Ōsaka, 25 luglio 1734 – Kyōto, 8 agosto 1809), fosse un figlio illegittimo, partorito da una prostituta e in seguito adottato dalla ricca famiglia Ueda. Poté concedersi un’adolescenza oziosa e libertina, ricevendo un’istruzione privilegiata. Provò diverse professioni in vita, facendo infine della scrittura la sua unica attività stabile, quella a cui pare si dedicasse con più passione. L’Ugetsu monogatari è la sua opera oggi più nota, ma all’epoca l’autore acquistò fama grazie ad altre due raccolte di racconti ad essa precedenti: Shodōkikimimi sekenzaru (tradotto Scimmie di questo mondo che hanno orecchio per tutte le arti) e Seken tekake katagi (Caratteri di concubine di questo mondo). Queste sono di genere molto diverso in quanto totalmente imperniate sulla critica, anche scherzosa, delle classi agiate giapponesi e della vita che lui stesso si concedeva.

Racconti di pioggia e di luna è una raccolta d’ambientazione storica, fortemente ispirata alla letteratura classica cinese e a opere teatrali. Molti racconti hanno una collocazione storica definita, ben identificabile dal testo, in cui l’autore non risparmia riferimenti espliciti e dettagliati. S’incontrano figure storiche di rilievo del medioevo giapponese, tra cui imperatori e aspiranti tali, monaci di grande fama e personaggi con una notevole carica drammatica, che Ueda Akinari esalta in descrizioni e dialoghi (venendo così incontro anche ai lettori che non conoscono la storia giapponese). In realtà, come scrive la stessa curatrice Maria Teresa Orsi nella sua ottima introduzione, la collocazione storica dei racconti è funzionale principalmente proprio alla drammaticità delle vicende. In questo senso un appassionato conoscitore ha la fortuna di poter apprezzare appieno l’opera, potendo senz’altro cogliere meglio particolari e tocchi artistici, ma il neofita non si troverà spaesato e non avrà la sensazione di essersi perso qualcosa.

Guardando agli aspetti più propriamente fantastici e orririfici, v’è da dire che questi risultano fortemente smorzati dallo stile scelto, che vuole essere una versione colta e ingentilita del racconto popolare: sembra quasi di vedere la figura del narratore, come di norma accade con tutte le storie che vogliono mostrare una valenza morale. Tra orrore e mistero non mancano passaggi poetici, che divengono a tratti protagonisti e che, oltre ad essere sicuramente graditi agli amanti del genere, possono avere un gran fascino anche per chi si avvicina per la prima volta a testi storici di autori giapponesi. Come manga e anime facilmente mostrano, il folclore giapponese (e cinese anche) ha pari carica drammatica e poetica, basti pensare alle figure dei fantasmi e dei demoni, che si confondono: la dissolutezza in vita diviene dannazione dell’anima e può a volte tramutare uomini e donne in mostri, incarnazioni dei loro vizi e delle loro pulsioni, che sono più di semplici fantasmi. Lo stile scelto esalta questi aspetti non fornendo l’azione che normalmente richiede il lettore contemporaneo, perché non sono l’azione o la tensione i protagonisti dello scritto. Vengono alla mente, per un pratico paragone, i racconti del mistero inglesi (La mummia e altri racconti di Arthur Conan Doyle, link).

Come anticipato, l’intento moraleggiante è ben evidente, anche se non onnipresente, e questo è utile per comprendere meglio l’opera. Il messaggio, o l’insegnamento, che la storia dà l’idea di voler trasmettere sembra pienamente condiviso dal narratore, ma ho avuto l’impressione che Ueda Akinari non volesse indottrinare nessuno. In questo senso potremmo paragonare l’opera ad alcuni racconti di Ambrose Bierce (es. I racconti dell’oltretomba, pubblicato da Newton Compton Editori, collana ZEROQUARANTANOVE), nei quali è evidente un intento critico caricaturale.

Ma torniamo al lettore che si avvicina alla letteratura classica giapponese per la prima volta: oltre a trovare nell’introduzione della curatrice un’utilissima guida, di cui non ha particolare senso che riporti qui contenuti, ha a disposizione:

– un abstract della biografia e delle opere di Ueda Akinariproprio all’inizio del testo; 

– una velocissima nota sulla lettura corretta (pronuncia) delle parole utilizzate;

– la prefazione sintetica ma d’effetto dello stesso autore;

– un glossario a fine opera;

– una più dettagliata biografia dell’autore;

– le note che accompagnano ogni racconto, numerate e non troppo invadenti.

A voler insistere nel trovare almeno un difetto, direi che le descrizioni potrebbero non riuscire a dare al lettore neofita il giusto colpo d’occhio, perché non è questo il loro fine. Ueda Akinari scriveva per chi riusciva bene a visualizzare un monaco buddista o un samurai, aggiungendo la sua poesia. Oggi trovo difficile che ci sia qualcuno che non ci riesca stanti manga, anime, film o semplici pubblicità in circolazione ma, vista l’ottima curatela, l’aggiunta di qualche illustrazione d’epoca all’interno dell’opera non avrebbe di certo guastato.

In conclusione, abbiamo nove storie di spettri dai tratti fiabeschi e poetici, circondate da tutto il materiale che occorre per poterle apprezzare appieno. Direi che Racconti di pioggia e di luna è un ottimo primo libro per iniziarsi alla letteratura giapponese, ma validissimo anche per gli appassionati del genere. Dal punto di vista dell’età dei lettori mi sento di dire che è adatto dai giovani adulti in su, solo perché alcune sfumature potrebbero non essere colte da ragazzi più giovani.

 

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