I racconti di Satrampa Zeiros: “Il sogno di Atlante” di Alberto Henriet

Per la nostra rubrica de “I racconti di Satrampa Zeiros” torna uno dei nostri veterani, Alberto Henriet, che ci propone una storia breve venata di esoterismo con protagonista nientemeno che Aleister Crowley, in esplorazione degli inaccessibili misteri atlantidei…

 

Il sogno di Atlante

 

Aleister Crowley chiuse gli occhi, abbandonandosi alle immagini enigmatiche del sogno veritiero. Il velivolo era una mosca in sottili lamine d’acciaio, e dalle elitre di cristallo, ornate da fili aurei e di platino. A bordo di quel veicolo iniziò il suo viaggio fantasmagorico. Soltanto per mezzo di una preparazione onirica per antinomia, vale a dire imparando a essere l’opposto di sé, gli sarebbe stato possibile visitare il mitico regno di Atlante, noto come Atlantide nel mondo moderno. In qualche modo, lui era per certi versi la mosca, un essere singolare biologico e artificiale, e il mezzo più adatto, in quel contesto speciale, per raggiungere l’arcipelago perduto che erroneamente era stato definito continente. Si abbandonò alla visione: l’obiettivo principale era permettere alle impressioni del viaggio di incidere con chiarezza la morbida cera del suo cervello. E al suo risveglio avrebbe stilato con cura estrema il rapporto esoterico sulla misteriosa terra atlantidea.

La mosca volò in uno spazio onirico che, in un primo momento, era pura assenza di luce, non cromatico e senza alcun dettaglio visivo. Una sottile radianza aurea venne poi a svelare una statua gigante che raffigurava il dio Atlante, il mitico reggitore morale e magico del mondo antico antediluviano. Crowley era consapevole del fatto che questa fosse un’immagine archetipale, un simbolo dell’arcipelago perduto verso il quale stava volando nel suo stato visionario. Volò verso il volto enigmatico della statua che aprì lentamente la bocca. Il velivolo entrò all’interno di quella caverna marmorea. A quel punto, lo scenario cambiò. E avvistò dall’alto l’arcipelago Atlante.

Ogni isola era un’alta vetta montuosa, separata dalle altre da stretti canali marini. Le montagne erano imponenti pareti levigate di roccia che rendevano virtualmente inaccessibili le cime. Il mago volse la sua attenzione all’isola centrale, colpito dalla snella torre aurea che era stata costruita sulla sua cima, e che era sormontata da una sfera di cristallo. Decise di raggiungerla.

La torre era composta da lamine di un metallo che filtrava la luce e il calore del sole in modo tale che soltanto i raggi solari più fini penetrassero all’interno, quelli ritenuti indispensabili alla vita umana. Ed era guardata a vista da una Chimera, una delle creature nate nei laboratori genetici atlantiani come i Centauri, il Minotauro e le Manticore. Lo scopo di questi esperimenti genetici era di creare nuove razze adatte a sopravvivere nei luoghi più diversi e ostili a livello ambientale del nostro pianeta. La Chimera percepì la presenza di Crowley, ombra purpurea sospesa tra le dimensioni, ma le permise di entrare nell’Alta Dimora. Il sembiante mosca non era più necessario ora per il mago inglese, e ridefinì pertanto la propria immagine secondo i parametri umani usuali. La sfera di cristallo era ricolma di zro, una potente polvere volatile d’argento che, in talune condizioni, diventava un fluido iridescente.

Crowley s’inoltrò in un corridoio semicilindrico, illuminato all’interno  da zro iridescente. Era stretto, e permetteva il passaggio di una sola persona per volta. Un senso di claustrofobia prese lo studioso di esoterismo di Albione benché fosse un’ombra onirica in un luogo irreale. Il percorso era diritto come un fuso e non troppo lungo. Infine Aleister sbucò in una vasta sala dal soffitto molto alto, e con grandi finestre dalle quali si poteva godere un magnifico panorama dell’arcipelago antico di Atlante. Al centro c’era uno scranno di metallo ramato, scolpito artisticamente nella forma di un leone. E là era assiso uno dei Signori di Atlante. Aveva petto e spalle enormi, e cosce slanciate. E in lui la forza si accompagnava a una virile e ineccepibile bellezza. Ogni membro delle classi superiori di Atlante presentava un tratto fisico speciale. E questo aveva uno splendido occhio sinistro policromo, e potenziato grazie alla tecnologia più sofisticata che gli permetteva di vedere lontano con estrema precisione.

«Il mio nome è Atlas» disse alzandosi quando i due furono l’uno di fronte all’altro. «I visitatori che provengono da altre dimensioni non sono molto comuni in Atlante.»

 Aveva uno strano mantello di zro in parte fluido e in parte solido, che aveva l’apparenza di una sottile lamina metallica che aleggiava alle sue spalle, emettendo una luminosità attenuata. 

Crowley si presentò a sua volta, inchinandosi lievemente.

«I maghi di Atlante» proseguì il duca, «appartengono a un’antichissima tradizione, e sono gli ultimi esponenti di un popolo che abitava la primordiale Lemuria, una terra dell’Oceano Pacifico, che scomparve molto tempo fa, quando i Lemuriani portarono a termine il compito magico che era stato lo scopo primario della loro esistenza su questo pianeta.»

«Sono stato designato a far conoscere, entro certi limiti precisi, la verità su questo misterioso arcipelago nella mia epoca, che si trova in un futuro lontano» spiegò con calma Crowley. «Ecco la ragione per la quale mi trovo in quest’isola, oggi.»

«Che tu sia allora il benvenuto, mago Crowley d’Inghilterra.»

«Concediamo una straordinaria attenzione ai minerali e ai metalli, che preferiamo al regno vegetale» disse Atlas, mentre accompagnava Aleister nella visita di un prezioso giardino sotterraneo, che si trovava sotto l’Alta Dimora, in una fantastica caverna di roccia. Gioielli luminosi e policromi crescevano come fiori sulle estremità di strutture metalliche vive di incredibile complessità geometrica, che erano ancorate da radici artificiali a pavimenti di malachite elastica e vivente.

«Nei nostri testi esoterici» aggiunse il Signore di Atlantide, «serbiamo il vivo ricordo della provenienza del nostro antico popolo, Lemuriano prima ancora che Atlantiano, dal pianeta Marte. E sappiamo che il nostro obiettivo finale è salpare per Venere, in un progressivo riavvicinamento al Sole. Grandi e gloriosi sono i raggi del nostro padre solare. In merito a questo, non posso essere più preciso. Non sono autorizzato a dire di più.»

Crowley era affascinato da quel mondo antico e singolare, così distante nella forma e nella sostanza dalla decadente età moderna e materialista da cui proveniva. Ascoltava come in trance, e non chiedeva troppo. Sapeva che in ogni caso non avrebbe avuto risposte esaustive su ogni problema sollevato. Era pertanto meglio limitarsi ad ascoltare ciò che Atlas sembrava disponibile a rivelare spontaneamente.

Il tempo trascorreva fluidamente.

«Quando il tempo magico di Atlante si sarà compiuto fino alle sue estreme conseguenze, non vi sarà ulteriore ragione per continuare a vivere su questo pianeta. E allora l’Alta Dimora in cui risiedo con il mio popolo abbandonerà questo oceano, e volerà nello spazio alla volta di Venere. Ma per questo c’è ancora tempo. Nessuno dei nostri maghi ha idea di quando si verificherà questo evento straordinario, e da tutti atteso, di generazione in generazione.»

«Nel mio tempo» replicò Crowley, «Atlante è diventata un mito, una leggenda, un mistero. E ha dato origine a un gran numero di teorie, ipotesi e interpretazioni, spesso molto fantasiose, a volte razionali, ma nessuna è realmente riuscita, a tutt’oggi, a spiegare in modo definitivo il mistero della storia e della scomparsa della tua civiltà.» 

«Allora, mago di Albione sarà per te estremamente difficile imporre questa nuova interpretazione dei fatti, per quanto assolutamente veritiera, nel tuo tempo scettico e profano.»

«Temo davvero che sarà così.»

Il corpo di Aleister era fatto della sostanza dei sogni, eppure la sua permanenza in Atlante, per quanto onirica, tendeva a renderlo simile alla materia, in una transizione temporanea dallo stadio fluido a quello semi-solido. Per questa ragione, Atlas gli diede in dono un anello di platino, che era dotato di un minuscolo specchio, noto come l’occhio degli dei, e che permetteva di osservare qualsiasi luogo o persona in Atlante che desiderasse.

Incuriosito, lo provò. E vide i serpenti di mare giganti che erano i guardiani fiammeggianti delle isole dell’arcipelago, nati dalla combinazione magica dello zro fluido con l’acqua dell’oceano. Osservò i lavoratori delle classi inferiori che vivevano nelle pianure alla base delle montagne aristocratiche. E i prigionieri provenienti da oltremare che, resi schiavi, lavoravano nelle terribili miniere di fosforo fino alla morte. Scoprì le dame locali, che avevano la pelle ora bianca come ghiaccio lucente, ora azzurro pallido e in rari casi di un tenue viola, avvolte in fantasmagorici abiti di sottile metallo vivo e ornati da fiori di gemme policrome. Fino a quella visita onirica, il mago non aveva avuto alcuna idea circa la ricchezza di senso del meraviglioso che sembrava caratterizzare le isole perdute di Atlante. Una strana nostalgia lo prese, che si manifestava come un senso di perdita, collegato al tempo arido da cui proveniva, e al quale avrebbe dovuto fare ritorno poiché il sogno veritiero che stava sperimentando non poteva durare per sempre.

«Sembri triste, mago Aleister» disse Atlas accostandoglisi.

«Il tuo regno, Atlas, è molto diverso dal mondo da cui provengo, e per questo me ne dolgo. Mi chiedo come sia stato possibile procedere, nel corso del tempo, a una simile involuzione materialista. Qui la magia è la scienza delle scienze; nel mio tempo, invece, le abbiamo voltato le spalle, scegliendo la strada di una tecnologia senz’anima.»

«Ogni epoca è un sistema chiuso, e col passare del tempo, il mondo antico con le sue grandi civiltà viene dimenticato, o diventa mito e leggenda, incomprensibile ai più. Noi Atlantiani non ci curiamo del futuro: il nostro unico obiettivo è il passaggio a Venere, che è operazione magica problematica. Non sono sicuro che vedrò un simile traguardo durante la mia vita…»

Nel sogno veritiero di Crowley, l’immagine di Atlas cominciava a perdere concretezza fisica, e ondeggiava come se si trattasse di energia instabile, in bilico tra lo stato fluido e quello solido.

Il mago vide il velivolo a forma di mosca materializzarsi all’improvviso accanto allo scranno. E questo significava in modo certo e inconfutabile che per Aleister la visita di Atlante  stava avendo termine…

Crowley si destò, la mente ricca di immagini sorprendenti. E iniziò a scrivere metodicamente il suo rapporto dal grande arcipelago perduto.

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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