Recensioni: “John Carter e La principessa di Marte” di Edgar Rice Burroughs

Dettagli

Titolo: John Carter e la principessa di Marte

Autore: Edgar Rice Burroughs

Collana: Piccola Biblioteca del Fantastico

Editore: Fanucci

Pagine: 264 pagine

Prezzo: Euro 12,00

 

Sinossi

Nella premessa del libro l’autore spiega che ha trovato un manoscritto del suo defunto zio John Carter e che la storia narrata è vera. John Carter, un ex ufficiale della cavalleria sudista, scappando dagli indiani mentre faceva il cercatore d’oro, si rifugia in una caverna in cui perde la capacità di muoversi e da cui viene misteriosamente trasportato su Marte. Qui è catturato da una razza mostruosa di giganti a sei zampe chiamata “uomini verdi”, stupiti dalle sue capacità di saltatore per via della minore forza di gravità del pianeta. Ben presto, in seguito a una scalata sociale dovuta all’uccisione di alcuni di questi esseri, diventa uno dei capi degli uomini verdi della tribù di Thark, rimanendo comunque loro prigioniero. Poco dopo il suo arrivo una donna degli uomini rossi, altri indigeni di Marte ma più simili agli uomini della Terra, viene catturata a sua volta: si tratta della principessa della città-stato di Helium, Dejah Thoris, di cui John Carter s’innamora trovando corrisposto il suo sentimento.
 

Commento

In America è la rivista Argosy gestita da Frank Munsey a dare avvio al fortunato genere dei pulp magazines, periodici economici stampati su un tipo di carta ad elevata percentuale di “pasta di legno” da cui prende il nome, ed imitata dai celebri Weird Tales e The Unknown.

Questa editoria economica e commerciale, che verrà soppiantata dai volumi paperbacks, si caratterizzerà per numerose pubblicazioni dai vari generi, sportivi, polizieschi hot ad spicy, western, science-fiction, weird-horror e ovviamente fantasy. Nel 1905 Munsey fonderà un’altra popolare rivista The All-story, che avrà il merito di pubblicare le prime opere di uno dei padri della letteratura fantastica: Edgar Rice Burroughs col suo John Carter di Marte.

         L’eroe di Burroughs è catapultato in una società aliena e barbarica dove l’unico elemento che stabilisce il rispetto è la forza bruta e l’uso della spada. La guerra è una pragmatica selezione naturale sul pianeta rosso di Barsoom (Marte) dove i marziani verdi (Warhoon) combattono contro gli “umani” di Zodanga. Ambientazioni esotiche, atmosfere estrapolate dalle Mille e una notte, sensualità orientale, e ataviche pulsioni guerresche animano il sangue dell’ex ufficiale di cavalleria. I romanzi di Burroughs non spiccano per sensibilità psicologica ma fondarono i tropi degli eroi “titanici”, dove uomini maturi e atletici salvano spesso avvenenti fanciulle seminude.

         Un merito di Burroughs è di aver eliminato alcune barriere tra il fantasy e la science-fiction, nei suoi racconti aleggia una misteriosa forza magica che non deriva unicamente dalla tecnologia, Carter fa più uso della spada che di armi aliene e segue un codice di condotta cavalleresco. La narrativa di Burroughs è stata definita planetary romance per aver unito il romanzo d’avventura alla fantascienza e all’esotismo di pianeti alieni.

         Ultimamente molti editori hanno provato a ristampare il ciclo marziano, e dopo G. M. Libri ci ha pensato Fanucci, che ha inserito il titolo nella Piccola Biblioteca del Fantastico di cui ho parlato in precedenza.

Il volume è elegantissimo con una cover realizzata ad hoc da Silverini che abbraccia un cartonato (economico), inoltre il volume, tradotto da Francesco Vitellini, è introdotto da Sandro Pergameno, storico curatore della Nord ed esperto della science-fiction. A conti fatti, per motivi economici ed estetici oltre che critici, sento di consigliare caldamente questa edizione di John Carter di Marte, sperando che l’editore prosegui tutta la saga e ci regali una soddisfazione da collezionisti.

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