I racconti di Satrampa Zeiros “Conan e lo stregone della Stygia” di Alberto Henriet

Alberto Henriet ritorna con un nuovo racconto, e stavolta di offre una fanfiction howardiana dove il protagonista è addirittura il cimmero più famoso di sempre: Conan! E il titolo di questa storia ci avvisa già incontro a quali nequizie andremo incontro. Si intitola infatti…

 

Conan e lo stregone della Stygia

 

La Stygia è una terra meridionale di Serpenti e Stregoneria del Continente Hyboriano.

Conan l’avventuriero aveva compiuto uno strano viaggio di esplorazione del misterioso e ultraterreno Nordheim. Aveva viaggiato attraverso Asgard e Vanaheim, confrontandosi con semidei quali il Demone di Fuoco Surtur e il Lupo Fenris. Aveva superato queste prove terribili grazie alla forza dell’acciaio e alla protezione di Crom in persona, che gli aveva donato un magico talismano: l’Occhio di Asgard, che portava al collo come un medaglione. Rinnovato da questo contatto arcano col divino, tornò nel mondo Hyboriano ordinario. E dopo molte peregrinazioni, si ritrovò nel Sud più tenebroso e inquietante: quello della magia nera della Stygia.

Il suo mantello Asgardiano era una nuvola di sangue alle sue spalle. Al collo, il magico occhio brillava di un lucore d’oro antico. Brache e stivali neri di cuoio rifrangevano i colori cupi della foresta Stygiana. Il suo petto era protetto da una cotta metallica.

Il serpente mostruoso era una spirale d’ottone che si allungava torpidamente per molti piedi attraverso la vegetazione ma sembrava non curarsi della presenza del Cimmero, come se non lo considerasse un antagonista degno di essere affrontato.

Conan era perplesso. Si limitò, quindi, ad aggirare la gigantesca fiera, e proseguì il suo cammino attraverso la cupa foresta, mentre gli echi del rullo dei tamburi lo seguirono, e divennero così costanti che finì col notarli appena. Odiava la stregoneria, ma per un capriccio del destino, aveva finito col trovarsi proprio nella Stygia, nota come il Covo degli Stregoni di Set, il Serpente.

Gli alberi tenebrosi si aprirono progressivamente fino a rivelare un abisso da cui si ergeva la sagoma d’ottone lucente di un castello squadrato, e dalle finestre strette e a sesto acuto, che erano nere lastre di rubino. Sembrava una Cattedrale del Male.

Conan immaginò che fosse la dimora maledetta di un potente e dannato stregone Stygiano. Spinto da un impulso irresistibile al quale non era in grado di opporsi, il Cimmero raggiunse l’entrata del castello: un varco di tenebra lucente senza portale che immetteva direttamente all’interno del maniero. Varcò impavido la soglia, e si ritrovò in una vasta sala, dominata da una foresta di colonne bronzee, che erano serpenti giganti con aurei intarsi.

Conan si sentì a disagio per via della sua istintiva repulsione nei confronti dei rettili ma, ormai, era troppo tardi per cambiare idea, e tornare indietro. L’Occhio di Asgard aveva preso, intanto, a brillare a intermittenza di una vivida nota cromatica color sangue, indice sicuro di una situazione di grave pericolo imminente.

Si avviò con barbara arroganza attraverso il lustro colonnato che creava un’atmosfera strana, drogata dalla potenza della magia nera, che era la nota distintiva del Regno di Stygia. La via tra le colonne era serpeggiante, e portò Conan alla presenza del negromante che dimorava in quel bizzarro palazzo del Male.

Era assiso su uno scranno di nera ossidiana, ed era di un pallore mortale. I suoi occhi erano strani: sembravano cavità scavate nella viva carne del suo volto con un affilato falcetto argenteo, che avesse lasciato sul volto lacrime di sangue nero rappreso. Era ammantato in una preziosa veste aurea a piastre, ma alonata di una radianza tenebrosa. Si alzò dal suo seggio con la fluidità di un serpente umano, e si presentò con fare teatrale: “Io sono Lord Scorpio, un Negromante di Pteion.” Fece una pausa ad effetto, e poi aggiunse: “Benvenuto, Conan di Cimmeria!

Qualcosa passò nella mente del guerriero nordico: il frammento di voci udite nei suoi viaggi nelle Terre Hyboriane del Sud. Pteion, l’antica città abbandonata e maledetta, un tempo abitata dai maghi neri della Stygia, prima che l’avanzare del deserto ne provocasse la caduta, e che, secondo la leggenda, era stata fondata dai misteriosi uomini-serpente di Valusia. Le rovine si trovavano a Sud, lontano dal fiume Styx che segnava il confine settentrionale del regno dei maghi. Lord Scorpio doveva essere antico, sopravvissuto a ere dimenticate, ma il cui ricordo indistinto era ancora in grado di suscitare un autentico terrore.

La sua immagine regale emanava una forza oscura irresistibile, e dietro di lui cominciarono a prendere forma le sagome dorate di scorpioni vivi e aleggianti nell’aria come glifi esoterici stilizzati, in un primo momento, ma che mutarono poi in corpi di mostri, che si posero ai fianchi del mago, come guardie, pronte a usare il loro veleno per difenderlo dal pericoloso guerriero Cimmero.

Conan sentì crescere in sé il furore scarlatto, generato dalla sua istintiva avversione nei confronti della stregoneria e delle sue blasfeme illusioni. Con la mano destra, protetta da un guanto di maglie di ferro, estrasse la spada, macchiata di sangue umano, e si tenne pronto ad affrontare lo stregone di Pteion. L’Occhio di Asgard prese a pulsare al ritmo del suo cuore, e a brillare di una luce color rame. In altre occasioni, nel Nordheim, il gioiello arcano aveva sprigionato sottili raggi di energia per aiutare il Cimmero quando si era scontrato con semidei, difficili da sconfiggere con la sola forza dell’acciaio. Forse, quella tonalità cromatica, simile al rame, indicava che il talismano stava per proiettare nuovi raggi mortali di sottile energia.

Lord Scorpio cominciò ad apparire meno in carne, e più simile a uno spettro policromo, alonato da una cupa radiazione. Gli scorpioni che erano grandi come leoni, e di un oro scintillante, si mossero verso il barbaro per combattere in difesa dello stregone.

Conan s’indignò.

Ecco il tipico atteggiamento di uno stregone, pensò. Cerca di spaventarmi con le sue illusioni magiche, e invece di combattere corpo a corpo come un vero uomo, manda in avanscoperta i suoi mostri. Dannato Crom! Aggiunse. Che tu sia al mio fianco in questo duello contro un essere sfuggente!

Lord Scorpio iniziò a ruotare la mano destra secondo un movimento preciso che tracciò nell’aria un glifo luccicante di energia, e lo proiettò verso Conan. Quando toccò la spada del Cimmero, che si era frapposta tra lui e l’incantesimo luminoso per difenderlo, qualcosa di bizzarro accadde alla lama d’acciaio. Si piegò fluidamente, assumendo la forma di un vivo serpente metallico che si ritorse contro il barbaro, tentando di morderlo con canini allungati da vipera.

Sconcertato e sopreso, il Cimmero prontamente lasciò andare la lama prima di essere morso. L’Occhio di Asgard si attivò all’istante, emettendo un sottile raggio di energia che trafisse la lama serpeggiante, facendola esplodere in un globo di fuoco accecante.  Conan, abbagliato dalla luce, scattò all’indietro, e quasi perse l’equilibrio, scivolando sul pavimento di cupo marmo nero, decorato con scaglie di serpente ambrate. Lo stregone, affiancato da una coppia di scorpioni, si fece avanti, muovendosi  fluidamente come un serpente umano, e senza fretta. Aveva tutto il tempo necessario per eliminare il nordico guerriero, che aveva invaso il suo palazzo incantato.

Conan prese l’ascia che portava con sé come arma difensiva da utilizzare nel caso in cui la spada fosse inutile in un confronto fisico, come stava accadendo in quella situazione. Gli scorpioni, intanto,  presero a muoversi più rapidamente con scatti metallici, aprendo e chiudendo le chele minacciose, che producevano un rumore metallico arrugginito. Il mago sembrò alzarsi al di sopra del pavimento marmoreo, sempre più spettrale, e come esangue e senza carne. Una semplice macchia di vividi colori, tracciata nell’aria in modo sempre meno preciso.

Il barbaro si sentiva venire meno benché non avesse ancora combattuto a livello fisico. Era come se l’aria fosse impregnata di esalazioni drogate, che lo stavano progressivamente stordendo, rendendo ardua la sua reazione fisica contro il negromante. Con uno sforzo estremo di volontà, cercò di mantenere viva la sua attenzione. Non poteva rilassarsi, e perdere i sensi, correndo il rischio di essere eliminato fisicamente dal suo antagonista.

Il mago riprese la sua forma fisica in carne, sangue e ossa. Le iridi dei suoi occhi erano diventate verticali come quelle di un serpente umano. Intorno allo scranno, dal pavimento, s’innalzarono colonne di luce di un rosso pallido, al cui interno, si agitavano forme spettrali di guerrieri di Aquilonia che v’erano imprigionati. Alla vista dei soldati, Conan si scosse, e riprese vigore, determinato a sconfiggere Lord Scorpio, al prezzo della sua stessa vita.

Nel frattempo, uno strano specchio metallico, simile a una lente ad ellisse, apparve sospeso al di sopra del trono di Lord Scorpio, e un’immagine vi prese forma: quella di un gruppo di nove stregoni dell’antica Pteion, che osservavano incuriositi l’inconsueto scontro tra un Cimmero e un potente incantatore della città morta dei maghi di Stygia.

Con l’ascia, Conan aggredì gli scorpioni, che erano così vicini al suo corpo nerboruto che avrebbero potuto attaccarlo mortalmente con le loro chele brillanti. La lama prese a ferire i mostri, che sembravano animati da un’energia arcana inesauribile, benché fossero fatti a pezzi dai colpi tremendi del barbaro, che sollevavano schizzi di icore dai tagli loro inferti. I maghi osservavano lo scontro arcano dalla città Stygiana di Khemi, situata sulle rive del fiume Styx là dove le sue acque tenebrose si gettano nel Mare Occidentale.

Il Cimmero è potente, pensavano comunicando tra di loro telepaticamente, ma non può sconfiggere Lord Scorpio di Pteion, anche se è in possesso del potente Occhio di Asgard.

Conan non si fece distrarre dalla presenza inquietante e gelida del consiglio dei maghi. Ignorò quegli stregoni. E portò a termine il suo compito primario di smembrare gli scorpioni. Il marmo del pavimento era lustro di icore viscido, che si stava decomponendo rapidamente, non appena versato dai corpi dei mostri.

Il negromante di Pteion camminò nel sangue nero delle sue fiere, e si macchiò la preziosa veste aurea, ma non se ne curò. I suoi occhi da serpente erano animati da una fredda ira omicida. Doveva eliminare assolutamente il barbaro. Conan, a sua volta, si fece audace, e si mosse risolutamente verso il deviato stregone, impugnando l’ascia con fermezza. Voleva la testa di Lord Scorpio come trofeo di quello scontro impari. E non si sarebbe fermato fino a quando non avesse decapitato il mago nero.

Le mani artiglianti dell’incantatore continuavano a emettere glifi esoterici  e serpenti  di energia luminosa che scagliava verso il guerriero senza posa. Dall’Occhio di Asgard, che Conan portava al collo, scaturì, tuttavia, una luce intensa, che assunse la forma di uno scudo di energia arcana contro il quale finivano i dardi magici dello stregone, dissolvendosi in scintille.

Lo scontro tra i due fieri antagonisti sembrava avere assunto un certo equilibrio. Il tempo passava, e Conan si rese conto che presto avrebbe ceduto, avendo quasi esaurito le energie fisiche, accumulate nel suo corpo muscoloso e in ottima forma fisica. Il magico talismano donatogli da Crom integrava la sua baldanza fisica, ma la magia nera di Pteion era troppo potente.

Crom! Dannato Signore dell’Acciaio! Aiutami!” gridò.

Il suo dio indifferente, in un primo momento, sembrò non udirlo, o forse non era interessato a venire in suo aiuto. Ma poi qualcosa accadde. Una colonna ebbe un guizzo, e prese vita, serpeggiando verso Lord Scorpio. Il gigantesco serpente dagli occhi di rubino nero silenziosamente giunse alle spalle del negromante, troppo preso dai suoi incantesimi per curarsi di quanto stava accadendo al colonnato. Il mostro si erse minacciosamente e aprì le fauci. Quando questo avvenne, dalla sua bocca, iniziò a stillare un icore velenoso, verde smeraldo, che gocciolò sul corpo del mago. La veste al contatto col veleno si lacerò, e la carne del mago venne intaccata da quel liquido caustico, sollevando una nuvola di vapore luminoso, rosso vermiglio. Lord Scorpio urlò. E il suo corpo prese fuoco, disintegrandosi in mille scintille.

Conan stupito si fermò, e lasciò cadere sul pavimento scuro l’ascia. Era esausto. E cominciava a sentirsi debole. Nello specchio dove i maghi di Khemi osservavano il duello, il gelo scese sul gruppo. E l’immagine svanì. Il silenzio scese all’interno della sala. E Conan si ritrovò improvvisamente solo. Anche i guerrieri spettrali di Aquilonia erano svaniti.

Stanco, ma barbaricamente felice, fece un ultimo sforzo per non cedere alla stanchezza, e decise di uscire da quell’empia costruzione prima di concedersi un meritato riposo. L’Ombra di Crom aleggiò per pochi istanti sul trono vuoto di Lord Scorpio.  Conan sogghignò, e si avviò verso l’uscita del castello.

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