Il romanzo dei Tre Regni: Quando gli dèi camminavano tra cielo e terra

Luo Guanzhong, nato con il nome di Luo Ben, nel XIV secolo, tra il 1330 e il 1400 scrisse “Il Romanzo dei Tre Regni”, un’opera importantissima per l’immaginario popolare cinese e per la letteratura di quel popolo. Rientra infatti tra le quattro opere popolari cardine del genere del romanzo in Cina. Tra esse vi è anche l’opera “I Briganti”, di cui lo stesso Luo Guanzhong è considerato uno degli autori. “Il Romanzo dei Tre Regni” è stato scritto nel 1361, mentre “I Briganti”, conosciuto anche col titolo “Sul bordo dell’acqua”, è stato composto nel 1368. Un altro romanzo fondamentale per la tradizione e il folklore orientale è “Viaggio in Occidente”, o “Viaggio verso Ovest”, scritto nel 1590 da Wu Cheng’en, in cui si narrano le avventure dello scimmiotto Son Goku che, insieme a un bonzo, un kappa, un maiale e altri personaggi che incontra durante le sue avventure, si spinge sempre di più verso lo sconosciuto ed esotico occidente. È interessante vedere come la consapevolezza di ciò che è esotico cambi in base al punto di vista del narratore. Nei viaggi di Marco Polo abbiamo un’idea di ciò che è esotico che ci viene tramandata da svariati secoli, la Cina e l’Estremo Oriente hanno assunto nella mente dell’occidentale un sapore e una sensazione di impossibile, di distante, di una terra che sta al di là dei confini conosciuti del mondo; allo stesso modo, dall’altra parte, dall’Oriente, l’Occidente è visto anch’esso come luogo affascinante e misterioso. Il quarto romanzo cardine del genere popolare cinese è “Il sogno della camera rossa”, scritto nel 1792 da Cao Xueqin. Lu Xun, importante scrittore cinese, considera anche un quinto romanzo popolare cinese “La prugna nel vaso d’oro”, del XVI secolo, che è stato spesso censurato a causa di scene di sesso esplicito.

Il “Romanzo dei Tre Regni” è un romanzo storico ambientato tra il II e il III secolo d.C. Inizia, infatti, nel 169, e termina nel 280. Si tratta di un’epoca mitica, in cui i guerrieri avevano facoltà straordinarie e si confondevano con stregoni strateghi che attingevano a poteri oscuri e arcani, immensi eserciti che combattevano per l’unificazione della Cina, eroi dal carisma e dalle caratteristiche immortali. Il “Romanzo dei Tre Regni” può essere tranquillamente paragonato, come importanza sia artistica sia folklorica, alle epopee medievali occidentali riguardanti i cavalieri di re Artù o al ciclo carolingio.Una differenza sostanziale vi è però nella lunghezza e nella molteplicità dei personaggi: è composto da centoventi capitoli, con una mole di quasi un migliaio di personaggi descritti nell’epopea storica. Vi sono chiaramente moltissimi personaggi famosi, che vengono ricordati ancora oggi nei detti popolari cinesi, per esempio “Parli di Cao Cao, ed ecco che Cao Cao arriva” è molto simile all’occidentale detto “Parli del Diavolo e spuntano le corna”. Cao Cao è uno dei personaggi principali nel Romanzo dei Tre Regni, anche se ogni personaggio narrato ha compiuto qualche gesto eroico degno di nota e su ognuno di essi sono presenti nel folklore dell’Estremo Oriente tutta una serie di storie e leggende.

Dopo la rivolta dei Turbanti Gialli, la Cina, il regno di Huaxia, è nel caos.

Il conflitto è tra i tre regni governati dalle dinastie più potenti dell’epoca : Wei, Shu e Wu.

L’impero, a lungo diviso, deve unirsi; a lungo unito, si deve dividere. Così è sempre stato.”

Le prime righe del Romanzo dei Tre Regni recitano così, come a voler descrivere un movimento umano, ma altresì cosmico, universale, una sorta di legge, di forza, secondo la quale gli uomini tendono a unirsi e a dividersi in una lotta continua che porta ad una trasformazione. Come se il reale stesso fosse caratterizzato da forze che si oppongono, poi si alleano tra loro, poi si dividono nuovamente. Ricorda, questo passo, moltissimo la dottrine orientale del taoismo e alcuni precetti di Confucio.

Nel “Tao Te Ching” Lao Tsu, ricordato come il fondatore del taoismo, trattando del tema dell’oscuro caos ordinato dal quale deriva la realtà nella sua manifestazione, scrive righe altrettanto enigmatiche, ma colme di significato e d’ispirazione.

La via, che è una via, non è la Via. Il nome, che ha un nome, non è un Nome. Senza nome, è l’origine del cielo e della terra; con un nome, è la madre dei Diecimila esseri. Con la facoltà del non sentire, si è vicini a concepirlo; con la facoltà del sentire, si raggiunge la sua forma. Ciò costituisce veramente due cose. Apparendo insieme, il loro nome è facile; a spiegarli insieme, la loro origine è oscura; oscura, questa origine continuamente si oscura. È la Porta dalla quale passa l’innumerabilità degli esseri.”

Il “Tao Te Ching” di Lao Tsu è stato tradotto e rivisto da Duyvendak negli anni Venti, e questo quanto mai enigmatico passo risulta, fornendo al simbolismo cinese un’accezione che segue gli strumenti della logica occidentale, un po’ più chiaro.

La Via veramente Via non è una via costante.
I Termini veramente Termini non sono termini costanti.
Il termine Non-essere indica l’inizio del cielo e della terra; il termine Essere indica la Madre delle diecimila cose.
Così, è grazie al costante alternarsi del Non-essere e dell’Essere che si vedranno dell’uno il prodigio, dell’altro i confini.
Questi due, sebbene abbiano un’origine comune, sono designati con termini diversi.
Ciò che essi hanno in comune, io lo chiamo il Mistero, il Mistero Supremo, la porta di tutti i prodigi.”

Nelle prime righe del “Romanzo dei Tre Regni” sembra quasi che l’autore voglia ricordare al lettore questi concetti, ossia, che è grazie al costante alternarsi del Non-essere e dell’Essere che si manifestano le caratteristiche dell’uno e dell’altro. Allo stesso modo il regno di Huaxia, l’antica Cina, come manifestazione nella realtà, necessita di un continuo scontro, un alternarsi di forze. L’impero, ci viene detto, a lungo diviso, deve unirsi, e così, allo stesso modo, quasi per mantenere un equilibrio dal sapore cosmico, a lungo unito, deve dividersi. Così è sempre stato. Queste ultime parole ci riportano in una dimensione eterna dello scontro, s’intuisce che la battaglia dei Tre Regni non solo è già avvenuta, ma è destinata a ripetersi, all’infinito, secondo una concezione del tempo ciclica comune presso i popoli antichi.

Siamo all’inizio del terzo secolo e la dinastia Han, una volta gloriosa, è in fase di declino. I possibili successori al governo della Cina hanno portato l’Impero sull’orlo della guerra. Complotti di corte fra eunuchi, governatori spodestati e grandi eroi nascono in epici combattimenti. Il popolo cinese, desideroso di pace, si chiede cosa ne sarà della loro vita ora che infuria la guerra in tutto il Paese. La dinastia sembra aver perso il suo appoggio dal cielo.Dopo il tentativo da parte dei Turbanti Gialli di acquisire potere, nel caos più totale emergono tre eroi dal carisma straordinario : Cao Cao, Liu Bei e Sun Quan. Liu Bei si batte per la dinastia del regno di Shu, Cao Cao per Wei e Sun Quan per Wu.

Ognuno di loro vuole conquistare e unificare tutto lo sconfinato reame di Huaxia con il detto “Tutto sotto il cielo”, ovvero, governare tutto ciò che vi è sotto lo sguardo del cielo e degli dei, la terra a loro conosciuta, Huaxia, per l’appunto.Con l’aiuto degli strateghi stregoni più brillanti e degli eroi più coraggiosi del loro tempo, questi tre personaggi ascesero al potere e si impegnarono in una lotta epica per il futuro della Cina.

Affascina ancora oggi il “Romanzo dei Tre Regni” per via della sua comunanza con l’Iliade omerica. Vi sono infatti svariate descrizioni del valore degli uomini in battaglia, degli eroi che combattono con un potere che trascende la terra e si spinge verso il più profondo e distante dei cieli, le quali ricordano l’epica greca antica. La letteratura fantastica eroica e quella di genere “spada e stregoneria” in un certo senso eredita questo gusto per il carisma e per la forza, spesso soprattutto forza interiore, dei personaggi protagonisti.

Il “Romanzo dei Tre Regni” è un’epopea vastissima e imponente, proprio come le gesta e i fatti da essa riportati. È un’opera importante, perchè è nella memoria di gesta epiche di grandi eroi, mortali, che l’umanità contemporanea può ritrovare lo spirito, la forza e il coraggio di lasciare un’eredità nei confronti dei posteri. “Tutto sotto il cielo”.

Liu Bei è un pretendente al trono della dinastia Han, dipinto come il più onorevole e meritevole, un eroe dalle caratteristiche che ricordano l’epica cavalleresca e i valori del cavaliere in epoca medievale, in Occidente. Liu Bei è un discendente degli Han, ed è su questo legame di sangue che viene legittimata la sua pretesa al trono agli occhi del lettore, oltre che per le caratteristiche morali del personaggio. Nonostante egli possegga un cuore gentile e un animo nobile, non detiene i mezzi militari e le tattiche necessarie per raggiungere il successo sperato, ma attira attorno alla sua figura carismatica alcuni dei più memorabili eroi del “Romanzo dei Tre Regni”. È famoso il passo del “Giuramento nel Giardino di Pesco”, in cui Liu Bei e Zhang Fei e Guan Yu, pur non essendo fratelli di sangue, celebrano la loro fratellanza con queste parole :

Noi non chiediamo di nascere nello stesso giorno, noi chiediamo di morire nello stesso anno, stesso mese e stesso giorno”

Sono parole forti, come se la morte legasse gli eroi di queste antiche epopee più della vita trascorsa assieme. Sono, in un certo senso, gli ideali in comune ad unire i tre guerrieri, che diverranno i più celebri e ricordati nella storia. Vi è qualcosa nel morire lo stesso anno, lo stesso mese e lo stesso giorno che lega i tre fratelli, la consapevolezza che la carne deperisce e muore, ma le gesta, il ricordo, la memoria, il significato di un’esistenza, quelle sono cose eterne e immortali.

Il “Romanzo dei Tre Regni”, così come anche gli altri romanzi popolari cinesi, è ricchissimo di significato. L’abilità degli orientali di sintetizzare un significato dal sapore immortale in pochi versi o poche righe è indubbia. Non per niente le filosofie orientali si basano su precetti, su aforismi stringati e simbolici, su enigmatiche considerazioni a metà tra il cielo e la terra, proprio come i filosofi presocratici, Eraclito, per fornire un esempio.

Il legame tra i tre stabilisce un forte tema che si snoda per tutto il racconto. In seguito, dopo aver ottenuto l’aiuto di Zhuge Liang, un saggio taoista ed esperto stratega, l’influenza di Liu Bei aumenta rapidamente.

La figura di Zhuge Liang è caratterizzata da una spiccata propensione alla strategia militare e talvolta gli è attribuita qualche connotazione del tutto fantastica e magica. Zhuge Liang era un grande stratega e un grande saggio e filosofo nel senso più antico del termine, ma anche, nel “Romanzo dei Tre Regni”, una figura legata al sovrannaturale e alla stregoneria.

Manchevole di dardi per la battaglia, è sua l’idea di raccogliere le frecce necessarie per contrastare l’esercito di Cao Cao tramite l’utilizzo di uomini di paglia, spaventapasseri in poche parole, che, prendendosi addosso centomila frecce posti su barche nel mezzo di un fiume, confusi dalla fitta coltre di nebbia che Zhuge Liang aveva previsto, riportarono all’armata di Liu Bei il quantitativo necessario di munizioni.Zhuge dispose la sua flotta di fronte al nemico. Quando le frecce piovvero – più fitte del nevischio e più taglienti della grandine – semplicemente si conficcarono negli uomini di paglia sul ponte della nave, creando un portaspilli a grandezza d’uomo. Una volta che gli uomini di paglia sulle barche ricevettero tutte le frecce che potevano e le barche cominciavano ad abbassarsi in avanti sotto il peso delle frecce, Zhuge girò le barche a poppa. Quando gli uomini di paglia a poppa ricevettero le frecce, le barche riacquistarono equilibrio.

“Come hai fatto a inventare un simile piano brillante?” chiesero i generali.

“Un buon generale deve essere esperto, non solo nella strategia di battaglia, ma anche in astronomia, geografia, divinazione e nei principi di yin e yang”, rispose Zhuge. “Ho previsto la nebbia pesante con tre giorni di anticipo e così ho ideato il mio piano”.

Quello che seguì fu conosciuta come la Battaglia della Scogliera Rossa, e quelle centomila frecce furono l’elemento chiave per la vittoria fondamentale per le forze del Sud. Le centomila frecce impedirono l’avanzata di Cao Cao e respinsero quel poco che restava del suo esercito. Cao Cao guidava l’esercito del Nord, mentre Wu e Shu alleati insieme rappresentavano sud-est e sud-ovest della Cina. Fu proprio dopo la Battaglia della Scogliera Rossa che i Tre Regni, belligeranti tra loro, entrarono in una situazione di stallo, dando inizio all’Era dei Tre Regni. Cao Cao è l’antitesi di Liu Bei che, spietato e senza scrupoli, fece giustiziare un migliaio di civili in un impeto di rabbia. È un uomo che si lascia andare ad ambizioni e a gesti di furia degni di un dio. Ha dalla sua parte un esercito molto fedele e che condivide i suoi ideali di conquista e di potenza, per molti è la guida ideale per porre fine al caos in cui l’antica Cina è sprofondata. Cao Cao è un eroe particolare, anch’egli cammina tra cielo e terra, in quanto sappiamo che fu anche poeta e che il suo stile influenzò la poesia cinese tanto da essere considerato uno dei poeti antichi fondamentali per lo stile poetico cinese. È senza dubbio affascinante la figura di un vero e proprio tiranno che sa cristallizzare la realtà tramite la fine e delicata arte della poesia, come se in Cao Cao stesso vivessero i due principi di Yin e Yang. Un guerriero poeta.

Nel frattempo, il clan di Sun controllava la maggior parte del sud della Cina. All’età di 18 anni, dopo che suo fratello maggiore venne assassinato, l’uomo dalla barba rossa Sun Quan salì al potere. Durante la decisiva “Battaglia di Chibi,” Sun Quan si alleò con Liu Bei per contenere l’esercito di Cao Cao che avanzava sul fiume Yangtze. La loro alleanza fu però di breve durata e i tre regni continuarono a manovrare e competere per il futuro della Cina.

Il titolo cinese del romanzo, “San Guo Yan Yi” (三國演義), può anche essere tradotto come i “Tre Regni eseguono l’Yi.” Il termine Yi (pronunciato ee) si traduce più esattamente come “giustizia” o “dovere”, ma il concetto si espande fino a comprendere onore, benevolenza, lealtà, altruismo e fratellanza.

L’Yi spiega le relazioni virtuose tra governanti e governati, padri e figli, mariti e mogli e tra fratelli e amici. Nella società tradizionale cinese era una regola accettata, non importava cosa accadesse, si doveva osservare l’ Yi.

Forse la realizzazione finale dell’ Yi può essere vista nel carattere del generale Guan Yu.

I cinesi costruirono molti templi dedicati a questa figura che venne ricordata come l’incarnazione dell’essenza della guerra, o più semplicemente, dio del combattimento in campo aperto.

Fu il suo indomito spirito Yi che lo rese maggiormente memorabile. Di fronte a una probabile sconfitta, questo guerriero un tempo imbattibile, pronunciò le frasi immortali:

Qualora le mura della città dovessero cadere questo significherebbe morire ma questo è tutto. La giada può essere frantumata, ma non si può cambiare il suo candore. Il bambù può essere bruciato ma il suo rizoma non può essere distrutto. Il corpo muore ma il nome vivrà in eterno.”

Guan Yu rappresenta lo spirito del “Romanzo dei Tre Regni”, un urlo di migliaia di eroi che squarcia il tempo e che raggiunge i nostri sensi, di noi contemporanei. Un uomo che è diventato un dio. L’essenza stessa della vita e della morte, dello Yin e dello Yang, danzano come in un duello di spade nel Romanzo di Luo Guanzhong.

È un’opera dotata di una potenza evocativa al pari dei poemi epici greci, e che ricorda nella descrizione delle gesta eroiche il ciclo bretone e il ciclo carolingio medievale occidentale. Vi è tuttavia, a mio parere, una differenza sostanziale. Sebbene l’epopea e l’epica sia sempre stata l’espressione di una collettività, nel Romanzo dei Tre Regni, tramite il concetto di Yi, l’elemento della moltitudine e del collettivo diventa preponderante e fondamentale.

Questo è importante anche per capire molti aspetti anche contemporanei e moderni del popolo cinese, così come per qualsiasi altro popolo, studiando e vedendo quali siano le sue radici, le sue storie, la sua immaginazione collettiva, i suoi dei, possiamo capire molto. Quello che è certo è che la figura dell’eroe, la sua essenza, il suo vero spirito, sia a Occidente, sia a Oriente, potrebbe essere riassunta nelle parole di Guan Yu, “il corpo muore ma il nome vivrà in eterno”.È per via di tale consapevolezza della caducità umana che un eroe si rivela tale.

Nello scenario dell’Epoca dei Tre Regni vi è una figura che vale la pena menzionare. È un outsider, una scheggia impazzita, un personaggio che è puro caos, pura ebbrezza guerriera. Si tratta di Lu Bu, detto “Generale volante”, in cinese Fengxian. Costui è alla ricerca di guerrieri sempre più potenti da sconfiggere, e non si dimostra un buon comandante, nemmeno un buon stratega, è semplicemente un combattente. Durante la trama del Romanzo lo vediamo prima al servizio di Ding Yuan, come prefetto imperiale, impegnato a sedare la rivolta dei Turbanti Gialli, poi al seguito di Dong Zhuo, consigliere dell’imperatore Ling Han, divenuto tiranno dopo la morte di quest’ultimo, che lo impiega come risorsa, dopo avergli donato il leggendario destriero Lepre scarlatta, contro la coalizione dei nobili che volevano deporre Dong Zhuo dal trono dell’imperatore.

È famoso nella tradizione popolare cinese il duello tra Lu Bu e i tre fratelli Liu Bei, Guan Yu e Zhang Fei, che furono sconfitti tutti e tre in una volta sola. Lo scontro avvenne durante l’assedio della porta Hulao. Lu Bu, nell’immaginario comune orientale, è considerato un guerriero dalla forza e dalla capacità quasi sovrumane, sebbene mortale. Questa è la caratteristica di tutti i guerrieri del “Romanzo dei Tre Regni”: hanno qualcosa di divino, camminano a metà tra cielo e terra. Lu Bu non è ricordato per la sua morale, non è spietato e determinato a raggiungere il potere assoluto come Cao Cao, ma è ricordato per la sua forza. Non è un alleato fedele, in quanto uccide il suo primo patrigno, Ding Yuan, che lo aveva fatto intervenire durante la rivolta dei Turbanti Gialli, e poi Dong Zhuo stesso, che gli aveva dato in dono Lepre scarlatta. Dong Zhuo aveva approfittato del caos seguito al colpo di stato dei dieci eunuchi per usurpare il potere mentre gli altri nobili tornavano alle proprie marche, e fece di Lu Bu il proprio figlio adottivo e più importante generale, convincendolo ad uccidere il proprio patrigno Ding Yuan e a passare dalla sua parte. Qui, Lu Bu fu vittima di un complotto ordito da Wang Yun, anziano ministro dell’impero che voleva liberare la dinastia imperiale dall’usurpatore Dong Zhuo. La figlia di Wang Yun, Diao Chan, fu promessa in sposa ad entrambi, creando fra loro un conflitto che sfociò nella morte di Dong Zhuo per mano di Lu Bu stesso. Ucciso il suo secondo patrigno, Fengxian divenne un servitore dell’impero, ma la città, cinta d’assedio da due generali di Dong Zhuo, Li Jue e Guo Si, cadde, e Fengxian fu così costretto a fuggire nuovamente, mentre l’impero tornava in balia di traditori.

Lü Bu trovò rifugio da Yuan Shao, ma presto lasciò il suo servizio e strappò a Cao Cao il controllo della provincia di Yan, approfittando dell’assenza di questi che aveva mosso guerra alla provincia Xu. Sconfitto da Cao Cao e costretto nuovamente alla fuga, giunse da Liu Bei, prefetto della provincia Xu, che lo nominò governatore della città di Xiaopei. Fengxian, approfittando dell’assenza di Liu Bei che era partito per combattere contro l’esercito di Yuan Shu, prese il controllo della provincia. Liu Bei chiese dunque aiuto a Cao Cao per recuperare il territorio, e portò con quest’ultimo assedio alla capitale della provincia. Lo stratega di Cao Cao, Guo Jia, fece deviare il corso del fiume, che inondò la città fiaccandone il morale: Lu Bu si dimostrò di scarso valore come comandante, sfogando la sua frustrazione sul suo esercito già fiaccato nel morale prima ubriacandosi e punendo ingiustamente alcuni suoi ufficiali, poi privando l’esercito del vino, per evitare che la truppa si sollazzasse. Questo portò al tradimento da Hou Cheng, Song Xian e Wei Xu, suoi ufficiali: gli furono sottratti la sua leggendaria alabarda e il suo destriero Lepre Scarlatta, e in seguito lo stesso Lu Bu fu portato in catene da Cao Cao. Lu Bu chiese a Cao Cao di entrare al suo servizio, ma questi, dopo che Liu Bei gli ebbe ricordato la sorte di Ding Yuan e Dong Zhuo, lo fece giustiziare per strangolamento. Lu Bu è quindi un guerriero che è trasversalmente presente presso ogni corte e ogni regno in battaglia per la supremazia sul reame di Huaxia. Incarna la voglia di combattere, senza uno scopo e senza una motivazione. È molto celebre nel folklore popolare ed è, come i tre fratelli Liu Bei, Guan Yu e Zhang Fei, ricordato ancora oggi per Lepre scarlatta, il suo destriero, e la sua alabarda. Rappresenta il guerriero invincibile, al quale tuttavia manca l’Yi che è il substrato su cui si sviluppa tutto il Romanzo dei Tre Regni, è un individualista, è un egocentrico, un folle, è un guerriero simile per certi versi alla figura storica di Nobunaga Oda. La storia insegna, e anche l’epica e la poesia, che questo tipo di combattenti e di guerrieri sono resi ciechi dal loro cercare continuamente un avversario più forte, fino ad arrivare a considerare la guerra non più un’arte, che ha un fine superiore, “Tutto sotto il cielo”, bensì qualcosa che ha a che fare con l’individuo, e non con lo spirito collettivo. Questo va un po’ in contro tendenza rispetto a ciò che il “Romanzo dei Tre Regni” vuole porre come fondamento e che porrà nei secoli come pilastro della cultura e della tradizione orientale, l’elemento della collettività. Forse è per questo che si dice che Lu Bu abbia addirittura implorato prima di essere giustiziato, ma io vedo qualcos’altro, un guerriero che, non avendo trovato nessuno di più forte di lui, arriva a confrontarsi con l’unico ente in grado di sconfiggere un mortale, la morte stessa. Molti autori, anche contemporanei, hanno romanzato molto sul personaggio di Lu Bu, un guerriero reso folle forse dalla sua stessa potenza e dal suo stesso smanioso desiderio di vivere al limite, di vivere intensamente, fino alla fine, rendendolo quasi un Conan il Cimmero di Robert E. Howard ante litteram. Restano sempre certe e imperiture le parole di Guan Yu, anche per il personaggio storico e mitico di Lu Bu, “il corpo muore ma il nome vivrà in eterno”.

Li immagino banchettare in una sala, tutti questi eroi, ognuno di loro, scambiandosi aneddoti di guerra e raccontandosi storielle divertenti, mangiando a sazietà, ridendo rumorosamente, sguaiatamente, delle loro vite mortali. Hanno camminato tra gli uomini con la fierezza e la forza di spirito di un dio, in un’epoca persa tra le nebbie del tempo.





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