Recensioni: “The Witcher – The Nightmare of the wolf”

The Witcher : The Nightmare of the Wolf” è un film d’animazione uscita sulla piattaforma di streaming Netflix recentemente. E’ un lungometraggio che ha la funzione di prequel nei confronti della storia della serie live-action, uscita sempre per la medesima piattaforma.

Proprio come la serie, anche il film pone l’accento più che sugli intrecci della trama, resi in maniera abbastanza semplice, sulla parte sovrannaturale e magica della saga dello Strigo.

Dal punto di vista scenico incantesimi e mostri, nonché combattimenti spettacolari con le spade, fanno sempre piacere all’occhio dello spettatore.

Tuttavia nel suo complesso risulta un lungometraggio che rispetta i canoni tipici delle serie, buona, molto buona nelle ambientazioni e nell’atmosfera, ma troppo lenta e vaga nella narrazione della trama. Ad ogni modo “The Witcher : The Nightmare of the Wolf” risulta un film godibile da qualsiasi appassionato di letteratura fantastica e di anime giapponesi. Lo stile di animazione, infatti, risulta essere un misto tra l’animazione occidentale e quella orientale.

La dinamicità dei combattimenti di Vesemir, maestro di Geralt di Rivia su cui s’incentra il film, ricorda molto l’animazione di stampo nipponico, i colori accesi e l’accento posto sulle parti più orrorifiche e sovrannaturali sono un’altra caratteristica tipica degli anime. Dall’altro lato della medaglia, tuttavia, vi sono alcune scene e sequenze del lungometraggio che sono disegnate in una maniera un po’ massimale, il film sembra quasi cambiare di netto e rimbalzare da un mondo ad un altro, dalle scene d’azione a quelle dedicate all’infanzia di Vesemir che invece hanno disegni meno dettagliati.

Il film si basa sulla figura del mentore di Geralt, Vesemir. E’ un Vesemir giovane e irriverente, un Witcher spavaldo, cresciuto in estrema povertà, come servo, e divenuto un avventuriero coraggioso, famoso, ma soprattutto ricco. Vesemir è protagonista di una sorta di evoluzione durante la trama, da pensare apparentemente solo a ubriacarsi e a spendere i suoi denari in lussi e vizi, diviene colui che dovrà portare avanti la Scuola del Lupo, addestrando e creando altri Witcher.

The Nightmare of the Wolf” si presenta anche come background concettuale degli eventi narrati nei libri e approfondisce alcuni aspetti, come ad esempio l’assedio di Kaer Mohren, che è il punto focale di tutto il film, e la discriminazione e l’odio sempre crescente nei confronti dei Witcher, visti come mostri dal popolino, in quanto mutanti creati dall’alchimia.

Kaer Mohren è un antico maniero dove gli Strighi vengono addestrati, e mutati dalla condizione di essere umano a Strigo tramite un processo alchemico al limite del proibito e della magia nera.

Kaer Mohren nella lingua antica Caer a’Muirehen significa Fortezza Marina, poiché le sue mura sono costellate di molluschi e gusci di creature marine fossilizzate, un tempo infatti si pensa si affacciasse sul mare.

Ai tempi degli eventi narrati la fortezza ha l’aspetto di una roccaforte medievale, immersa tra montagne innevate e gelide, e può essere raggiunta solo tramite uno stretto sentiero chiamato “La Pista”.

I fanatici, capitanati da un mago, attaccano Kaer Mohren, e vediamo nel film l’assedio, di cui poco si sa dalla saga di romanzi, se non che tutti i Witcher, tranne Vesemir, perirono, e tra essi moltissimi chiamavano Kaer Mohren casa.

Durante le avventure di Geralt di Rivia il suo maestro Vesemir è l’unico vero abitante della fortezza.

La figura di Vesemir risulta, nel film, carismatica e insieme al suo mentore Deglan e alla maga Tetra forma un trio di personaggi strutturati e dettagliati, gli unici in tutto il lungometraggio che sono degni di nota, insieme al perduto amore giovanile di Vesemir che, mentre lui in quanto Witcher non è invecchiato molto, lei nel presente del maestro di Geralt è ormai quasi settantenne.

Questo è un altro elemento che sottolinea la diversità dei Witcher e la figura che essi rappresentano nei romanzi di Sapkowski e nell’ambientazione utilizzata nella serie live-action e nei videogiochi.

Un Witcher è qualcosa a metà tra l’umano e il sovrannaturale, non è frutto di malvagità, come lo sono i mostri che essi affrontano, ma sono comunque distaccati dagli uomini comuni, sono qualcosa di differente. Dal punto di vista morale, spesso lo Strigo si dimostra migliore sia dei nobili, sia del popolino, tuttavia per le sue caratteristiche da mutante risulta un personaggio enigmatico, di cui la gente diffida, anche se spesso risulta l’unica arma utilizzabile contro i mostri.

Il film nel suo insieme risulta piacevole. Non si tratta di un capolavoro, né di un totale flop. E’ più che altro uno spunto di riflessione, un accenno a un background e a un evento importante per il mondo di “The Witcher”, e da un approfondimento, uno sguardo, sul passato e sulla figura di Vesemir, mentore e maestro di Geralt. Vediamo anche un piccolo e inedito Geralt senza ancora i suoi fluenti capelli bianchi. L’atmosfera e l’ambientazione rispetta abbastanza fedelmente quella dei romanzi, anche se si sposta, ovviamente, molto di più verso l’intento di fornire un prequel alla serie Netflix, più che alla saga originale di Sapkowski. Si tratta quindi di un film ispirato ad un’ambientazione, adattata in un certo modo e per un certo tipo di mercato. Consiglio ai fan più accaniti della saga di guardarlo, che comunque apprezzeranno le sequenze di combattimento e le animazioni, ma di non cercare l’atmosfera dei romanzi di Sapkowski, poiché il film risulta molto lineare e semplice, d’altronde credo anche che sia rivolto ad un pubblico piuttosto giovane e che sia un buon tentativo di avvicinamento alla saga, e si tratta pur sempre di un adattamento.

Risulta, a mio avviso, una piacevole ora e mezza, se non altro dal punto di vista prettamente visivo, e per quanto concerne l’aspetto dell’animazione nipponica mista a quella occidentale che è, in questo film, un misto abbastanza equilibrato.

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