Recensioni: “Il cerchio di pietre” di Enrico Graglia

Dettagli

Titolo: “Il cerchio di pietre”

Autore: Enrico Graglia

Editore: GoWare

Pagine: 390

Prezzo: euro 17,99

Data d’uscita: dicembre 2020

 

Commento

Miscelando tropi della dark fiction più classica, il teen-drama horror e presenze fantasmatiche e mistiche, a un’ambientazione atipica e originale come il Piemonte, il romanzo d’esordio di Enrico Graglia, Il Cerchio di Pietre, si rivela essere un’ottima prova di scrittura per gli amanti del fantastico.

Lo stile dell’autore asciutto e lineare, senza essere scevro da innesti lirico-evocativi, ci introduce nell’abisso personale e poi reale del giovane Vincenzo che, entrando in contatto con una misteriosa pietra, sembra subire l’influsso di potenze soprannaturali. Interessante a livello antropologico e letterario il disfacimento della realtà a favore di un other world immaginifico grazie alla pietra. Mettendo da parte una plausibile  connessione al folklore germanico di matrice runica e l’esotismo totemico rintracciabile in varie culture insulari (Australia, Rapa Nui, Nuova Zelanda, Polinesia) possiamo circoscrivere la carica weird della pietra in altri testi del medesimo filone. Sicuramente l’autore,  attento lettore di genere, avrà letto e apprezzato Clark Ashton Smith (famosi i racconti con pietre e manufatti di ere pre-pre-storiche); in egual misura si palesa la presenza di Arthur Machen (già dal titolo di un suo romanzo breve Il Cerchio Verde), famoso studioso e scrittore gallese.

 

Invece, rimanendo in campo italico, la recente lettura dei racconti di Giovanni Magherini Graziani, autore poliedrico che innestó il fantastico grottesco in una cornice contadina, mi ha ricordato come le pietre siano anche entità che assopiscono il malocchio e la sfortuna. Infatti distruggere un limes di pietre o un luogo caratterizzato dalle rocce significa attirarsi l’attenzione di tenebre funeste.

Tuttavia, mi si perdoni la digressione, da questo momento Vincenzo muta sostanzialmente e l’ambientazione si ammanta nel progredire della lettura di una forte carica gotica e spettrale. I rapporti umani si fanno più sfilacciati perché le visioni psichedeliche e oniriche disconnettono la mente umana fino a proiettarla su piani metafisici venati da deliri lovecraftiani.

Come al mio solito non mi soffermo sulla trama,  ma garantisco la presenza di un abile uso del pathos drammatico che collabora con un ottimo ritmo narrativo. Profondità psicologica e intrattenimento si fondono in un’ottima amalgama narrativa che permette di divorare il romanzo nonostante il richiamo classico di una lotta tra bene e male di stampo pseudo-manichea. Ho davvero apprezzato la sensibilità con cui Graglia ha toccato i temi dello sciamanesimo, del misticismo e delle istanze esoteriche. Ciò vuol dire che per imbastire il suo romanzo d’esordio l’autore non ha soltanto lavorato sulla materia narrativa in sé ma ha saputo puntellare la trama con possenti richiami di natura antropologica, localistica e delle scienze occulte.

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