Recensioni: “Minas Tirith – #24” di AA.VV.

Dettagli

Titolo: “Minas Tirith – Rivista della Società Tolkieniana Italiana – #24

Autore: AA.VV.

Editore: L’Arco e la Corte

Pagine: 316

Prezzo: 20,00 euro

Data d’uscita: novembre 2021

 

Sinossi

La prima rivista italiana di respiro accademico su J.R.R. Tolkien e il fantastico in generale, ospita i più recenti saggi e studi storico-letterari su tematiche tolkieniane, abbracciando anche altre discipline come le arti visive, la filologia e l’antropologia del folklore. Curata da A. Stanchi. Hanno collaborato a questo numero: Giuseppe Scattolini – Gabriele Bonomelli – Cecilia Drudi – Enrico Spadaro – Davide Gorga – Gianluca Comastri – Lorenzo Pennacchi – Mauro Toninelli – Alberto Nutricati – Caterina Ciuferri – Luca Manini – Martina De Nicola – Manuel Pezzali – Sebastiano Tassinari – Giorgia Pinelli – Paola Cartoceti.

 

Commento

Minas Tirith è rivista che può ormai vantare lustri di tradizione, un contenitore di studi tolkieniani nato quando questo aggettivo era tutt’altro che di moda, e anzi, faceva scappare a gambe levate persino qualche lettore che, in fondo, riteneva l’autore de Il signore degli Anelli un semplice scrittore di avventure immaginarie, cui era stravagante assegnare la dignità di oggetto di studio vero e proprio. Acqua passata, per fortuna. Ma non Minas Tirith, che, nella sua veste attuale, davvero non ha nulla da invidiare alle più blasonate pubblicazioni accademiche.

Perché di questo, in fondo, si tratta, ovverosia di una raccolta periodica di materiali, studi, approfondimenti, inerenti non solo l’attività letteraria del Professore in senso stretto, ma anche tutti quegli ambiti ad essa tangenti, e non per caso: filosofia, storia, teologia, linguistica e – come si dice in questi casi – molto altro.

Ma un molto altro che non è mera espressione retorica, perché sul serio Minas Tirith intende con i suoi contributi, e sulla scorta di un nutrito comitato scientifico, offrire quello che da sempre gli appassionati e gli studiosi di Tolkien ricercano: vie nuove per riannodare i tanti fili che pendono, come esche intellettuali, dagli arazzi rutilanti delle vicende della Terra di Mezzo. Fili che sono guida in un labirinto necessariamente incompiuto e tuttavia inesauribile, come avviene sempre per le opere destinate a divenire classici imperituri.

Il numero 24, da poco uscito, è paradigmatico di quanto detto finora: non solo MS si pregia di una nuova veste grafica, ma mette in campo un nutritissimo indice, diviso in macroaree, capace di fornire un ottimo specchio della qualità della testata. Si comincia infatti con trattazioni riguardanti la biografia di Tolkien (interessantissimo l’articolo sulle origini del suo famoso monogramma), per passare poi al lato letterario, ovviamente protagonista, di cui è doveroso segnalare il contributo di Davide Gorga sull’iniziazione cavalleresca nel racconto “Il cacciatore di Draghi”, e la disamina di Lorenzo Pennacchi dedicata al rapporto tra Tolkien e il mondo delle Fate, ben più ampio di quanto anche il solo saggio “Sulle fiabe” lasci intendere. Gli altri grandi ambiti sono dedicati poi ai “Confronti” in senso lato – come quello tra il Professore e Guareschi, radunati sotto il cappello della comune esperienza di scrittori cattolici – e al da noi poco noto “Dialogo di Finrod e Andreth”, in cui le prospettive della speculazione teologica riguardante elfi e uomini raggiunge il suo picco.

Già solo questi cenni, scarni rispetto alla ricchezza di materiali presenti nel numero in questioni, bastano tuttavia confermare quanto riferito più sopra rispetto alla varietà di spunti presenti all’interno di MS, notevoli per cura, specie in raffronto alla mole di dilettantistiche ovvietà che affliggono la pubblicistica di argomento “fantastico”. Si dice spesso – a ragione – che dietro l’esplosione pop dell’immaginario tolkieniano ci sono profondità inattese, “radici profonde”. Minas Tirith è l’occasione buona per scoprire che è vero, e fare il salto da appassionati a cultori.

 

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