Recensioni: “Guerra nella Terra di Mezzo. Battaglie, duelli, stratagemmi e potere nelle opere di J.R.R. Tolkien” di Marco Rubboli

Dettagli

 

Titolo: “Guerra nella Terra di Mezzo. Battaglie, duelli, stratagemmi e potere nelle opere di J.R.R. Tolkien“

Autore: Marco Rubboli

Collana: Fantàsia

Editore: Il Cerchio

Genere: saggistica

Pagine: 300

Prezzo: 32,00 Euro

Data d’uscita: 25 febbraio

 

Sinossi

Tutti gli scontri e le battaglie di Arda fin dalla sua creazione, dai duelli fino alle grandi guerre, dal Silmarillion al Signore degli Anelli, in un’analisi schermistica, tattica e strategica. Il lettore potrà apprezzare la grande cura per questi aspetti e la competenza storico-militare di Tolkien, e scoprire le sue idee non convenzionali sull’eroismo e il potere, sulle doti del buon guerriero, il buon comandante e il buon governante, molto lontane sia da vecchi stereotipi sia dall’idea di un Tolkien “moderno”.

Commento

Il saggio di Marco Rubboli dedicato all’arte della guerra nel contesto tolkieniano si apre con la più classica delle captatio benevolentiae: vogliate scusare l’autore per la sua preparazione sommaria, indegna di un tema così vasto e importante. Noi però sgomberiamo il campo da equivoci, e lo diciamo subito: è falsa modestia. Come il lettore scoprirà fin dalle prime pagine, la competenza di Rubboli in merito alle discipline marziali, ma anche relativamente alle “questioni tolkieniane”, è non solo più che sufficiente a fargli maneggiare debitamente l’oggetto del volume, bensì di caratura priva di mende.

Oggi che gli studi specifici su questo o quell’aspetto delle vicende della Terra di Mezzo non sono più una rarità, questa premessa serve non tanto a lodare il saggio edito da Il Cerchio, quanto a rimarcarne la differenza rispetto a pubblicazioni che sovente non sono altro che tributi dal carattere “compilativo”, ammirevoli nello spirito ma poco utili nella pratica al lettore che intenda approfondire certi ambiti del mondo creato ( o meglio, subcreato!) da Tolkien.

E veniamo quindi al succo del libro, ovverosia gli aspetti militari delle vicende che si svolgono fra le pagine del legendarium tolkieniano. Com’è noto, la guerra è ben presente in più di una narrazione. Anzi, si può dire che fin dai Tempi Remoti per giungere poi alla guerra dell’Anello che chiude i giorni della Terza Era, il conflitto sia la costante delle storie che intrecciano l’esistenza di elfi, uomini, nani e persino divinità che camminano nei vasti spazi della Terra di Mezzo. Un brulicare di dissidi che non è difficile identificare nella eco materiale e dolorosamente tragica del primevo contrasto tra il luciferino Melkor e la corte angelica dei Valar fedele all’unico signore del cosmo, Iluvatar.

Nondimeno, si è appena detto, guerre, duelli e battaglie narrate da Tolkien sono scontri reali. I guerrieri muoiono, le schiere si infrangono l’una sull’altra, armi, armature e tecniche si incasellano in una variopinta moltitudine di varianti, ascrivibili a usi di tempi, razze e situazioni specifiche, che l’autore ha attinto e modellato non solo sulla base di fantasie, bensì ricorrendo come in tutto il suo lavoro a fonti storiche che possono essere – e qui lo sono grazie a Rubboli – identificate, messe a confronto, valutate nella loro aderenza al dato reale e alla congruenza narrativa.

Ma non solo. I fatti bellici – si pensi a catastrofi sanguinose come la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime o la tragedia della Caduta di Gondolin – sono lo spunto per ribadire, sulla scorta ideale di un Sun Tzu o un Von Clausewitz, come anche in un mondo fantastico la strategia, le sue declinazioni tattiche, lo studio del nemico, la conoscenza dei propri punti di forza e delle proprie debolezze, siano esigenze concrete e imprescindibili, la cui ignoranza porta presto o tardi alla rovina. Anche lo spirito epico che alimenta le gesta di campioni come Hùrin o Thorin non è dunque esente da analisi, che ne dimostra le sostanziali per quanto involontarie implicazioni suicide. Così come si ha modo di comprendere al di là del mero valore guerresco perché Aragorn sia realmente degno di essere appellato “Capitano dell’Ovest”, capace cioè di applicare sul campo di battaglia quell’educazione militare che è propria di un grande fra i Dúnedain.

Si aggiunga a tutto ciò, la non casuale panoramica sui rapporti di potere interni ed esterni fra le varie stirpi, le dinamiche di vassallaggio, la gestione della politica estera, l’interesse per lo sviluppo tecnologico applicato alla scienza marziale. In ciascuna di queste pieghe apparentemente secondarie della narrazione tolkieniana, Rubboli cerca – e trova – l’impronta del Tolkien non solo studioso di storia medievale ed epica nordica, da cui discendono tante idealità di riferimento, ma anche i ricordi del veterano che ha toccato con mano l’inferno delle trincee della Prima Guerra Mondiale, ricavandone tanto il senso tragico di un fenomeno che è una sconfitta per tutti, quanto la concreta conoscenza di ciò che avviene quando gli uomini si uccidono fra loro. Il tutto corredato dal raffronto con le possibili fonti antiche e moderne che si presume siano state usate dal Professore, dal riscontro con evidenze archeologiche e letterarie, e soprattutto da ipotesi critiche sul perché di tali scelte.

“Guerra nella Terra di Mezzo” è dunque classificabile non tanto come una guida a conflitti immaginari, e alle loro sottigliezze, ma come un paradigma d’analisi. Qui, certo, alla materia tolkieniana. Ma suscettibile di reimpiego in tutti gli altri mondi – pochi, invero – altrettanto complessi da meritare un approccio così completo e metodologicamente fondato.

Un saggio da avere.

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