Come già mostrato dianzi, Kull non è Conan.
E’ un personaggio autonomo, turbato da dubbi e attratto da una dimensione più profonda della vita. In realtà, ciò che cela Kull è lo stato d’animo di Howard, un giovane intrappolato in una piccola città, incompreso e incapace di adeguarsi a quella realtà, ai suoi gruppi, alle sue aspettative. Howard ha un carattere introverso ed un’attitudine solitaria, così si sente scoraggiato, soffre perché non riesce ad adattarsi al suo ambiente ed alle sue logiche, come Kull, vive in un regno di ombre, in una società di maschere, è disprezzato dal suo stesso popolo, ha domande a cui i saggi non possono rispondere. Questa difficoltà lo spinge ad interrogarsi sulla sua identità, sulla sua origine, sul perché della sua esistenza. Non sono problemi adolescenziali, ma profonde meditazioni sul significato della vita sviluppate da un giovane che sa persino che non troverebbe l’imperturbabilità, la felicità, se stesso, nemmeno se un giorno diventasse re.
Kull soffre la sua condizione di solitudine. Non solo gli sono nemici i popoli stranieri e i territori che attraversa traboccano di insidie, ma anche il suo stesso regno gli è ostile. Le città mormorano, sono polveriere pronte ad esplodere, nelle loro profondità la nobiltà celebra l’antico culto del Serpente e il popolo, insoddisfatto della prosperità che Kull gli ha portato, cospira, tradisce, intesse intrighi. Nella sua solitudine, probabilmente, Howard non ritenne di avere veri amici, parimenti Kull, ma questo non è un problema perché la vera cruda conclusione è che l’ostacolo alla sua felicità è lui stesso, Howard riconosce in Kull che il suo primo avversario è il suo stesso carattere.
Rivela tutto ciò il personaggio di Brule il pitto della tribù dei borni.
Al servizio di Kull come lanciere, Brule lo salva dagli specchi di Tuzun Thune, da traditori come Dondal e lo segue fino alla fine del mondo contro Thulsa Doom. Gli è leale, ma lo contesta. Per quanto sia a lui legato, non gli perdona quell’atteggiamento filosofico e quella mediazione coi costumi della corte che schiacciano la sua identità di barbaro e finiscono col mettere a rischio il suo trono.
Brule è scaltro, rapido nei giudizi e nell’azione. Kull è trattenuto dai suoi dubbi. A causa dell’antico conflitto tra atlantidei e pitti, Brule fatica ad accettare di doverlo servire come suo re, ma lottando assieme a lui contro gli Uomini Serpente, sviluppa un’amicizia intima e inseparabile che sostanzialmente ne fa un alter ego privo di quei freni che invece dominano Kull. Non a caso Howard gli riserva un racconto a parte, “Mago e guerriero”.
Brule è Kull senza il suo carattere pensoso e le tendenze al misticismo. Brule è un guerriero impavido, mosso da ferocia, abilissimo nell’uso della spada e del pugnale, formidabile nel tiro con l’arco a cavallo. Si differenzia da Kull nell’aspetto, robusto ma non così possente, ma, soprattutto, nel temperamento. Brule considera il popolo di Valusia civile, cioè corrotto e debole, ma giudica Kull troppo incline ad adattarsi ed inidoneo a guidarlo con la sua malinconia esistenziale. Il pitto è molto più simile a Conan di quanto non sia il re di Valusia.