I Miti di Cthulhu in “I giganti di pietra” di Donald Wandrei

I giganti di pietra (The Web of Easter Island) è un romanzo di genere horror fantascientifico scritto da Donald Wandrei e pubblicato nel 1948. Wandrei non è un nome noto per chi segue il fenomeno Lovecraft, siccome, oltre che scrittore, è stato con August Derleth co-fondatore della casa editrice Arkham House, che ha sensibilmente contribuito a preservare a fare conoscere la produzione letteraria del Solitario di Providence.

Il romanzo venne scritto in origine nel 1932 con il titolo Dead Titans, Waken! ma venne rifiutato da tre diversi editori prima della Arkham House, che lo pubblicò in una edizione pesantemente rivista. L’originale venne pubblicato nel 2012 da Centipede Press.

Il romanzo non è ambientato nei Miti di Cthulhu. Tuttavia le caratteristiche e le tematiche dell’opera lo renderebbero tranquillamente possibile, siccome sono presenti esattamente gli stessi elementi delle opere di Lovecraft (al quale è dedicato): il ciclo cosmico favorevole al ritorno degli Antichi, litanie in lingue blasfeme, idoli in materiali non di questo mondo, e la sconvolgente conclusione che l’uomo non è che l’ultima, e la meno significativa, creatura dell’universo, vittima di forze del tutto estranee alla sua comprensione.

I giganti di pietra – La storia

Isling, Inghilterra. Strane dicerie aleggiano intorno al locale cimitero.

Un ragazzo raccoglie un manufatto in pietra verde ma viene costretto dalla madre a disfarsene. Il piccolo viene letteralmente consumato da un fuoco verde e la madre, pazza per la perdita, si reca a recuperare l’artefatto nella speranza che esaudisca il suo desiderio di avere il figlio indietro. Successivamente anch’ella scompare e dalla casa si scorge un bagliore verde. Le morti vengono comunque archiviate come fatalità.

L’archeologo Graham E. Carter, curatore del museo di Ludbury, recupera dal cimitero il manufatto in pietra verde che sembra rappresentare una creatura di qualche tipo. Mentre si trova in treno, il mezzo di spostamento ha un incidente sul quale nessuno riesce bene a fare chiarezza e Carter si ritrova all’ospedale. Il suo amico Sir Warren gli ha salvato la vita con un’operazione al cervello. Non riesce però a ritrovare più la statuetta.

Nel cimitero trova un’iscrizione antica, che un suo amico linguista gli conferma essere un qualche tipo di lingua successiva al sanscrito, che non dovrebbe affatto essere stata utilizzata in Inghilterra in tempi remoti.

Dan Farrell, ricercato per omicidio, mette le mani sulla statuetta dopo l’incidente in treno e incontra durante un viaggio in nave una donna, Joanne, dai capelli per metà neri e per metà bianchi, il cui marito è scomparso un anno prima, e che sostiene di averlo ucciso lei. La donna inizia a essere morbosamente attratta dall’idolo. Il vascello nel quale si trovano affonda dopo un’esplosione.

Nota: questo sviluppo thriller della trama termina bruscamente senza essere portato avanti, il che rende la sua utilità nell’economia della trama non chiara.

Il professore con alcuni assistenti si reca al cimitero e inizia a esplorare un pozzo nei dintorni dalla profondità inusuale. Si ritrovano chiusi al suo interno dopo che scatta un meccanismo antichissimo. Esplorando la caverna che si apre dinnanzi a loro Carter assiste una visione di quelli che gli sembrano giganti, e si ritrova inspiegabilmente dislocato a Stonehenge. Torna indietro per recuperare il suo assistente e si rende conto che qualcosa si è manifestato, scarnificando totalmente.

L’ipotesi quindi è che il pozzo fosse una sorta di luogo dove i sacrifici umani venivano offerti a divinità misteriose che li scarnificavano.

L’archeologo riceve una lettera dal suo conoscente che aveva incaricato di tradurre le iscrizioni, il quale nel frattempo è morto. Nella lettera il linguista, in pieno terrore, gli spiega che la lingua delle iscrizioni ha delle assonanze con un idioma africano con cui non dovrebbe mai essere entrata in contatto. Lo studioso è riuscito così a tradurre il senso delle iscrizioni: esse riportano che una certa schiera di Titani scenderanno dal cielo quando le stelle saranno loro propizie per reclamare questo mondo. Il compito di richiamarli spetta al Guardiano del sigillo, che crescerà di dimensioni fino a diventare un titano a sua volta.

Nel mondo iniziano a verificarsi strani eventi: omicidi, suicidi di artisti molto sensibili, fervori religiosi, e un fenomeno magnetico attorno all’Isola di Pasqua. Dallo studio di un antico testo conservato in un monastero tibetano, Carter matura la teoria che la vita potrebbe essere stata portata in questo universo da esseri titanici di un altro livello di esistenza, forse a scopo di esperimento biologico. Quello che per noi è stato un milione e mezzo di anni, per loro potrebbero essere tre settimane. E al termine di questo periodo, in occasione di un particolare allineamento astrale, LORO potrebbero tornare.

A quanto pare esiste una linea di collegamento tra Stonehenge e l’Isola di Pasqua. L’archeologo si reca però in quest’ultima, e la trova deserta. Scalando il vulcano trova il Guardiano del sigillo che emette un potente bagliore verde. Capisce che il manufatto e le iscrizioni servono a ostacolare il ritorno dei Titani che portarono la vita sulla Terra e che torneranno per giudicarla e forse annientarla.

Carter pronuncia una antica formula che gli permette di interrompere il fenomeno. Nel caos che ne segue viene raccolto da un’astronave e accolto un umanoide di bassa statura, che non parla nessuna lingua sconosciuta.


Con il tempo, riesce a capire che è finito nel futuro… di un milione e cinquecentomila anni!

Nel periodo di tempo che separa le due ere sono avvenute diverse catastrofi che hanno ridotto drasticamente la razza umana, la quale si è evoluta alle attuali sembianze. La riproduzione ora avviene con mezzi artificiali ed è molto ridotta siccome gli umani vivono un migliaio di anni, pur essendo usi a suicidarsi in maniera indolore quando sono stanchi della vita.

Man mano che si ambienta a questo mondo per lui del tutto alieno, torna a essere turbato dal sogno dei Titani che riappaiono in questa dimensione.

Analizza L’Isola di Pasqua di quel tempo e scopre che l’idolo alla base del vulcano ha ricominciato a emettere il bagliore verde per richiamarli. Carter si reca lì per fermarlo e si ritrova nuovamente a essere risucchiato nel vortice del tempo.

Si rende conto quindi che la sua missione è quella, ogni volta che il Guardiano del sigillo torna a richiamare i Titani, di intervenire per fermarlo, di epoca in epoca, in un circolo potenzialmente infinito. Almeno fino a quando non incontrerà i Titani stessi…

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