“Atlantide” – Una poesia di Clark Ashton Smith

Allo stesso modo in cui i disegni degli illustratori regalano in un’unica immagine delle suggestioni che aprono porte su mondi misteriosi e fantastici, così gli stessi scrittori di prosa si dilettano a volte nella composizione di brevi poesie.

Componimenti in versi che, senza la pretesa di imbastire complesse realtà narrative e senza la necessità di strutturare storie articolate o eventi di alcun tipo, sono in grado in una singola “pennellata” di dipingere affreschi evocativi che lasciano al lettore una maggiore libertà di spaziare con la propria fantasia. Al contempo le poesie permettono all’autore di dare libero sfogo al proprio estro creativo senza i limiti imposti da uno stile in prosa e offrono la passerella ideale per fare un salto nel puro gusto evocativo della penna. Anche nell’ambito della letteratura weird e horror, che più di altre si nutre si sensazioni e strani stimoli sensoriali/percettivi, vi sono alcuni pregevoli esempi in questo senso; lo hanno fatto Lovecraft, Poe e altri.

Oggi riportiamo Atlantide di Clark Ashton Smith, un breve componimento posto a chiusura del ciclo narrativo dedicato alla mitica civiltà scomparsa e contenuto nel bel “volumone” degli Oscar Draghi Mondadori a cura del compianto Giuseppe Lippi. Degna di lode anche la traduzione italiana.

 

Piuttosto che ricopiare pedissequamente il testo ho qui preferito farne una mini versione audiolibro, con accompagnamento musicale, per restituire attraverso un altro medium l’effetto immersivo della poesia (ed è una parola quanto mai azzeccata visto l’argomento in questione!)

Buon ascolto!

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