Recensioni: “Spiritismo?” di Luigi Capuana

Dettagli

 

Titolo: Spiritismo?

Autore: Luigi Capuana

Editore: Il Palindromo

Curatrice: Simona Cigliana

Collana: I Tre Sedili Deserti

Genere: Saggistica

Pagine: 356

Prezzo: 23,00 Euro 

 

Sinossi

Non molti sanno che Luigi Capuana, uno dei più noti autori del Verismo italiano, fu un appassionato di occultismo: improvvisatosi ipnotizzatore, condusse in prima persona avventurosi esperimenti di magnetismo, partecipò a diverse sedute spiritiche con noti sensitivi dell’epoca e si mise alla prova persino come medium.
Questo libro ripropone, a più di vent’anni dall’ultima pubblicazione, il saggio Spiritismo?, del 1884, in cui, con piglio narrativo, spesso anche ironico e polemico, egli racconta le proprie scoperte nel campo del paranormale, si rivolge agli scrittori suoi contemporanei ‒ coinvolgerà in futuro anche Pirandello ‒, e ci regala pagine memorabili, come quelle in cui sono rievocati Ugo Foscolo e Jacopone da Todi.
Completano il volume alcuni godibili racconti “magnetici” dello stesso Capuana e gli approfondimenti di Simona Cigliana, che inquadrano l’attività di ricerca dello scrittore sullo sfondo dell’ambiente intellettuale di fine Ottocento, mettendo in luce le ricadute che l’interesse per la metapsichica ebbe sulla produzione capuaniana, instradandola verso nuove soluzioni, narrative e teoriche, ancora oggi poco indagate.

 

Commento

 

Come tutte le religioni, anche lo Spiritismo è stato immortale, per lo meno in forza dei suoi dogmi.

Che quando erano vivi, nei giorni di gloria delle Sorelle Fox, potevano ben aspirare ad entrare nel gran Pantheon delle Rivelazioni. Che poi, ad onta dei suoi seguaci di allora e di oggi, lo Spiritismo abbia fatto esperienza al contrario di essere perituro, non deve stupire. E’ crollato illo tempore anche il tempio della grande Artemide degli Efesini, e la stagione della mortalità degli dèi è tuttora nel suo pieno meriggio.

Resta però da chiarire, per onestà verso chi ha inteso fare della comunicazione oltre la Soglia la speranza ultima delle coscienze, come lo Spiritismo sia stato soprattutto il tentativo divenire a capo di una grande crisi, spalancatasi sul limbo che, a metà XIX secolo vedeva vagare alla deriva gli iceberg di due grandi Weltanschauung: quella tradizionale, religiosa alla vecchia maniera, se non cristiana nella fede almeno nella forma mentis. E quella positivista, scientista, moderna, che anche nel pieno dell’ottimismo di certezze chiare e distinte, percepiva attorno a sé – non mancavano che pochi decenni – l’ombra di forze opache, l’Irrazionale che non solo non si arrendeva, ma filtrava da crepe invisibili. Ecco così sorgere, nel bel mezzo di quelli che Khun avrebbe definito come Paradigmi senza possibilità di comunicazione, intermundia sigillati e fra loro ostili, il possibile uovo di Colombo. Lo Spirito esiste, la Materia non è tutto. E noi però possiamo conoscerlo con i sensi, misurarlo, vederlo. Evocarlo.

Quando Capuana decide di scrivere Spiritismo? il dibattito sulla questione è già avanzato. Si tratta di fare il punto, finalmente, almeno su quanto è certo, innegabile dopo che tutto il mondo dall’America, all’Inghilterra al resto dell’Europa brucia dell’incendio acceso dalla nuova credenza. Ardito proposito, che tuttavia lo scrittore, col suo bagaglio mesmerico personale di “esperienze magnetiche”, è ben in grado di articolare in una lunga disquisizione che avrà per protagonisti né più né meno i “fatti”.

E’ questo, in sintesi, il contenuto del volume, e chi si domandasse se, in conclusione, l’autore abbia risposto al quesito posto fin dal titolo, sbaglierebbe nell’impostare il problema.

Il punto interrogativo è un paravento, posto a giustificata tutela del Capuana verista. Ed è una copertura di quelle davvero sottili, perché la lunga lettera aperta rivolta a Salvatore Farina con cui il Nostro porta avanti la sua disamina, in realtà consta di certezze. Poche, ma solide. Per Capuana, il fenomeno delle comunicazioni spiritiche non è oggetto di discussione. I “fatti” ci sono, abbondanti, clamorosi, innegabili se non dagli ostinati adepti dei due paradigmi di cui sopra, messi alle strette da eventi che non collimano con le loro vedute ristrette. A essere necessaria, ancora in divenire, è semmai la decifrazione dei fenomeni.

Davvero medium e indagatori psichici entrano in contatto con gli spiriti dei defunti? Sono loro a far udire voci, materializzare oggetti, produrre i proverbiali tonfi nel buio? Qui, la certezza comtiana dei fatti inizia a latitare. Capuana riferisce ipotesi, azzarda teorie personali, ma riconosce i limiti di quanto l’esperienza spiritista ha fin lì prodotto. Non è un fedele, lui, e l’alba della Nuova Era che libererà gli uomini dalla paura della morte per lo scrittore non è ancora sorta. Non parliamo di un entusiasta predicatore come l’ultimo Conan Doyle, insomma.

Ciò nonostante, Spiritismo? non è solo un reperto che parli di uomini rimasti a metà del guado tra fede e materialismo, irrimediabilmente datato. Conserva infatti almeno due grandi fonti di attrattiva.

La prima, è renderci in grado di constatare come la religione del contatto con l’Aldilà non sia mai scomparsa, ma abbia solo cambiato forma. Sì: in mezza Italia c’è ancora chi fa ballare tavolini truffaldini e non, chi registra suoni provenienti dall’etere col registratore, chi scrive con la mano mossa da agenti non identificati. Ma lo Spiritismo è andato oltre, ha figliato, informato culti e percezione del mondo. Chi comunicava con i morti, ora lo fa con gli alieni. Chi credeva ad un nebuloso oltretomba stranamente abitato da una dea Ragione addomesticata ai buoni sentimenti, ora intravede le dimensioni superiori della New Age, anzi, della Next Age. E qualcosa ritorna anche dal passato: la vecchia commistione pseudoagostiniana tra ontologico e morale, con la materia buona che “vibra” innalzandosi fino a uno stato elevato, impalpabile e invisibile come nel caso appunto degli spiriti. Che dunque non sarebbero, bontà loro, costituiti da spirito inteso come “altro” totale da ciò che siamo anche noi, ma appunto da una sostanza tutto sommato materiale, sebbene fatta di atomi di livello superiore. Epicuro e Sant’Agostino che sposano, secoli dopo, la Blatvasky e il Flammarion. Un connubio degno di Eliogabalo che però alligna facilmente in un contesto in cui alle verità religiose non viene data d’ufficio dignità alcuna – hanno un carico morale troppo impegnativo – e alle scoperte della scienza ci si rapporta come con chi ci ha deluso troppo, avrebbe potuto e non saputo dire, rivelare, accertare. Spiritismo? di tutto ciò è la profezia, e Capuana si sarebbe mangiato le mani a vedere quanti deragliamenti dal severo accertamento “dei fatti” sono seguiti alla sua pubblicazione.

Infine, si diceva, per noi lettori affezionati anche al buon uso dell’inchiostro, il volume continua a mantenere il sapore fragrante dell’italiano d’epoca: da gustare non tanto per vezzo antiquario, né per mugugnare invettive (giustificate) contro la lingua che ha preso il suo posto un secolo e rotti dopo. Bensì per riallacciare il filo con il rappresentante – Capuana – non solo di una corrente letteraria e dei suoi contenuti, ma di un intero modo di praticare la scrittura come via per esprimere il reale, costruito in relazione a precise coordinate estetiche, non estranee tanto alla sensibilità personale quanto alle esigenze del modo di far cultura di quei tempi. Considerazioni che si estendono all’apparato narrativo dei racconti “magnetici” posti all’interno della pubblicazione, che di quanto appena detto sono ulteriore conferma, radunando storie e bozzetti a tema, collegati da sfumature vagamente decadenti.

Splendido e inquietante il corredo fotografico e documentale, testimonianza delle “magnetizzazioni” stavolta extraletterarie del giovane Capuana (vero apprendista stregone, direbbero alcuni), operate sulla psiche manipolabile di Beppina Poli, figlia di amici, il cui sguardo storto, strabico, mentre è posseduta nientemeno che dalla larva di Ugo Foscolo (!), ancora ci parla, assieme alle carte segnate dalla scrittura medianica dell’autore. Tutti passaggi di cui il volume illustra, con una ricca aneddottica a contorno, i risvolti. E che a noi, oggi, possono sembrare certo materia per il proverbiale lettino della psicanalista, o al massimo curiosità d’epoca.

Almeno fintanto che restiamo con la luce accesa.

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