Recensioni: “Terre Leggendarie – Viaggio tra le creature e il folklore dell’Italia medievale” di AA.VV.

Dettagli

 

Titolo: Terre Leggendarie – Viaggio tra le creature e il folklore dell’Italia medievale

Autore: AA.VV.

Editore: Watson Edizioni

Genere: fantasy 

Pagine: 308

Prezzo: 18,00 Euro 

Data d’uscita: giugno 2022

 

Sinossi

Anno 1310. Siamo nell’Italia fantastica immortalata dalla Commedia di Dante. L’ordine dei Cavalieri del Tempio è perseguitato dal Re di Francia e dal Papa. Manfredi di Monforte, cavaliere e alchimista, riceve dai capi dell’Ordine il compito di accompagnare il nuovo imperatore Arrigo VII a Roma e soccorrere i Templari italiani. Gira di regione in regione con il fedele turcopolo Yakub, il falcone Anqa e il destriero Tramonto. Intreccia pericolose storie d’amore e avventure esoteriche, incontra draghi, monaci maledetti, spettri, incantatrici e folletti di ogni regione e annota le sue avventure in un volume,lo Speculum Mirorum Italiae, Libro delle meraviglie d’Italia.

Commento

Si usa spesso dire che “squadra vincente non si cambia”, e non solo in riferimento a un’alchimia ben rodata di persone, ma anche di idee, in questo caso gli ingredienti di un buon libro.

E del resto, quando una formula funziona, la tentazione è quella di riproporla, puntando su carte di sicuro effetto. È questo il caso di Terre Leggendarie – Viaggio tra le creature e il folklore dell’Italia medievale, che riprende già dal sottotitolo parte delle fila tirate dall’omonima antologia che sempre Watson pubblicò ormai qualche anno orsono, nel 2018, andando a frugare nuovamente all’interno del baule composito e multiforme del patrimonio di credenze popolari regionali dell’Italia premoderna. Scelta di per sé saggia, visto che il tema ha ancora molto da dire, e attuata con ancor migliore giudizio.

La raccolta, infatti – i racconti sono 14, più una introduzione e un epilogo, e presentano le firme di Gianmaria Ghetta Andrea Cattaneo , Giorgio Smojver, Marco Rubboli Fabio Andruccioli, Miriam Palombi , Michele Gonella, Irene Drago, Monia Guredda, Laura Silvestri, Francesco Corigliano, Gilbert Gallo e Ambra Stancampiano – non si propone, come nel primo caso, di raccontare in maniera rutilante ma scollegata, vicende legate a questa o quella tradizione locale, ma si basa su una cornice storico fantastica che funge da collante per ciascuna storia, creando un fil rouge che fa sì che Terre Leggendarie acquisti fin dall’inizio una sua identità precisa.

Il contesto di cui si è accennato è situato temporalmente nel XIV secolo, e vede come protagonista principale Manfredi di Monforte, templare e crociato che alterne vicende portano a vagabondare per l’Italia del 300’, recando al seguito il fido scudiero orientale Yakub, nel tentativo di contribuire a una pur improbabile revisione del famigerato processo che in Francia aveva tragicamente stroncato l’esistenza del suo ordine.

È dunque sulla scorta del suo errare lungo la Penisola che i lettori fanno conoscenza di una terra che, quasi prossima, nell’arco di pochi decenni, all’incombere della Morte Nera, già appare come oppressa da una cortina se non fosca per lo meno inquietante di corrusche meraviglie: demoni, creature della leggenda germanica, spettri tardo romani, monaci cannibali. Degna di nota, su questo fronte, la scelta di non riproporre una meccanica scansione regionale. Il viaggio dei due protagonisti si svolge per macroaree, che intersecano in pieno spirito medievale realtà geografiche, culturale e spirituali, del tutto aliene alla modernità (e in parte ancora esistenti nell’Italia di oggi).

Come ovvio, il Manfredi che fronteggia tali prodigi non è mai lo stesso: ogni autore ne offre una versione coerente col tutto, ma tratteggiata secondo una sensibilità propria. Ecco quindi emergere a seconda dei casi il nobile orgoglioso del suo rango decaduto, l’avventuriero vagabondo, il malinconico sognatore di un destino migliore.

Sul fronte – invero decisivo per questo tipo di progetti – della necessaria omogeneità dell’amalgama, si può dire che l’obiettivo sia sostanzialmente centrato. Tutti i racconti sono ben scritti, non di rado frutto dell’elaborazione azzeccata di qualche spunto erudito, anche se forse manca (anche per la necessità di far giungere la vicenda alla sua tappa finale) una vera tensione per quel che riguarda le sorti di Manfredi, che pur sfidando la morte appare in una certa misura un “predestinato”, nel senso che già sappiamo che lo ritroveremo nel racconto successivo. Non sarebbe stato male un colpo di scena in cui, perito il templare nello scontro con qualche creatura paurosa, fosse poi toccato al suo scudiero Yakub raccogliere il testimone di insolito araldo mandato a propiziare l’avvento di Arrigo VII in Italia, per i fini già citati… Ma simili considerazioni sono solo elucubrazioni a bordo pagina, non appunti. Ipotesi estemporanee che evidenziano invece come e quanto l’intreccio sia ben in grado di stimolare la fantasia del lettore.

Utile, per i non avvezzi alle vicende medievali di buon impianto storico, il glossario apposto in chiusura, che chiarisce debitamente il senso di più d’un vocabolo vetusto o ignoto ai più.

Insomma, sebbene le antologie tendano di solito a contenere inevitabili alti e bassi, Terre leggendarie è al contrario un volume che esce per certo vincitore dal confronto con gran parte dei colleghi in gara, ed è anche un buon viatico sia per chi intenda approcciare la narrativa fantastica a tema folklorico (e magari andare a recuperare il primo tomo omonimo già segnalato in apertura), sia pure per chi voglia semplicemente godersi del buon fantasy medievale con un’ambientazione diversa da quella anglosassone/nordica.

In due parole: da leggere!

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