La Foresta Maledetta

Nata nel 1982 dalle prolifici menti di Steve Jackson e Ian Livingstone (fondatori della Games Workshop, creatori di giochi di ruolo e scrittori), la serie Fighting Fantasy venne tradotta dalle Edizioni E. Elle nella collana di libri-game Dimensione Avventura. Purtroppo degli oltre cinquanta titoli dell’edizione originale fu adattata solo una dozzina di libri, facendo perdere moltissime occasioni di gioco. Ciò nonostante la serie Dimensione Avventura fu una delle più popolari al tempo della sua uscita, tanto da godere in tempi recenti di una nuova edizione ad opera di Magazzini Salani (con una veste grafica notevolmente “alleggerita”).

A differenza della saga di Lupo Solitario o di Oberon, in questa collana ogni libro-game rappresenta un capitolo a sé, senza alcun collegamento con personaggi o situazioni di altri volumi. Ed è per questo che ho deciso di cominciare la mia retrospettiva non dal canonico numero uno, bensì dal due: La Foresta Maledetta. Questo semplicemente perché… fu il primo che giocai al tempo. Una scelta arbitraria che però, data la natura episodica delle avventure, non pregiudica in alcun modo la fruibilità della storia.

A parte qualche marginale variazione, l’impostazione di gioco di ogni libro-game di Dimensione Avventura rimane pressoché la medesima ed è basata innanzitutto sulla creazione di un eroe contraddistinto da tre caratteristiche: abilità, resistenza e fortuna. Inutile dire che più alti sono questi valori di partenza più alte saranno le probabilità che il nostro riesca nella sua impresa senza finire mutilato, infilzato, mangiato, avvelenato, bruciato ecc…

I punteggi, così come gli oggetti ottenuti durante la missione, vanno segnati sul Foglio d’Avventura, al fianco del quale si trova una serie di caselle vuote in cui inserire i valori dei vari nemici che si affronteranno. Come sempre era altamente consigliabile fotocopiare queste pagine per evitare di rovinarle a forza di scriverci sopra.

Riguardo al punteggio della resistenza basta dire che se raggiunge lo zero il protagonista muore e bisogna ricominciare da capo. L’abilità invece serve durante i combattimenti: il suo valore va sommato a un lancio di dadi, sia per noi sia per il nemico di turno; se il nostro risultato è quello più alto abbiamo ferito l’avversario, viceversa siamo stati feriti. Il procedimento va ripetuto fino a che uno dei due contendenti non tira le cuoia.

Discorso a parte merita il valore fortuna, invece, che contribuisce a movimentare un po’ una dinamica di gioco altrimenti piuttosto elementare. Questo valore consente infatti di tentare la sorte con un lancio di dadi non solo per superare ostacoli o evitare trappole (e in caso di fallimento le conseguenze possono essere funeste), ma anche per dimezzare eventuali danni subiti a causa di un colpo dell’avversario o, al contrario, raddoppiare quelli inferti dal proprio personaggio. Ma attenzione: ogni volta che si tenta la sorte (indipendentemente che il lancio sia andato a buon fine o meno) il valore massimo della Fortuna diminuisce di un punto. Dal momento che per avere successo è necessario che il numero uscito ai dadi sia inferiore a quello attuale della propria Fortuna è chiaro che più volte si sfida la sorte maggiori saranno le probabilità di fare fiasco.

Veniamo ora a La Foresta Maledetta: titolo profetico, dato le imprecazioni che con ogni probabilità i giocatori profferiranno durante la lettura! La difficoltà di questo libro-game infatti non è propriamente trascurabile. E forse non è un caso che l’autore, Ian Livingstone, fosse anche il co-creatore di uno dei videogiochi più frustanti (anche a causa dei suoi difetti di giocabilità) della storia della prima Playstation: Deathtrap Dungeon.

Lo spunto narrativo de La Foresta Maledetta è quanto mai semplice: il protagonista è un abile guerriero che passa le giornate in cerca di avventure e di scuse per menare le mani. L’occasione si presenta quando, accampato all’aperto per la notte, incontra un vecchio nano morente. Costui, ferito da frecce avvelenate, chiede al guerriero di recuperare un maglio e di consegnarlo nelle mani di un certo Gillibran a Stonebridge. Il martello è l’unico oggetto capace di riunire il suo popolo per affrontare la minaccia dei malvagi troll! Il nano suggerisce al protagonista di dirigersi verso la torre del mago Yaztromo ai margini della Foresta Maledetta, il quale possiede incantesimi che si riveleranno certamente utili. Detto questo il vecchio spira e subito dopo, dalle sue tasche, l’avventuriero recupera una mappa della foresta e trenta monete d’oro. Inizia così, con un bel saccheggio ai danni di un cadavere, la cerca del maglio. Si va alla torre di Yaztromo!

 

Lo stregone in questione risulta essere un mercante e, come nel più classico dei giochi di ruolo, il giocatore può fare incetta di oggetti speciali, pozioni e chi più ne ha più ne metta spendendo i soldi che ha rubato al povero nano deceduto. Va detto che esiste la possibilità concreta che tutto questo bel bottino venga perso di colpo nel giro di pochi paragrafi (come successo al sottoscritto): è sufficiente incontrare la persona sbagliata e non essere attrezzati adeguatamente per affrontarla.

Yaztromo, inoltre, informa il guerriero che il leggendario maglio è all’interno della Foresta Maledetta ed è stato trovato da due goblin, i quali l’hanno diviso in due parti: testa e manico. Sarà dunque necessario trovarle entrambe per portare a termine la missione. E qui si arriva alla caratteristica peculiare di questo libro-game, vale a dire una struttura circolare dal finale aperto.

È infatti alquanto improbabile che il lettore/giocatore, posto che sopravviva all’esplorazione della foresta, riesca a recuperare entrambe le parti del martello al primo tentativo. Indipendentemente da ciò, si troverà comunque a giungere a Stonebridge. Ovviamente, se per caso fosse già in possesso del maglio al completo, potrà dirigersi trionfante all’ultimo paragrafo a godersi la ricompensa. Altrimenti, invece di mettere la parola fine alla partita, avrà la possibilità di uscire dalla foresta e tentare un’ultima volta la fortuna; se il lancio avrà successo potrà tornare alla torre di Yaztromo per ricominciare da capo senza perdere gli oggetti che già possiede. Invece di cancellare tutto e ripartire da zero, La Foresta Maledetta consente di allungare la stessa partita mantenendo inalterati i valori e conservando le proprie acquisizioni.

Per quanto riguarda le difficoltà incontrate durante il cammino bisogna dire che mai come in questo caso vale la regola del “non sai mai di chi ti puoi fidare”. Compi una buona azione e vieni punito, rifiuti di accordare fiducia a un personaggio losco e perdi l’opportunità di recuperare un oggetto essenziale per il prosieguo dell’avventura. Come se non bastasse, il sentiero giusto per ottenere tutto quanto al primo giro è solo uno ed è il risultato di una sequenza piuttosto articolata di combinazioni; è molto più facile che ci vogliano diversi tentativi prima di azzeccare, a spizzichi e bocconi, le scelte corrette. Questo ovviamente allunga la longevità del libro-game, anche se al prezzo di qualche improperio.

Va segnalato, inoltre, che gli oggetti magici/speciali che si possono raccogliere e acquistare sono in grado di semplificarvi notevolmente la vita in diverse situazioni, ma in generale è comunque possibile superare diversi passaggi impegnativi attraverso un buon lancio di dadi fortuna oppure attraverso lotte o sfide che metteranno a dura prova i vostri punti resistenza o il vostro borsello. C’è sempre un cinquanta percento di probabilità che si riesca a ottenere il risultato sperato anche se si è sprovvisti dell’oggetto pensato ad hoc per quell’ostacolo.

C’è una sola, notevole eccezione: per recuperare una delle due parti del martello, contenuta in una cripta a sua volta custodita da un pericoloso avversario che è meglio affrontare solo se si è in possesso di una fiala particolare, è indispensabile avere con sé una polvere magica (ottenibile solo da un determinato personaggio che si può incontrare unicamente in una delle numerose ramificazioni del percorso); senza di essa è impossibile aprire il sarcofago pertanto, se non l’avete, tanto varrebbe andare direttamente alla fine dell’attuale partita e ripartire dall’inizio. Uno scherzetto decisamente… ehm… antipatico. Così come va detto che il primo bivio che vi viene messo davanti all’inizio della foresta presenta già una strada giusta e una decisamente sbagliata.

A conti fatti, al di là del valore affettivo per i nostalgici, La Foresta Maledetta è un bel libro-game, con delle illustrazioni particolari ad opera di Malcolm Barter, situazioni intriganti e qualche caratteristica originale. Il tutto condito con un pizzico di ironia che non guasta mai!

 

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