Recensioni: “Cronache della Grande Tenebra Vol.2: L’Ultima Era di Sangue” di Luca Pivetti

Dettagli

 

Titolo: Cronache della Grande Tenebra Vol.2: L’Ultima Era di Sangue

Autore: Luca Pivetti

Editore: Autoprodotto

Genere: dark fantasy 

Pagine: 376

Prezzo: 14,56 Euro 

Data d’uscita: aprile 2022

 

Sinossi

Dopo i tragici eventi di Zhem-Ab-Thar, la compagnia di Thann, ancora guidata da Kat, sta veleggiando verso casa. Sua figlia Rose è stata tratta in salvo, ma nessuno è al sicuro, poiché Colui che Inghiotte le Stelle è infine giunto sulla Terra, per portare l’intera Nuova Creazione nella Spirale del Vuoto. Ancora una volta la donna, insieme ai suoi fedeli compagni di ventura e alcune nuove conoscenze, dovrà imbarcarsi in un viaggio disperato e irto di ostacoli, poiché l’unico modo per arrestare l’avanzata della Tenebra sarà raggiungere il luogo dove tutto ha avuto inizio. Improbabili alleanze verranno strette, battaglie verranno combattute, vite verranno spezzate: il tempo sta volgendo al termine, l’Ultima Era di Sangue è iniziata, e l’unica speranza di sopravvivenza, per il mondo intero, giace nelle mani di un manipolo di eroi stanchi e riluttanti.

 

Commento

 

Chiunque, di coloro che abbiano mai provato a imbastire una saga strutturata in più capitoli, lo sa bene.

Se il primo resta, inevitabilmente, un’impresa che condensa oltre agli immancabili difetti, tutta la freschezza e l’entusiasmo dell’inizio, il secondo si profila quasi sempre come una storia completamente diversa.

Lo si voglia o meno, infatti, all’autore tocca confrontarsi con il suo nemico peggiore, ovverosia sé stesso. Lui stesso infatti ha creato lo standard che il lettore si aspetta di ritrovare, e – soprattutto – ha ora consapevolezza di quanto impegno richieda arrivare alla famigerata parola “fine”.

Nel caso del secondo volume delle Cronache della Grande Tenebra, L’ultima Era di Sangue, il problema è stato risolto potremmo dire in scioltezza, perché l’essere stato scritto a brevissima distanza dal primo non ha permesso che si creasse uno iato tale far emergere differenze in termini di stile e in generale d’impostazione, almeno in misura da assurgere a difetti.

A tutti gli effetti, la storia riprende da dove l’avevamo lasciata: i superstiti dell’impresa che ha visto SenzaNome perire in vista dell’avvento di Colui che inghiotte le stelle si ritrovano a dover affrontare la più classica delle sfide: portare a casa la pelle. Il tutto mentre il mondo pare avvicinarsi all’ennesimo sconvolgimento cosmico, foriero della distruzione ultima dell’umanità. Insomma: quella che nel primo libro era l’impresa disperata di un gruppo di outsider mosso da motivazioni personali, qui si trasforma nella lotta per rallentare – fermare? – la catastrofe che incombe.

Un mutamento di prospettiva che è un po’ il sale di questo secondo episodio, dove l’ambientazione creata da Luca Pivetti viene esplorata con ancora maggiore ampiezza e nel quale qualche segreto in più si svela, mentre alle faccende si complicano. Mai in maniera definitiva, com’è ovvio: i fili sparsi sul terreno iniziano a mostrare intrecci concreti, ma come si annoderanno davvero i lettori potranno scoprirlo solo nell’episodio finale.

E’ in questa sede che, fisiologicamente, L’ultima Era di Sangue perde senza colpe un pizzico di terreno. Un’altra delle caratteristiche dei “capitoli centrali” delle saghe è infatti quella di rivelarsi di solito i meno autonomi, dipendenti come sono dalle premesse e dal finale in cui si incastrano. E questo nonostante il libro conservi una sua identità e possieda anche un punto di arrivo (fine sarebbe dir troppo) più che azzeccato. Non avrebbe stonato in questo senso un po’ di prolissità in meno. La sensazione è che la ricerca di una coerenza “perfetta” di ogni passaggio, abbia spinto Pivetti a dare spazio anche a momenti tutto sommato secondari, a scapito del ritmo tutto azione che aveva invece caratterizzato il primo capitolo. Considerazione che però può ribaltarsi alla luce del desiderio di fornire, giustamente, L’ultima Era di Sangue di una personalità maggiormente definita.

Ma soprattutto, ed è quel che conta di più, la storia si beve che è un piacere, il flavour orrorifico e la sensazione di pericolo continuo alimentano il desiderio di vedere come andrà a finire, e le meraviglie diaboliche della Grande Tenebra possono considerarsi le vere protagoniste. Un ottimo risultato che lascia presagire come l’ultimo pezzo di storia sarà davvero a tutta palla!

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