Dettagli
Titolo: “Le cinque vie”
Autore: Sergio Mastrillo
Editore: Tabula Fati
Genere: fantasy
Pagine: 304
Prezzo: 19,00 Euro
Data d’uscita: aprile 2022
Sinossi
«Se vi dovesse capitare di passare per Nurdeb e ammirare le splendide cupole delle Cinque Vie chiuse a cerchio, osservare i Nove Pinnacoli che indicano il cielo, allora forse, ripeto, forse, potrete capire cosa si prova a combattere il male senza armi, a reagire all’offesa fisica e verbale usando l’unica forza che una specie di “prete” può contrapporre: la fiducia nel suo unico Dio. Perché forse solo nella pazzia c’è la vera felicità, in una stirpe dove la donne non partoriscono più femmine e quindi destinata a terminare, a scomparire. Tutta colpa del Male, anzi di quel Male: il Figlio del Nulla, il Grande Traditore, l’Innominabile. Che è tornato ed è vicino. Troppo. Eppure il modo di sconfiggerlo c’è. Bisogna andare lassù, dove montagne invalicabili segnano i confini del mondo conosciuto. Cominciano così i viaggi dell’Arcano Murdot-Hal, dolorosi per un uomo, insopportabili per un monaco. Disavventure che lo fortificano, che lo fanno pentire di essersi allontanato dalla sicurezza della sua terra, che lo fanno esultare e a volte lo confondono. Ma un viaggio non ha senso senza un percorso, una via. E il nostro eroe-non eroe ne ha cinque da seguire ovunque sia diretto.» (dalla prefazione di Donato Altomare)
Commento
Quando un manoscritto compie più volte, nel corso di anni, il percorso che lo porta ciclicamente dal famigerato cassetto al tavolo di lavoro, su quale romanzo alla fine verrà fuori (se e quando la crisalide infine lascia spazio alla creatura definitiva) ha sovente difficoltà a scommettere anche il suo autore. Anzi, soprattutto l’autore. Ci vuole non solo costanza, ma anche chiarezza di visione perché – pur nell’inevitabile e auspicata maturazione – lo spunto iniziale si sviluppi in maniera omogenea e coerente, andando al passo con una penna che nel tempo può cambiare, e persino fermarsi. Insomma, certi progetti “della vita” corrono il rischio di trascinarsi fin quando non diventano irriconoscibili, oppure vanno a sbattere deflagrando in un nulla di fatto.
Le cinque vie è un romanzo che ha avuto una gestazione assai lunga, e dunque era il candidato ideale a una fine come questa. Per fortuna sua, e del lettore, Sergio Mastrillo è riuscito a tenere il timone saldo a sufficienza , e a evitare le secche di un manoscritto incompiuto. Ancor meglio, ha conferito a Le cinque vie una identità che risulta chiara. Stratificato, laborioso, in alcuni passaggi anche prolisso, il suo lavoro è comunque contrassegnato da ben precise coordinate, in grado di renderlo diverso dalla media dei romanzi che si presentano come fantastici.
Sua prima caratteristica, è l’aver dato alla vicenda di Murdot Hal un taglio realmente spirituale, operazione effettuata grazie all’esplorazione continua e quasi rituale della psicologia e dell’interiorità dei suoi protagonisti. Raramente, in un periodo in cui all’introspezione dei personaggi è data – almeno sulla carta – tanta importanza, vediamo come in questo caso una resa dei pensieri che – pur senza essere un flusso di coscienza – riesce a trasmetterci la sensazione di vedere davvero nella mente – spesso dolente – dei monaci di Nurdeb (e non solo).
Possibilità questa che si realizza grazie alla seconda caratteristica che vale la pena evidenziare, ovvero il linguaggio qualche volta involuto, ma sonoro e cadenzato, con cui Mastrillo ha reso la sua storia una sorta di viaggio interiore, più che esteriore (che pure è in parte al centro della trama).
Un bel rischio, questo, perché a livello di scrittura Le cinque vie non segue nessuna delle presunte regole della “buona creanza editoriale”, e convince sulla lunga distanza proprio manifestando personalità, sebbene in alcuni passaggi sarebbe stata opportuna maggiore sobrietà.
Detto questo, il romanzo, con il suo mondo secondario di sapore orientale eppure originale, ha il pregio di uscire dagli schemi della classica avventura/lotta contro il male che pure, in apparenza, esso stesso pare voler raccontare, imbastendo divagazioni di carattere quasi metafisico che sono evidente frutto di quella stratificazione temporale di cui si accennava all’inizio, quel tornare più volte sulla storia riscoprendovi sedimenti inaspettati.
Ma la resa narrativa? C’è, a patto di impegnarsi, ovvero a condizione di lasciarsi conquistare da un mood che si prende il proprio tempo per avvincere infine il lettore, potenzialmente spaesato da un’ambientazione sconosciuta e da personaggi non ordinari. Una sfida, insomma, dove il prezzo è però ripagato dalla lontananza da tutto quanto oggi è moda. E dunque, scontato.