“Fire and Ice – Fuoco e Ghiaccio” è un film d’animazione del 1983 diretto da Ralph Bakshi.
Il lungometraggio è basato su personaggi creati da Frank Frazetta, lo storico e leggendario illustratore del genere sword & sorcery.
Il periodo storico, se così si può definire, in cui è ambientato il film è quel lasso di molti e molti secoli che separa l’ultima era glaciale dalla nascita delle civiltà antiche.
Su quell’era leggendaria di cui poco conosciamo gli scrittori fantasy del secolo scorso hanno immaginato regni, guerre, personaggi entrati a pieno titolo nella storia della letteratura. E’ l’epoca della barbarie di Robert E. Howard.
Gli uomini sono immersi in un mondo selvaggio agli albori del tempo. Stiamo parlando di un’epoca che va al di là del senso di storia che conosciamo. E’ un’era preistorica anche come percezione, come sapore, dal punto di vista visivo il character design è perfetto, Frank Frazetta rende benissimo l’idea e la simbologia del guerriero barbaro, che non è contrapposto a una sua controparte “civilizzata”, come può essere nel caso di molti fantasy in cui troviamo popolazioni selvagge e esotiche, ma anche cavalieri e paladini ispirati al ciclo arturiano o carolingio.
In “Fire and Ice” non esiste l’esotico come elemento aggiuntivo di un worldbuilding dove l’avventura si svolge in un’ambientazione che parte da una civiltà e si spinge oltre, in luoghi sconosciuti. Qui l’elemento selvaggio è il protagonista assoluto del racconto. Siamo immersi nella barbarie, in un periodo antecedente alla civiltà come la conosciamo, un worldbuilding che ricorda molto il ciclo di Conan e il gusto per quel tipo d’ambientazione anche di Karl Edward Wagner, di Lin Carter, di L. Sprague de Camp.
Siamo di fronte all’essenza del fantasy eroico e dello sword & sorcery.
Il film è stato realizzato con la tecnica del rotoscopio. Il disegnatore ricalca la scena precedentemente girata con attori veri, proiettata su un pannello di vetro. E’ una tecnica che viene usata anche nell’animazione giapponese ed è stata utilizzata moltissimo nei film della Disney. Consente di rendere le animazioni dei personaggi più fluide, i movimenti più credibili, concreti, reali all’occhio umano, aggiunge dinamicità ai disegni.
La storia narra della regina delle tribù del Nord, Juliana, e del figlio Nekron, signori del Picco di Ghiaccio, che svolgono il ruolo di malvagi, contrapposti a re Jarol, signore della Torre del Fuoco e dei personaggi a lui collegati. Tramite le arti oscure Juliana e Nekron avanzano verso la Torre del Fuoco e le terre a sud facendo smuovere i ghiacciai del loro regno. I personaggi sono figli delle loro ambientazioni e sono infusi dell’essenza dei due simboli contrapposti: il fuoco e il ghiaccio, il dualismo è evidente e molto forte in questo lungometraggio.
E’ un elemento fondante sia dal punto di vista estetico, sia dal punto di vista morale, da un lato abbiamo colori freddi, dall’altro colori caldi, da uno schieramento abbiamo sub-umani simili a uomini di Neanderthal e poteri oscuri, gelidi anch’essi, invece nella Torre del Fuoco abbiamo innanzi tutto i personaggi positivi della storia, e anche carnalità, vita, emozioni, sensazioni, conoscenza volta al bene, per quanto siamo in ogni caso immersi in un macrocosmo selvaggio e barbaro, più antico dell’antichità stessa.
La figlia di re Jarol della Torre del Fuoco, Teegra, viene rapita con un tranello. Jarol e il figlio Taro ricevono gli ambasciatori di Nekron, che chiedono resa incondizionata, le trattative non vanno a buon fine, i due udendo le urla di Teegra capiscono la trappola e uccidono gli ambasciatori del Picco di Ghiaccio, inviando a cavallo di pterodattili i loro uomini per salvare la principessa.
Teegra riesce a sfuggire ai suoi rapitori e la sua storyline s’incrocia con quella di Larn, un guerriero sopravvissuto a un attacco al suo villaggio da parte di Nekron e delle armate del Picco di Ghiaccio.
Larn è un guerriero che incarna alla perfezione gli stilemi dell’heroic fantasy e del ritrovato amore per il genere tipico degli anni in cui è uscita la pellicola, più o meno contemporanea a “Heavy Metal” del 1981 diretto da Gerald Potterton, che si rifà a un’estetica molto simile, per lo meno nell’episodio intitolato “Taarna”.
Dopo il loro incontro Larn e Teegra finiscono in un lago e si ritrovano a dover affrontare una piovra gigantesca, in loro aiuto giunge Darkwolf, intenzionato ad uccidere Nekron.
La trama prosegue tra incontri con streghe, sub-umani, e una cerca che porteranno avanti Larn e Darkwolf per salvare la principessa Teegra, che sarà nuovamente e questa volta con successo rapita e portata al cospetto di Nekron per farla sua sposa.
L’elemento centrale della storia diventa quindi lo scontro tra il fuoco e il ghiaccio, Jarol è infatti in grado, tramite le sue conoscenze e le sue arti magiche, di manipolare i vulcani del sud, così come Juliana riesce a far avanzare i ghiacciai. La battaglia è tra due forze ancestrali, tra due elementi anche molto simbolici e che rappresentano al meglio anche l’animo dei personaggi. La differenza sostanziale tra Jarol e Juliana è infatti di tipo morale, il re della Torre del Fuoco ha molte remore nell’usare i suoi poteri, perchè ne conosce la devastazione che possono causare e ne ha rispetto e timore, mentre la regina del Picco di Ghiaccio usa i ghiacciai come una vera e propria arma in campo bellico. Il film tramuta lo scontro inizialmente ideale tra fuoco e ghiaccio in una rappresentazione visiva molto potente e concreta delle due forze contrapposte.
Consiglio la visione, per chi non lo conoscesse, a qualsiasi amanti dell’heroic fantasy e dello sword & sorcery, e nel caso l’abbiate già visto, mi auguro che quest’articolo possa aver suscitato in voi la voglia di rivederlo e di immergervi in un’atmosfera che è l’essenza del genere, con personaggi creati da Frank Frazetta, uno degli illustratori più influenti e iconici del fantastico, affiancato a Ralph Bakshi, il regista del film d’animazione su “Il Signore degli Anelli” del 1978.