Dettagli
Titolo: “Tenebre sull’Impero“
Autore: Gianmaria Ghetta – Giorgio Smojver
Editore: Delos Digital
Collana: Heroic Fantasy Italia
Genere: Fantasy mediterraneo
Pagine: 276
Prezzo: 4,99 Euro
Sinossi
Principato di Augusto, l’età dell’oro dell’impero: il mondo è in pace sotto il governo di Roma. Eppure, al confine dell’Italia, dove le Legioni hanno occupato le montagne indomite e misteriose solo da pochi anni, una magia terribile, più antica di Roma stessa, risorge. Solo gli Speculatores, la longa manus dell’imperatore, possono affrontarla.
Principato di Flavio Vespasiano: il dominio di Roma in oriente è scosso dalle guerre esterne e da quelle civili. Un’unità di élite, composta da legionari della Terza Legione Gallica e da cavalieri semibarbari di Pannonia, deve mantenere l’ordine, senza supporto da parte dei governatori romani deboli o corrotti. Scoprirà come, dietro quelle che appaiono semplici rivolte locali, si annidino potenze primordiali e arcaiche, forse di origine non terrestre.
Tre storie di magia, guerra e avventura, sullo sfondo di un’epoca storica straordinaria.
Commento
Gli affezionati lettori di Hyperborea sanno bene che qui i nomi di Giorgio Smojver e di Gianmaria Ghetta sono di casa. Più volte abbiamo parlato delle storie che portano la loro firma, ed ecco dunque che viene il turno anche del recente “Tenebre sull’Impero”, che li vede affiancati in un volume (sia digitale che fisico) che li riunisce attraverso la riproposta di uno scenario che, a vario titolo, entrambi hanno già frequentato, ovvero quello oscuro della storia romana, a cavallo tra azione e fantastico a tinte fosche. E non è un modo di dire: i tre racconti presenti in “Tenebre…” proseguono infatti le avventure dei personaggi incontrati fra le pagine di “Le Aquile e l’Abisso” e “L’ultimo Sacrificio“, allargando l’affresco di un impero romano minacciato – il più delle volte inconsapevolmente – dagli orrori senza tempo che allignano negli angoli meno battuti delle sue province, o appena al di là di un Limes la cui sicurezza è illusoria. Parliamo quindi di La valle della Chimera, Arx Daemonum e Le spade dei monti pallidi: i primi due, a firma di Smojver e l’ultimo invece di Ghetta.
In tutti e tre i casi, pare di riprendere la lettura da dove la si era lasciata alla fine dei precedenti titoli: è evidente la continuità stilistica e anche l’intento con cui le storie sono state impostate, ovvero coniugare all’ambientazione storica quel quid di orrore soprannaturale che trasforma i racconti in vero e proprio fantasy mediterraneo. Esatto, proprio quello che piace tanto qui da noi.
Interessante poi notare la scelta, evidentemente ben ponderata, di situare lo scatenarsi delle forze oscure in luoghi liminali tanto geograficamente quanto psicologicamente, ovvero le montagne, siano esse i picchi alpini – che anche in età imperiale erano avvolti da una primigenia solitudine – che i massicci rocciosi di province più esotiche, vero e proprio ultimo segno sulle mappe prima del fatidico hic sunt leones (o “monstra”, verrebbe da dire, nel duplice significato tanto di prodigi quanto di mostri in senso stretto).
Si tratta di un tratto d’ambientazione che coinvolge direttamente la mentalità antica, per la quale – durante il periodo classico ma non solo – i luoghi caratterizzati da una natura intatta, dai boschi a i monti, per l’appunto, erano il ricettacolo e la fonte di vero e proprio timor sacro: basti ricordare il celebre episodio delle legioni del console Rulliano, che rifiutarono di transitare la Selva Cimina, che pure apparteneva al familiarissimo Lazio, o ai timori dei soldati di Giulio Cesare in Gallia in circostanze simili. Insomma, al di là della piacevolezza di ritrovare personaggi ormai familiari come il centurione Casperio di Smojver o il parigrado Labieno di Ghetta (già incontrato negli infausti prodromi della clades variana di Teutoburgo sulle pagine di Dimensione Cosmica), colti nel pieno dell’avventura, è ancor più gratificante vedere come i due autori hanno sposato gli spunti – storici, folklorici, letterari – alla narrativa fantasy. Tra l’altro, tutte e tre le storie hanno il pregio di svilupparsi con la giusta calma (il volume, al netto dei vari inserti editoriali, supera le 250 pagine) e quindi ogni vicenda non si esaurisce nella semplice esposizione di una idea, per quanto attraente, ma presenta un arco narrativo completo.
A questo punto, il prossimo passo non può essere altro che unire in vero e proprio romanzo a quattro mani i cicli gemelli che i due autori hanno fin qui portato avanti parallelamente. Personalmente, sono sicuro che ci abbiano già pensato almeno una volta. Se però non fosse così, ragazzi, mi rivolgo a voi: fatelo!