Recensioni: “Leopardo Nero, Lupo Rosso” di Marlon James

Dettagli

Titolo: “Leopardo Nero, Lupo Rosso

Autore: Marlon James

Editore: Sperling & Kupfer

Genere: fantasy

Pagine: 640

Prezzo: 22,50 Euro

Sinossi

Mistero e magia, potere e sangue sono gli elementi portanti di questo romanzo epico, il primo fantasy ambientato in un’Africa dove leopardi e lupi si mescolano con uomini dai poteri sovrannaturali. Nel primo romanzo della trilogia Dark Star di Marlon James, mito, fantasia e storia fanno da sfondo alle avventure dell’Inseguitore, un mercenario ingaggiato per trovare un bambino scomparso tre anni prima. L’Inseguitore è famoso per le sue doti di cacciatore solitario – «Ha un gran fiuto», dice la gente -, ma per questa missione deve lavorare con un eterogeneo gruppo di personaggi, ciascuno dei quali si porta dietro un segreto. Primo fra tutti il muta-forma Leopardo. In viaggio sulle tracce del bambino, l’Inseguitore si sposta da un’antica città all’altra, si addentra in fitte foreste, attraversa fiumi vorticosi e si scontra con mostruose creature decise a ucciderlo. In quella lotta quotidiana per la sopravvivenza, comincia allora a chiedersi chi sia veramente il bambino che sta cercando, chi vuole impedirgli a tutti i costi di trovarlo e soprattutto chi mente e chi dice la verità.

Commento

UNA RIVISITAZIONE FANTASY DEL FOLKLORE AFRICANO
Ammetto di avere sentimenti contrastanti per questo libro. Iniziamo col dire che “Leopardo nero, lupo rosso” è forse uno dei fantasy più interessanti scritti in questi ultimi anni. Un vivace esponente del fantastico che attinge dalla mitologia e dalle leggende africane (ho riconosciuto alcune creature del folklore, come i vampiri ansanbosam e impudulu, le sangome, scimane con funzioni simili ai nostri benandanti) e la ripropone in chiave epica e al contempo oscura. Questo non è un libro per tutti: le sue atmosfere sono crude, le descrizioni esplicite, ci saranno molti momenti forti e non adatti ai deboli di stomaco. In questo libro si respira il folklore africano e si vede che l’autore si è informato sugli usi e costumi e la storia del continente. In Africa ci sono stati regni prosperi e interessanti dal punto di vista storico e “Leopardo nero, lupo rosso” propone città bellissime quando subdole, a cominciare da Dolingo, regno di progresso ma anche di decadenza, di scienza e magia.
I personaggi sono ben costruiti e, come ogni fantasy epico, si formerà una piccola squadra di antieroi guidati dalla missione principale.

UN GRUPPO DI ANTIEROI PER SALVARE L’ULTIMA SPERANZA DEL REGNO

Inseguitore, il protagonista, è un ragazzo omosessuale (in quanto ammette di provare interesse per gli uomini, mentre con le donne giace principalmente per costrizione o per profitto) con un dono: può fiutare qualsiasi traccia. Lui è una persona colma contraddizioni: è un po’ misogino a causa del suo legame turbolento con la madre e la sua brutta esperienza con le streghe, ma al contempo si dimostra protettivo verso le donne abusate, soprattutto se bambine. Due lati piuttosto in contrasto, sono riuscita ad empatizzare con lui nonostante i suoi comportamenti irritanti.
Sebbene sia una persona cinica e fredda, è capace anche di provare profondo amore e affetto, benché non riesca a riconoscere e ad esprimere tali sentimenti, se non quando è troppo tardi. Lui si è affezionato ai bambini Mingi, bimbi disabili a cui ha trovato una sistemazione perché in cuor suo sapeva di non potersi prenderne cura, eppure li protegge come un padre. Inseguitore è il mio terzo personaggio preferito.

Poi abbiamo Leopardo, mutaforma e primo amore di Inseguitore. Lui è uno spirito libero e per questo preferisce vivere da animale piuttosto che da umano. Come Inseguitore, non è capace di esternare i suoi sentimenti verso di lui finché non è troppo tardi. Sinceramente è il mio personaggio preferito perché è anche tra i più divertenti (la storia della pozione inserita per vie traverse è molto spassosa) ma al contempo è capace di momenti seri e drammatici.

Maestogo è il mio secondo personaggio preferito. Lui è un Ogo, un uomo di enorme stazza con il dono della superforza. La violenza l’ha accompagnato dalla nascita, da quando uccise sua madre venendo al mondo eppure, a differenza di molti Oghi, vorrebbe una vita diversa, ha un lato che nessuno ha mai visto e che una ragazza, una schiava, fece emergere. A differenza dell’Inseguitore, Maestogo non ha assolutamente tendenze misogine, anzi, è stato proprio il suo amore per quella schiava, morta tragicamente, a mostrargli un’altra strada. Lui odia la violenza, odia uccidere nonostante sia parte della sua natura, lo odia perché vuole essere una persona migliore. Mentre Inseguitore scende verso un percorso oscuro, Maestogo cerca di salire verso la luce.
Ironicamente considero lui la persona più buona del gruppo, proprio perché vuole esserlo. Poi abbiamo Soglon, la sangoma, una sciamana molto ambigua che funge da “Gandalf” del gruppo, ma a differenza di quest’ultimo è una donna ambiziosa, crudele e manipolatrice. “Per il bene superiore” sarebbe il suo motto. Odia gli uomini ma al la contempo non può fare a meno di necessitare del loro aiuto, ho visto un certo parallelismo tra lei e il matriarcato estremista, in quanto è sempre una forma di governo opprimente.

UN LIBRO DALLE TEMATICHE COMPLESSE E UNO STILE DI NARRAZIONE IBRIDO

Ho apprezzato la decostruzione del tema del prescelto, delle profezie e delle vecchie dinastie sempre migliori delle attuali. Nulla è come sembra. Non approfondirò oltre, ma diciamo che arriverete a un punto in cui vi chiederete da che parte stare.

Il libro affronta varie tematiche: orientamento sessuale, scontro tra maschile e femminile, tra matriarcato e patriarcato e ribaltamento di generi. Si vede che l’autore è femminista ma al contempo ha voluto mostrare varie sfaccettature della realtà, dimostrando che il pensiero estremista di qualsiasi fazione corrompe anche l’ideale più puro e come scontro ideale abbiamo Soglon e l’Aisi, sciamana e necromante, una per il matriarcato e l’altro per il patriarcato, opposti eppure simili nel loro fanatismo. Con Inseguitore e Meastogo abbiamo due modi diversi nel rapportarsi con le donne. I due, pur essendo emarginati, hanno reagito diversamente alla vita, scegliendo uno un percorso in discesa e l’altro in salita.

Ho apprezzato lo stile frammentato, in prima persona raccontata a un interlocutore, l’Inquisitore. Inseguitore è stato catturato e racconta la sua avventura. A volte abbiamo flashback altre volte eventi che anticipano elementi della storia, come ho detto in precedenza è il racconto frammentato di un uomo sotto shock e stressato per la situazione.

Ora passiamo ai lati negativi: le digressioni. Troppe digressioni. Il libro presenta focus inulti su storie che appesantiscono la lettura. Inoltre sono presenti scene descritte velocemente e per questo un po’ confuse.
Altra nota negativa è la presenza abbondante e spesso non richiesta di sesso. Non fraintendetemi, ho apprezzato classici dell’erotico e perfino i libri di De Sade, ma in questo libro l’autore pare aver abusato di scene di sesso non importanti per la trama. Alcune lo sono per motivi folkloristi o di sviluppo caratteriale, ma ve ne è così in abbondanza che in certe situazioni paiono grottesche e dopo un po’ mi sono pure annoiata.
Ultimo elemento negativo è il registro: si passa da momenti aulici e raffinati al linguaggio più becero e volgare, insomma l’autore non ama le mezze stagioni.

In conclusione, “Leopardo nero, Lupo rosso” è un interessante esperimento, un rappresentante del fantasy africano che sta lentamente emergendo nel mercato internazionale (Assieme ad Akata Witch, Sangue e Ossa e The Gilded Ones). Se siete appassionati di folklore e siete anche di stomaco duro, questo libro potrebbe fare al caso vostro, ma vi avverto: o lo si ama o lo si odia, difficilmente si è nel mezzo. Io sono uno di quei rari casi.

Articolo di Debora Parisi

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