Dettagli
Titolo: “Conan e la Strada dei Re“
Autore: Karl E. Wagner
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Mondadori
Genere: Sword&Sorcery
Pagine: 224
Prezzo: variabile
Sinossi
In questa rilettura delle avventure del Cimmero, Conan si trova di fronte agli intrighi e ai misteri della città di Kordova…
Commento
“Conan e la strada dei re” fu pubblicato da Karl Edward Wagner nel 1979 ed è probabilmente il migliore dei pastiche di Conan.
A differenza di Lyon Sprague de Camp, infatti, Wagner si tiene su linee più pure e l’esito offre una vivida fedeltà all’originale. Ovviamente non mancano elementi propri di Wagner, ma lo spirito di Howard è preservato e la storia non risulta né banale, né una smorta imitazione. Tanto per cominciare, l’atteggiamento del barbaro nei confronti della stregoneria è molto più in linea con quello di Howard, senza per questo rivelarsi piatto: la riproposizione della negromanzia è ben congegnata. E’ vero, il testo di Wagner non si adatta alla cronologia di Howard, ma la grande sensibilità per il gotico, l’incastro perfetto di trame e sottotrame e l’intensità di descrizioni e scene d’azione vanno a segno.
Con un tocco di genialità, il contrasto tra civiltà e barbarie, che attraversa tutta l’opera howardiana, è condensato nel confronto tra spadone a due mani e spadino. Il ladro Mordermi sostiene che: “…uno stocco è molto più duttile di uno spadone, o almeno così la penso io. E’ più leggero, più elastico… ti dà più lunghezza nella scherma, e ha il vantaggio che col taglio puoi ferire e con la punta fare gli affondi. La tradizione tuttora raccomanda armi più pesanti, almeno nei duelli, ma ascolta la mia predizione: col tempo le spade pesanti spariranno soppiantate dai fioretti, e il colpo di taglio verrà sostituito dall’affondo”. Conan gli risponde: “Sono lame troppo strette… l’affondo non riesce quasi mai mortale. Una vola ho visto un Aesir ubriaco beccarsi un colpo da uno stocco come il tuo, e beccarselo proprio al cuore: nonostante questo, prima di morire ha avuto tutto il tempo di far fuori il suo assassino e altri due compari. Spacca la teta a un uomo e vedi se non stramazza all’istante; se non lo fa, hai tutto il diritto di andare a guardare che cosa diavolo lo sorregge. No, tieniti le tue tecniche raffinate e i tuoi affondi: a me lascia una spada con un bel taglio e vedrai che avrò ragione di qualsiasi farabutto”. Tuttavia nel duello che segue, quando Mordermi fa sanguinare Conan, il cimmero puntualizza: “Ma è proprio di taglio che mi hai colpito!”.
Lì dove è lampante la mano dello scrittore è nell’impianto politico del testo. Gli sconvolgimenti sociali, le cospirazioni, i soprusi e le prevaricazioni del potere, la doppia natura dell’uomo che si risolve nel trionfo delle pulsioni più ignobili, costituiscono il tratto peculiare dell’opera.
Un giovane Conan si ritrova nella città di Kordava, nel Regno di Zingara, soldato mercenario condannato a morte per aver ucciso un capitano delle guardie in duello e liberato dal gruppo di rivoluzionari della Rosa Bianca. Questi agiscono assieme al bandito Mordermi contro re Rimanendo e costituiscono un irrequieto insieme di idealisti, tagliagole, mendicanti, prostitute e ladri. Popolano la Fogna, ovvero i sotterranei di Kordava, rovine di una precedente sontuosa megalopoli distrutta secoli prima da un terremoto, e da lì coltivano il sogno di un riscatto. Avversano una nobiltà tirannica, dissoluta, offuscata dal faceto e corrotta da feste orgiastiche, ma sono divisi in più fazioni con più capi che discutono a lungo di ogni cosa, spesso tardando l’iniziativa. Più in là, quando le cose saranno cambiate e Conan si ritroverà ad impartire loro un ordine, è Wagner che commenta: “Nessuno fiatò. La Rosa Bianca – o meglio, i suoi pochi superstiti – avevano superato l’adolescenza”.
Ciò che avrebbe reso grande questo libro sarebbe stata la descrizione delle tre campagne militari di Conan, quella nelle marche orientali e quella sulle rive del Fiume del Tuono per consolidare il potere di Mordermi ed infine quella per ricacciare i pitti alla frontiera, lungo tutto il fiume. Il vuoto è doppio perchè la narrazione riprende dal ritorno di Conan a Kordava dove il cimmero scopre che nel frattempo c’è stata una vera e propria guerra civile.
L’affrancamento della tirannia è affidato ai superstiti di una dinastia decaduta, gli Esanti, a Santiddio, il politico della Rosa Bianca, ed alle sue sorelle Sandokazi, la ballerina, e Destandasi, donna-driade, sacerdotessa di Jhebbal Sag, a tutti gli effetti protagonisti di una vera e propria tragedia familiare. E’, però, sul meccanismo politico che l’autore fa leva. Wagner smaschera i compromessi di chi giunge al potere, la corruzione delle idee per mantenere il comando, il trasformismo per ingraziarsi gruppi e personaggi influenti, uccidendo e facendo arrestare i vecchi amici. Mostra come i ribelli spesso si trasformino nello stesso tipo di leader che odiano, e non è quel genere di riflessioni che ti aspetti in uno sword and sorcery.
Al termine dell’avventura, Conan respinge la corona offertagli dal popolo, spiegando: “Non cambierò idea… non fino a quando scoprirò se è l’uomo che corrompe il potere o il potere che corrompe l’uomo”.
Da non perdere il volume su Kane di KEW adesso che ci sconti Mondadori!!