Vergini sacrificali

Articolo di Davide Mana, tratto dal blog Strategie Evolutive.


In una società in cui annualmente una vergine viene sacrificata al dio del vulcano, si arriva ben presto ad un equilibrio fra i sessi – una società composta di donne facili e di uomini indolenti che non si devono impegnare per trovare partners.
E una frenetica attività sessuale a ridosso della data fatidica.
Tosta e indipendente, Jez non si fa troppi problemi – e quando il momento dell’annuale sacrificio si avvicina, trova rapidamente con chi liberarsi di quella pericolosa verginità. Lo stesso non si può dire di sua cugina, la meno che brillante – ma graziosa (è una questione di selezione artificiale, capirete) – Diz.
Il piano per salvare Diz da un volo nella caldera porterà le due ragazze ad una fuga dal villaggio, nelle terre selvagge, braccate dagli anziani della tribù (che non sopportano l’idea che questa di scappare anziché concedersi diventi una opzione popolare) ed aiutate da una accozzaglia poco probabile di personaggi – i barbari Thor e Tul, splendidamente carrozzati e… beh, barbarici, ma legati a strane idee su fidanzamenti lunghi e purezza pre-matrimoniale, ed il loro tirapiedi Lestor (che compensa con il pragmatismo la scarsa intelligenza).
C’è anche un lupo.
Blu.

Non è nuovissimo, l’ebook della domenica di questa settimana – ha dieci anni, in effetti.
Ma non li dimostra.
51uREBjiHSL._SX306_BO1,204,203,200_Confessions of a Virgin Sacrifice, di Adrianne Ambrose, batte lo stesso territorio battuto a suo tempo da Maureen Birnbaum del compianto Alec Effinger, e lo fa con la dovuta aplomb.
Un universo hyboriano coi numeri di serie cancellati (c’è anche un dio che si chiama Crom, che viene spesso invocato invano), un io narrante tanto sarcastico quanto – alla lunga – petulante, un susseguirsi di situazioni tragicamente ridicole, o ridicolmente tragiche.
Jez cerca una botta e via, Diz cerca il vero amore, tutti quanti cercano di sfangarla.
Si ride in maniera sgangherata – questa è una farsa, non un equilibrato meccanismo comico alla Pratchett.
Ma si ride.
E se la logorrea della narratrice dopo un po’ comincia forse a darci sui nervi – beh, si tratta di neanche 200 pagine, e quindi non c’è il rischio di esagerare.
Nel complesso, una lettura necessaria – per scrostarci dal cervello le troppe serie di sword & sorcery seriosa e fatta con lo stampino.
Quelli che se non sanno esattamente che tipo di spada sia quella impugnata dalla protagonista si imbizzarriscono, sono destinati ad imbizzarrirsi.
Frequentemente.
Ecco, sì, c’è questo extra – pensare a quanto si infurieranno quellic he la sanno lunga nel leggere questo romanzo leggero, divertente, sostanzialmente innocuo ma valido.
La Ambrose scrive bene, e se a volte eccede col sarcasmo, per lo meno non sta provando ad insegnarci nulla.

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