Recensioni: “Sotto il segno di Urania” di Gianfranco de Turris

Dettagli

 

Titolo: Sotto il segno di Urania – Per una storia dell’Immaginario italiano”

Autore: Gianfranco de Turris

Curatore: Luca Gallesi

Editore: Oaks Editrice

Genere: saggistica

Pagine: 242

Prezzo: 20,00 Euro 

Data d’uscita: giugno 2022

 

Sinossi

Una affascinante mappa di autori e opere che guidano il lettore alla scoperta di una insospettata ricchezza di temi fantastici e fantascientifici nella storia della letteratura italiana.

 

Commento

Negli ultimi tempi, per fortuna, sono iniziate ad apparire felici iniziative editoriali volte a valorizzare alcuni dei numerosi (vero libro di sabbia!) contenuti a firma Gianfranco de Turris che il tempo aveva inevitabilmente disperso, sia sul fronte saggistico che sul quello – invero meno noto ai più – della narrativa.

Ottimo esempio di questi recuperi può considerarsi il recente volume edito da Oaks e curato e prefato ad opera di Luca Gallesi, intitolato “Sotto il segno di Urania – Per una storia dell’Immaginario italiano”, che fin dal titolo dà un chiaro senso della direzione cui è indirizzato il contenuto. Si tratta infatti di 15 (più 1) testi che, suddivisi tra “percorsi” e “personaggi”, ripercorrono – ma soprattutto riscoprono, o mettono nella giusta luce – le tappe salienti dell’evoluzione contenutistico-editoriale della letteratura fantastica nostrana. E se uno degli articoli qui riproposti illustra lo stato dell’arte della fantascienza italiana allo scoccare del suo mezzo secolo d’età, ora che i suoi anni di storia sono appena divenuti settanta, ha ancor più senso rileggere questi pezzi deturrissiani, che fungono da scandaglio documentatissimo per temi altrimenti destinati a rimanere – ancora – misconosciuti.

E ce ne sono di interessantissimi, a cominciare dal grande apporto che l’ondata spiritista, sempre oscillante fra pseudoscienza e truffa misticheggiante, diede alla narrativa non solo anglosassone, fondendosi a sua volta con i cascami dell’esoterismo teosofico, dell’occultismo e di un frizzante spirito popolare tutto italiano. Ma anche: la doverosa riscoperta delle origini italiche, in termini di fascinazione e influenza sull’immaginario, del Gotico; i tanti titoli della cosiddetta “protofantascienza”, che ci mostrano una Penisola per nulla in ritardo nell’elaborazione letteraria delle fantasie scaturite dalla Seconda Rivoluzione industriale; quanto e come il Futurismo impattò sulla narrativa appunto “del futuro”; la poco nota fantascienza distopica di Salgari. E, come si usa dire, molto altro.

Solo che, in questo caso, non si tratta di una formula convenzionale. Davvero chi spulci anche solo con mero intento di soddisfare una curiosità bibliografica, scoprirà all’interno del volume una messe quanto mai ricca e feconda di titoli, rimandi, pubblicazioni (ahinoi sovente relitti di edizioni introvabili) che forniscono però supporto sia alla doverosa anastilosi dei “monumenti”, diciamo così, di un genere che mostra di avere radici antiche. Ma anche sfatare i miti stantii che vogliono la narrativa italiana di genere sempre con il fiatone, sempre indietro nella corsa appresso a tendenze mai realmente cavalcate, ma solo subite. Non è così, e “Sotto il segno di Urania” lo dimostra ampiamente, anche grazie al fatto che, da ormai più di sessant’anni, proprio Gianfranco de Turris è stato instancabile alfiere della dignità della fantascienza.

In quest’ottica, dunque, la raccolta in questione andrebbe idealmente affiancata non solo alle fantomatiche “liste di letture essenziali”, per allargarle debitamente a titoli non meno importanti. Si dovrebbe ancor più usarla come stimolo perché gli anni attuali, il presente in cui si scrive e si pubblica, non diventi fra qualche decennio la “terra incognita” in cui de Turris e non solo si è avventurato. Ovvero, guardare alla produzione fantastica di questi anni con uno spirito critico vero, capace di collocarla lì dove ha le sue radici, le sue connessioni con il resto della cultura presente. Per non trovarci poi, in futuro, a guardarla come una epigrafe per cui non possediamo un’adeguata stele di Rosetta, e non poter più capirla.

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