Recensioni: “Ombre dal Giappone” di Caterina Franciosi

Dettagli

Titolo: Ombre dal Gaippone”

Autore: Caterina Franciosi, Diego Ruboni (illustrazioni)

Editore: autopubblicato

Genere: saggistica

Pagine: 116

Prezzo: 15,90 Euro 

 

Sinossi

Ombre dal Giappone. Creature magiche e misteriose dell’Estremo Oriente è un viaggio attraverso il folclore e l’importanza che determinati aspetti mitici e leggendari della terra del Sol Levante esercitano ancora oggi sulla quotidianità e sull’immaginario collettivo orientale (e non solo). Tengu, kitsune e kappa sono solo alcune tra le più famose creature che incontrerete tra le pagine di questo volume e ciascuna di esse è pronta a rivelarvi i suoi segreti più oscuri, ma solo se ve ne dimostrerete degni. Avrete dunque il coraggio di addentrarvi tra storie più antiche della memoria dell’uomo?
Prefazione a cura di Serena Lavezzi di “Il Giappone dei Libri”.

Commento

Nella prefazione di Serena Lavezzi troviamo ben descritto lo spirito di questo libro, che non vuole essere un compendio, ma un viaggio attraverso il folklore giapponese e vuole spingere a una riflessione. Quando si pensa al Giappone e alla produzione artistica del Sol Levante ci vengono alla mente spiriti, creature sovrannaturali, mostri dalle sembianze a metà tra animali e demoni, gli yokai. Derivano dalla tradizione scintoista e comprendono tutta la sfera del sovrannaturale, da quelli che noi occidentali definiremmo diavoli a quelli che definiamo come fantasmi, e sono creature che sembrano stare un po’ in questo mondo, un po’ in un altro. In alcuni casi abbiamo un genius loci, essenza e divinità protettrice di un luogo, in altri abbiamo creature che fanno parte della tradizione più popolare e dal gusto meno sacro, come lo yokai ombrello di carta, in altri abbiamo fantasmi dal collo lunghissimo che terrorizzano e nulla hanno a che vedere con la protezione di un luogo, per esempio un bosco o un fiume. Gli yokai sono molti e di diversi tipi, e in “Ombre dal Giappone” troviamo descrizioni e illustrazioni, con annesse storie e origini. Quest’aspetto di esseri abitanti del visibile e dell’invisibile nel medesimo tempo, come se abitassero un mondo appena al di là del nostro, che si può vedere solo con occhi giusti, è ben esplicitato, come sottolinea Serena Lavezzi, nel romanzo di Nashiki Kaho, “Le bugie del mare”, il giovane ricercatore universitario Akino s’imbatte nella leggenda degli umiuso, i miraggi del mare. Gli abitanti del luogo chiamano così i leoni marini, animali molto schivi, che prendono nell’immaginazione degli abitanti la conformazione di miraggi, di illusioni, di esseri che vanno e vengono da una dimensione a un’altra. Nella baia dove vengono avvistati i leoni marini alcune dicerie popolari affermano che si tratti della dimora dei kappa, esseri antropomorfi legati all’immaginario acquatico, con mani e piedi palmati.

Si tratta quindi di esseri in carne e ossa o di creature sovrannaturali? Alla fine della prefazione Serena Lavezzi ci dice la risposta più saggia a questa dubbio amletico, a questo quesito al quale la logica risponde prontamente, ma una parte della nostra immaginazione che è ciò che ci mantiene vivi muore, se escludessimo razionalmente l’esistenza dell’invisibile, dunque, finchè le persone crederanno negli yokai, essi esisteranno, come riflesso e rappresentazione della bellezza dei luoghi naturali del Giappone, dei loro boschi, fiumi, montagne, litorali oceanici, isole.

Nel libro troviamo descrizioni e illustrazioni degli yokai più conosciuti, ma anche di quelli meno noti, e alcuni che sono creature mitiche presenti anche in altre civiltà. Interessante soffermarsi sulla figura del kraken, che è presente anche nella tradizione giapponese con il nome di akkorokamui, originario della baia di Uchiura in Hokkaido, ci troviamo quindi al Nord del Paese, su mari freddi e spietati, dove la piovra gigante era considerata la divinità del posto dalle popolazioni Ainu.

La ame onna e altre figure di yokai femminili sono state riprese dal cinema e dall’immaginario horror contemporaneo, si tratta di figure femminee mezze decomposte, inzuppate d’acqua, che portano temporali ovunque esse vadano, scatenandoli per scopi egoistici. Le yuki onna sono fantasmi delle nevi, dai lunghi capelli scuri, la pelle bianchissima e gli occhi neri. Quest’estetica è stata ripresa più volte dal cinema horror e dai manga del genere. Insieme ad altri yokai femminili inquietanti, come le rokurokubi, spettri di donne che hanno peccato contro i kami o contro l’ordine naturale delle cose, che di giorno mantengono il loro normale aspetto, per poi di notte divenire con il collo lunghissimo, un altro tipo di estetica ripreso molte volte dall’immaginario horror nipponico.

Abbiamo poi le donne serpente, le nure onna, si presentano come donne in cerca di aiuto, zuppe d’acqua, con un bambino in braccio, per poi divorare il malcapitato che vuole aiutarle sotto forma di terrificanti serpenti con la testa umana, è una caratteristica tipica degli yokai l’inganno, l’illusione, il trasformarsi, il passare da una forma a un’altra con caratteristiche che cambiano a seconda della zona in cui nascono le leggende loro riguardanti. Sono una sorta di spirito, di essenza, del luogo che abitano, e sono testimonianza dell’impersonificazione delle forze naturali. Oppure possono essere l’eco di un evento che si ripete, come nel caso dei monaci perennemente in fiamme, i kazenbo, durante una cerimonia del X secolo si gettarono tra le fiamme per abbandonare la loro forma mortale e raggiungere l’illuminazione un gruppo di monaci particolarmente devoti, ma alcuni di loro non raggiunsero l’illuminazione e rimasero legati a questa terra, sotto forma di spiriti perennemente in fiamme, tipici del monte Toribeyama a Kyoto, dove appunto avvenne il rituale. Le leggende hanno anche la funzione di ricordare ai posteri eventi accaduti, è interessante come vi siano anche yokai che hanno a che fare non con la storia, né con i fenomeni naturali, come i raiju, le bestie del tuono, ma con singolari eventi che possono succedere a chiunque nella quotidianità.

Molto affascinante sotto questo aspetto è lo yokai betobetosan, che sarebbe l’onomatopea dei passi per la strada. Credo sia capitato a tutti talvolta di camminare da soli in una strada buia e sentire passi, sentirsi osservati, sentire di non essere da soli. Il betobetosan è la rappresentazione di una sensazione di paura, accompagnata dal rumore di passi. Per scacciare lo spirito basta lasciarlo passare educatamente, dicendogli “Dopo di voi, betobetosan” ed egli smetterà di seguirvi. Gli yokai riflettono lo spirito del popolo giapponese, che sa essere terribile nella sua determinazione e nei codici morali troppo stringenti, ma anche ironico, divertente, solare, lo yin e lo yang s’intrecciano bene nello spirito del Paese del Sol Levante.

Ombre dal Giappone. Creature magiche e misteriose dell’Estremo Oriente” si presenta come un libro molto fruibile e semplice da leggere, con la descrizione e la leggenda o storia annessa a ogni yokai, con illustrazioni che riescono a rendere bene l’intento del lavoro, non abbiamo infatti una grafica che ci riporta al Giappone tradizionale, non abbiamo imitazioni di stampe giapponesi, ma abbiamo illustrazioni dai colori vivaci e accesi, talvolta molto fantasy, che possono essere fruiti da adulti e da più piccoli. Un libro facilmente accessibile anche a uno studente delle medie, apprezzabile e godibile da un esperto giappofilo, e questo è un gran pregio a mio parere, questo lavoro può arrivare davvero a tutti, e affascinare moltissime persone e dar loro uno spunto in più su ciò che gli yokai rappresentano e sulla bellezza dei luoghi naturali del Giappone, che vanno preservati, così come vanno ricordati e rispettati gli yokai, e così come va preservata, rispettata e ricordata la parte più fanciullesca di noi stessi, che immagina, che in un bosco gli alberi non vede solo alberi, vede custodi di un’energia più grande che proviene dalla terra e dal cielo. Buona lettura!

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