Recensioni: Urania Fantasy #2 – L’Albero delle Spade di C. J. Cherryh

Dettagli

Titolo: L’Albero delle SpadeCollana-Fantasy---2-J--C--Cherryh---l-albero-delle-spade-ed--Mondadori-A42

Titolo Originale: The Tree of Swords and Jewels

Autore: Caroline J. Cherry

Anno di Pubblicazione: 1983

Edizione Italiana: 1988

Casa Editrice: Mondadori

Collana: Urania Fantasy #2

Pagine: 223

Traduzione: Roberto Marini

 

Sinossi

Sul conto di Ciaran Cuilean, signore di Caer Wiell, circolano strane storie. C’è chi dice che nelle sue vene scorra il sangue del Popolo Magico, che lui intrattenga misteriosi rapporti con la terra elfica di Eald, il mondo in cui vive tutto ciò che è fatato attraverso le visite di Arafel, la Signora degli Alberi, e c’è perfino chi dice che gli anni sembrano incapaci di segnare il su viso o il suo corpo. Ciaran è un signore giusto e generoso, il suo dominio è una terra ricca e fortunata, ma gli altri baroni e lo stesso re lo guardano con sospetto misto a timore e questa situazione è destinata a peggiorare quando dal mondo di Eald il Signore della Morte decide di riprendere una partita interrotta molti anni prima: una partita in cui il destino di Caer Wiell può essere segnato da una mossa di minore importanza, ma che per Ciaran Cuilen significherà in ogni modo il ritorno sulle Vie d’Ombra della terra di Eald.

Autore

Carolyn Janice Cherryh è una delle autrici sicuramente più benvolute dell’ultima generazione. Premiata con il massimo riconoscimento in campo fantascientifico, il Premio Hugo, avalla questo consenso da parte dei lettori e della critica con degli scritti affascinanti, diversissimi tra loro, ma che hanno come comun denominatore una capacità espositiva, un afflato poetico e un’inventiva, proprie della scrittrice di talento. Tra i suoi successi vanno doverosamente citati La Porta di Ivrel, Rusalka e il Ciclo del «Faded Sun».

Caroline Janice Cherryh, foto di autore ignoto [3]

Commento

Non conosco l’autrice, ma il suo talento è tale che la invidio.

Con queste parole Andre Norton, la Grande Dama della narrativa di immaginazione, introduceva il romanzo di esordio di Caroline J. Cherry, La Porta di Ivrel [1]. Era il 1976 e l’ondata di letteratura fantasy che aveva invaso l’editoria da oltre un decennio toccava la sua piena maturità [2]: erano gli anni delle antologie di Lin Carter dedicate alla fantasia eroica, gli anni di Elric di Melniboné; di lì a poco, Terry Brooks avrebbe cavalcato la fame dei lettori pubblicando La Spada di Shannara, romanzo destinato a essere il primo fantasy a comparire come bestseller nelle classifiche del New York Times.

Un’editoria vivace, quindi, ma ancora legata a una produzione fondamentalmente maschile: non a caso La Porta di Ivrel uscì sotto lo pseudonimo di C. J. Cherryh, così da nascondere il genere femminile dell’autrice – l’editore, inoltre, aggiunse la lettera “h” alla fine del cognome, per evitare facili banalizzazioni dell’autrice!

Copertina della prima edizione di The Tree of Swords and Jewels (1983)

Di lei scrisse anche Ursula K. Le Guin, nel suo libro Conversation on writing [3]: «Perché non è stata ristampata? Perché non si parla di lei? C’è qualcosa di vagamente misterioso in questo. Cos’è la misoginia? Una necessità maschile di stabilire un mondo maschile?»

Penna estremamente prolifica, capace di spaziare su generi diversi pur mantenendo una propria identità, Caroline J. Cherry conta all’attivo una produzione di romanzi – almeno sessanta – che risulta difficile quantificare con esattezza, a causa della successiva riscrittura, rielaborazione e trasformazione delle opere già edite.

In questo articolo si andrà a recensire L’Albero delle Spade, romanzo appartenente al ciclo di Arafel che segna un’incursione dell’autrice nell’ambito della fantasy classica.

Logo arancio, titolo bianco: una donna cinta da una corona di fiori, un volto che potrebbe essere quello di un vecchio, o di una strana creatura, e la sagoma di un castello sullo sfondo. L’edizione italiana di the Tree of Swords and Jewels arriva ai lettori del bel paese tramite l’iconica serie Urania Fantasy, distribuita in edicola con cadenza mensile.

Il lavoro della Cherry firma la seconda uscita della collana cugina della celeberrima Urania dedicata alla fantascienza; la scelta ha una sua peculiarità in quanto, in realtà, L’Albero delle Spade è il secondo volume di una dilogia iniziata con The Dreamstone, racconto edito nel 1981 e successivamente espanso nell’omonimo romanzo [4 – 5]. La scelta di proporre il volume conclusivo inficia l’esperienza di lettura? In realtà, L’Albero delle Spade si apre con un lungo prologo che, di fatto, assolve alla funzione di riassumere i fatti già accaduti nell’episodio precedente; tali eventi hanno sì attinenza con la storia che ci si accinge a leggere, ma meno di quanto si è portati a pensare sfogliando una buona dozzina di pagine densi di nomi e accadimenti. Niente paura, quindi, se l’impatto con il testo può risultare ostico: basta fare un po’ di zapping per recuperare le relazioni fra i personaggi e, non appena si entra nell’orizzonte della storia, la narrazione proseguirà senza alcuna difficoltà.

The Coming of Lugh, opera dell’artista Jim Fitzpatrick.

Saremo così guidati all’interno di un mondo fantastico che richiama l’Irlanda o il Galles altomedievale. Scopriremo che Caer Wiell è un feudo periferico del regno e che il signore del castello, Lord Ciaran Cuilean non gode di ottima reputazione alla corte del Re e dei suoi più potenti vassalli. Stando alle voci che corrono sul suo conto, Ciaran è un uomo che intrattiene rapporti con il regno di Eald, un sopramondo abitato da creature fatate e inaccessibile alla gente comune; ma Ciaran è diverso dalla gente comune in quanto nelle sue vene scorre sangue che rimanda ai Daoine Sidhe, l’antico popolo elfico che ha abitato Eald.

Esistono gli Umani ed esiste Eald, e sono più veri quando sono divisi, ma quando i sogni entrano nel castello e si siedono al tavolo e lasciano un dono nelle vostre mani, allora le cose diventano confuse. Vostra madre lo capisce. Forse anche Beorc, ma forse no. E tu, Muirne? No. Non del tutto. Dai sogni ci si risveglia. Ma questo ha lasciato qualcosa di concreto

Apprendiamo, inoltre, che i Sidhe sono al tramonto della loro epoca: gran parte di loro ha già abbandonato Eald, salpando verso il mare, e lasciando le proprie memorie nelle gemme e nelle armi che pendono dall’albero che dà il nome al romanzo. Un lascito di ricordi, magia e potere che sarà appannaggio di Arafel, l’ultima dei Sidhe, rimasta in Eald nei panni di guardiana per amore dell’umanità. Sarà per l’appunto Arafel ad avvertire Ciaran, e per suo tramite l’intero dominio di Caer Wiell, sull’imminente minaccia che si sta risvegliando per invadere il mondo; qualcosa di oscuro, terribile, che minaccia Eald tanto quanto il mondo degli uomini. Di cosa si tratta? Quale sarà il destino di Ciaran Cuillean?

La baciò sulla fronte e le ripiegò la mano sulla foglia. Gli venne un pensiero spiacevole, e la fissò negli occhi. «Quando ti persi nei sogni, non abbandonarlo, questo dono. Mai. I nomi ripetuti tre volte fanno apparire qualcosa. Bada a quello che chiami, e di poterlo poi scacciare. Mi hai capito? Devi potere mandarlo via.»

A una lettura superficiale, l’Albero delle Spade potrebbe essere liquidato come una storia derivata da Il Signore degli Anelli; in effetti, tra il romanzo della Cherry e il capolavoro di Tolkien vi sono abbastanza punti di contatto da indurci a credere a una filiazione letteraria: il risveglio di un male antico, il crepuscolo degli elfi e il mutuo patto di alleanza con un’umanità che langue in preda a divisioni e disordini politici.

A ben guardare, invece, le differenze fra le due opere sono sostanziali.

Red Cap, un’illustrazione di Brian Froud.

Innanzitutto, l’elemento fantastico nella storia della Cherry affonda le proprie radici nel folklore celtico. La mitologia irlandese, così come pervenutaci attraverso il Lebor Gabala Erenn, una compilazione di un autore anonimo del XI sec d.C., narra la storia come una sequenza di invasioni. Secondo tale fonte, con la sesta ondata migratoria, l’Irlanda venne colonizzata dai Tuatha Dé Danann, una popolazione dai connotati magici che deve essere identificata con le divinità del successivo popolo corrispondente ai celti di lingua goidedelica; in tale prospettiva, Daoine Sidhe è proprio il nome assunto dai Tuatha Dé Danann ritiratisi nel sottosuolo delle colline; per estensione, quindi, il termine Sidhe indica l’intero popolo fatato comprendente i folletti, le fate, gli gnomi e gli elfi della cultura celtica, di cui la Cherry ci offre un ottimo spaccato: si consideri ad esempio il Grugach, un goblin insicuro che si nasconde nelle fattorie del regno, o i Fuathas, ovvero gli spiriti malvolenti che vivono nelle acque.

Una cosa oscura, piccola e irsuta, avanzò strisciando oltre le zampe del cavallo e del pony, una bruttura ricoperta di paglia, un omino bruno che la guardava dal basso con occhi più neri del buio […] «Ho visto, Duine Sidhe. Faccio la guardia perché i miei umani siano al sicuro; creo diversivi sulle colline. C’era una cosa orribile lì; l’ho minacciata ed è scappata»

In secondo luogo, lo spunto preminente dell’high fantasy, ovvero la lotta fra il bene e il male, appare ne l’Albero delle Spade in tono minore. A riprova di ciò, risulta parimenti smussata la quest eroica. Possiamo dire che il destino del mondo dipenda unicamente da Ciaran Cuillean? Nient’affatto. In ultima analisi, il vero protagonista del romanzo non è che la comunità di Caer Wiell intesa come pluralità di personaggi, ognuno dei quali agisce e vive la sua parte del dramma complessivo.

Un romanzo corale, dunque, che evidenzia con efficacia il tema dell’emarginazione tanto caro all’autrice [6]. Così, ecco emergere Lord Ciaran in una nuova luce, come colui che viene osservato con sospetto perché riesce ad approcciare quel mondo che, per tutti gli altri, si riduce a una serie di leggende e suggestioni (non sempre positive). Perché l’altro che è inconoscibile fa paura e si teme. E chiunque entri a contatto con il mondo di Eald, alla fine, in un modo o nell’altro, ne torna cambiato. È così per Domhnull, giovane guerriero del seguito di Ciaran che, scelto in virtù della propria giovane età per guidare un’ambasciata, tornerà sconvolto da un’esperienza che non compete agli uomini comuni. È così per Meadhbh e Ceallach, figli di Ciaran che col padre condividono il dono della visione dei Sidhe, dono che costerà loro l’innocenza propria dei bambini. E che dire di Branwyn, consorte di Ciaran, costretta nel suo maniero di Caer Wiell a vedere l’intera famiglia trafficare senza sosta con un mondo, quello di Eald, che a lei rimarrà precluso?

«Bene, ragazzo» gli aveva detto Beorc più di una volta. «Comincia. Fai qualcosa, oppure niente, e se davvero sei uno dei più pazzi a questo mondo, allora il mondo lo saprà di sicuro»

Con lo stile che le è proprio, l’autrice focalizza la narrazione sui personaggi; non aspettiamoci, quindi, indugi lirici o passaggi particolarmente ricchi in descrizioni: ogni elemento della narrazione è filtrato dalla lente, spesso conflittuale, dell’interiorità del narratore. L’effetto d’insieme è una storia con un ritmo vivace che ci farà passare delle ore in compagnia di personaggi al tempo stesso credibili e moderni, cui magari finiremo per simpatizzare.

In conclusione, L’Albero delle Spade è un romanzo che innesta caratteristiche tipiche del fantasy celtico su premesse epiche che, tuttavia, non costituiscono il motore della narrazione: questo potrebbe far storcere il naso agli amanti dei protagonisti eorici; di contro, tuttavia, non dimenticheremo facilmente la vividezza dei personaggi della Cherry né l’immaginario del folklore celtico ricostruito con assoluta naturalezza.

Lettura assolutamente consigliata!

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Hey, chi ha messo il mio Urania in cima alla quercia di casa? 🙂

Consigli di Lettura

A chi lo consiglio: a chi ricerca una storia di fantasy classica che sappia introdurre qualche variazione sul tema; agli amanti della mitologia e del folklore irlandese.

A chi lo sconsiglio: a chi ricerca una storia maggiormente improntata all’avventura e all’azione; la storia della Cherryh scorre delicata

Storie sullo stesso tema: La Lama dei Druidi di Katharine Kerr, per immergersi in un altro mondo fantasy intriso di atmosfere celtiche

Storie dello stesso autore: Rusalka, primo romanzo di una trilogia ambientata nella Russia medievale


Note

Crediti per l’illustrazione di copertina Micheal Whelan, Tree of Swords and Jewels (1997)

[1] C.J Cherryh, La Porta di Ivrel, Editrice Nord (1978)

[2] Popular 1970s Fantasy Novels (2019) consultato su thoughsonfantasy.com

[3] L. Coci, Fantascienza, un genere (femminile). Carolyn Cherryh (2021), consultato su vitaminevaganti.com

[4] In Italia La Pietra del Sogno è reperibile nella sua forma di racconto nell’antologia Amazzoni ed Eroine: l’Heroic Fantasy al Femminile curata da J. Salmonson, Fanucci (1987) mentre la versione espansa a romanzo è stata edita nel numero 7 di Solaris Fantascienza, Garden Editoriale (1987); per maggiori informazioni sulle edizioni italiane si rimanda al catalogo Veggetti.

[5] L’intero ciclo sarà infine raccolto nel volume omnibus Arafel’s Saga  (1983)

[6] T. Eagen, CJ Cherryh: The Outcast and the Uncertain Mind (1997) consultato online.

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