SCHIAVI DELL’INFERNO

s681509451345440676_p83_i1_w500Scheda:

Titolo: Schiavi dell’Inferno

Titolo originale: The Hellbound Heart

Autore: Clive Barker

Copertina: Daniele Serra

Traduttore: Francesca Noto

Editore: Independent Legions Publishing

Genere: horror

Pagine: 186

Data di pubblicazione: 1986

Data di ultima pubblicazione italiana: 2017 (prima pubblicazione Sonzogno 1991)

Prezzo: € 15,12

 

 

Sinossi: La novella da cui è stato tratto il celebre film Hellraiser (1987) e che ha dato vita all’iconico personaggio di Pinhead. L’insaziabile appetito di Frank Cotton per i piaceri più estremi lo ha condotto a risolvere l’enigma della scatola di Lemarchand, un portale in grado di garantire l’accesso a un mondo extra-dimensionale abitato dai Cenobiti, membri di un ordine religioso dedicato a insondabili ed estremi piaceri carnali, che lo hanno imprigionato in uno stato di non-esistenza di eterna tortura e sofferenza. Ma la moglie di suo fratello, Julia, ha scoperto un modo per riportare in vita Frank e liberarlo dalla sua prigione di dolore, anche se il prezzo da pagare sarà terribile. Illustrazione di copertina di Daniele Serra. 185 pagine – lingua Italiana.

 

 

Negli anni ’80, durante la festa di Halloween, era frequente vedere ragazzi e bambini vestire le maschere dei cattivi degli horror di maggiore successo. C’erano Freddy Kruger da Nightmare, Jason Voorhees da Friday 13th, Leatherface da The Texas chain Saw Massacre e infine Pinhead dal film Hellraiser.

Non tutti sanno, però, che quest’ultimo è tratto da un romanzo breve scritto da Clive Barker, autore eclettico capace di passare dalla pittura alla scrittura di libri e da questa al cinema. Il film Hellraiser lo vede, infatti, in veste di artista completo: soggettista, regista e sceneggiatore. Ma tutto nasce da Hellbound heart, Schiavi dell’inferno, che l’editore Indipendent Legions publishing porta in Italia, impreziosito dalla cover di Daniele Serra.

La trama ruota attorno a quattro personaggi Frank, Julia, Rory e Kirsty, un numero ristretto che permette allo scrittore di delineare efficacemente e in poche pagine(il libro ne conta circa 80 in tutto) il carattere di ognuno. Frank è quel che si suole definire un poco di buono, un ladruncolo dedito alla ricerca del piacere che entra in contatto con un misterioso artefatto, la scatola di Lemarchand, un rompicapo che, una volta risolto, apre una breccia tra il nostro mondo e un’altra dimensione. Frank scopre che la scatola non è, però, come promessogli, la chiave d’accesso al sommo piacere, o almeno al piacere come lui lo intende, ma è lo strumento per evocare i Cenobiti, demoni latori di dolore che vengono dall’inferno per ricompensare il meritevole con un’eterna agonia. Frank, tuttavia, riesce, seppur menomato nell’anima e nel corpo, a scappare dall’inferno cui i cenobiti vogliono condannarlo. Ed è qui che comincia la storia di Schiavi dell’inferno.

Entrano in scena Julia, moglie di Rory e amante di Frank, che frustrata dalla sua vita coniugale, sceglie di diventare un’assassina pur di riavere indietro il suo oggetto di piacere; Rory il debosciato marito di lei che alimenta giorno dopo giorno gli istinti omicidi della compagna con il tedio e il disgusto che riesce a suscitarle; e infine Kirsty, amica infatuata di Rory, che diverrà l’eroina della situazione.

Schiavi dell’inferno è un’opera, figlia degli anni ’80; lo è nella rappresentazione raccapricciante del maligno, personificato nell’ordine dei cenobiti, esseri che portano sul proprio corpo i segni delle torture che hanno subito e che sono soliti infliggere alle loro vittime; lo è nell’incredibile somiglianza tra la scatola di Lemarchand e il cubo di Rubik, rompicapo che imperversava in quel periodo e che ha fatto “dannare” più di un ragazzo; eppure è una storia che, nonostante il tempo che si porta sulle spalle, riesce ancora a essere attuale. L’apatia di molti giovani di oggi e la loro ricerca di piaceri estremi, di esperienze forti sono paragonabili a ciò che Frank Cotton cerca e che, suo malgrado, trova grazie ai cenobiti.

Chi ricorda il film troverà nel romanzo alcune differenze (Kirsty non è la figlia di Rory/Larry; non c’è alcun cenobita ad avere una posizione di leadership sugli altri), ma, in linea di massima, potrà farsi un’idea dell’opera cartacea, essendo la pellicola piuttosto fedele. D’altronde il suo creatore ha partecipato al lungometraggio in ogni sua fase.

 

 

Clive1Clive Barker è uno dei maestri dell’horror moderno e per una volta non è fuori luogo definirlo un visionario. Riesce a tradurre in parole le sue ottime capacità di pittore e regista descrivendo con efficacia non solo la quotidianità dei protagonisti, ma anche le scene più truculente ed estreme, trasportando nel suo personale inferno il lettore che forse capirà troppo tardi chi è il vero “schiavo dell’inferno” cui si riferisce il titolo.

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