Fantasi di menare – La definizione

“Le zinne, i paltonier, l’aste, gli afrori,

le ignoranzìe, furaci imprese io canto.”

Storpiando indegnamente il furioso vate della guerra e della passione – L’Ariosto – defloriamo anche l’anno domini 2020 con il concept che si plasma nel grottesco e anabolico “faNtasi di meNare”, concepito nel ventre dell’Ignoranza Eroica nel 2017.

Analisi etimologica:

– FANTASI: “Genere letterario sviluppatosi tra il XIX ed il XX secolo (ma con radici che ramificano in Omero, Luciano, la Chanson de Geste, Pulci – Nota dell’Ignorante) i cui elementi dominanti sono il mito, il soprannaturale, l’immaginazione, l’allegoria, la metafora, il simbolo e il surreale”. La –i in uscita sottende all’aspirazione campanilistica di indirizzare e unificare una narrativa fin troppo “balcanizzata” in un alveo autarchico/nazionale.


– DI: prepuzione semplice


– MENARE: “Di colpi, dare con forza, vibrare, assestare: m. colpi con un bastone, col martello; menava gran colpi d’accetta al tronco dell’albero; infuriato, menava colpi a destra e manca; m. botte da orbi; m. pugni; gli menò due sonori schiaffi; m. di punta, di taglio, colpire con la spada di punta o di taglio“


L’addizione partorisce un Fantasi Eroico senza filtri o compromessi.

Grandguignolesco, scorretto, turpe, oscuro. Machiavellico nella sua brutalità. Fine nella sua violenza. Oltraggioso nella sua messa in prosa. Nero nella sua risata. Sgarbato nei modi, greve nei contenuti.

Non certo belle facce, bensì fecce coi maroni di ferro.

Senza questi attributi, non può e non deve essere considerato vero faNtasi di meNare.

Dall’introduzione all’aNtologia “N di meNare”:

“Gli eroi del faNtasi di meNare sono buzzurri e buzzurre del bizzarro, uomini e donne d’azione, tormentati e dal grilletto facile. Molto facile.

E quelli che non hanno un grilletto da strizzare, se la cavano bene a schiantare chili di duro metallo sul cranio di uomini, incubi e bestie.

Insomma, in un modo o nell’altro, te sfonnano.

Vagano in mondi appestati, senza meta precisa, dormono nei bivacchi con un occhio aperto e spesso hanno solo quello. Consumatori di ultraviolenza e giustizieri controvoglia, armeggiano acciaio ammaccato e razzolano a calci nel vomito cristallizzato delle bettole o nella merda fossilizzata di qualche pianeta dimenticato.

L’allineamento del loro universo si affaccia alla galassia del caotico. Sporchi, tormentati, sanguinari, picareschi, istrionici. Letali e duri a morire. La cafonaggine dei ceffoni a mano aperta, con le dita separate oltre i limiti anatomici, è legge. I loro colpi, sentenza. Squartamenti, pallottole e brutalità, non necessarie e di varia fatta.”

E ancora:

“La risata diventa sberleffo, il weird si fa picchiaduro, il colpo di scena fatality.

Roba dura.
Tempi che fondono dolce stilnovo e shot don’t tell, che viaggiano dallo sword&soccmell, al weird anabolico, fino all’hardmony di Riviera Napalm. Toccano il Pulp western, l’horror fantasy e il verismo grimdark di Vilùpera.
Roba che dura.

Intendiamo il Fantasi di meNare come un cantare di limi e di lame, un madrigale di monnezze e mazzate, una celebrazione all’ebbrezza, uno strambotto allo strambo.

Un borbotto alla Rambo.

Niente di epico. Niente di etico.

Tradotto in Baiocchi, la moneta spicciola corrente:


“COLPI BASSI, METRICHE ALTE.”

Sempre sul pezzo,

Luca Mazza, Jack Sensolini.

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