Intervista ad Alex Staropoli

Per coronare al meglio la lunga retrospettiva dedicata ai Rhapsody (che potete recuperare sui vecchi articoli di Hyperborea, ad esempio qui: https://hyperborea.live/2022/07/25/rhapsody-the-frozen-tears-of-angels/), dove ho percorso album dopo album sia la carriera della band italiana sia le vicende narrate nelle cronache delle Enchanted Lands, giunge ora l’intervista ad Alex Staropoli!

Unico membro originale rimasto in formazione, tastierista e principale compositore delle musiche, Staropoli è la forza trainante dei Rhapsody of Fire. Tutt’oggi, AD 2023, porta avanti il percorso di un gruppo di successo che a suo modo ha fatto la storia di un genere musicale, in particolar modo nel panorama della nostra penisola.

Pur tra i numerosi impegni, il tastierista si è gentilmente prestato a rispondere a qualche domanda riguardo l’idea di narrare vere e proprie saghe heroic fantasy attraverso un medium che non siano i libri, i film o i fumetti. Per varie vicissitudini l’articolo vede la luce solo ora, ma la coincidenza temporale è ottima per considerarlo un piccolo regalo fine anno.

Buona lettura!

A.Z. Partiamo dal nome del gruppo: Rhapsody. Nella Grecia arcaica gli aedi erano performer che cantavano e improvvisavano la materia epica accompagnandosi con strumenti musicali. In un secondo tempo, con l’avvento della scrittura, vennero i rapsodi, che declamavano a memoria i poemi già esistenti. In entrambi i casi si tratta di tramandare miti al pubblico. L’idea di creare storie da raccontare era alla base della creazione dei Rhapsody?

Staropoli: I due elementi fondamentali sono sicuramente: primo, la musica, che veicola emozioni e ti trasporta nel nostro mondo fantasy, e secondo, le storie, gli eventi, i personaggi, le saghe. Ovviamente anche tutte le grafiche hanno sempre avuto una rilevanza assoluta.

A.Z. Per chi come me segue i Rhapsody fin dal mitico Legendary Tales del 1997 è inevitabile notare come il vostro approccio cinematografico al mondo del fantasy abbia finito per generare molti proseliti tra le band metal. Lei in passato non si è mai occupato in prima persona dei testi, quindi le chiedo: cosa vuol dire raccontare una storia non attraverso le parole ma con la musica?

Staropoli – La musica è il primo elemento che senti, il primo messaggio che ti arriva è portato dagli strumenti, dalle melodie, dall’impatto epico e cinematografico della nostra musica. Il mio obbiettivo primario è creare emozioni e generare immagini in chi ci ascolta e vuol dire molto. Anche solo strumentalmente, senza nessun cantato e nessun testo, la musica deve esprimersi, comunicare ed arrivare al cuore.

A.Z. Secondo lei perché il metal, almeno in alcuni dei suoi cosiddetti sottogeneri, va così bene a braccetto con il fantasy nelle sue varie declinazioni?

Staropoli – Il metal ha un’energia che altri generi non hanno. Nel nostro caso specifico, pur essendo una band metal, abbiamo la libertà di usare qualsiasi strumento per accentuare i momenti più fantasy oppure più epici, più oscuri e via dicendo. Una libertà che sono in pochissimi a prendersi il rischio di usare. Noi lo facciamo dal 1997.

A.Z. Se ho capito bene, il progetto originale di una trilogia di album basati sull’attuale saga dei Nephilim si sta evolvendo in qualcosa di più elaborato. È dovuto alla buona risposta di pubblico e critica? O è perché ci sono ancora molte cose che volete dire ed esplorare?

Staropoli – Normalmente decidiamo a priori la durata di una saga. Conoscendone i contenuti e la sua evoluzione è facile decidere il giusto percorso musicale e la sua durata. In alcuni casi è necessario prolungare una storia, soprattutto se spuntano nuovi elementi che danno una certa ispirazione, sia lirica che musicale.

A.Z. Tornerete mai, anche con la saga corrente, ad avere un cast di attori che recitino le battute dei vari personaggi? È una caratteristica che avvicinava i vostri album a delle vere e proprie saghe letterarie, senza tuttavia snaturare il medium della musica.

Staropoli – Ciò che abbiamo fatto in passato con C. Lee e con tutti i fantastici attori è ormai storia, qualcosa di cui andiamo tuttora fieri, un’esperienza incredibile ed un risultato sonoro e narrativo senza eguali. Personalmente non mi precludo nulla, tutto è possibile in futuro.

A.Z. I Rhapsody of Fire, anche grazie alla collaborazione di suo fratello Manuel, hanno sempre avuto un occhio di riguardo per il recupero di musiche tradizionali e strumenti antichi. Avrebbe senso cimentarsi in un disco completamente acustico, magari reinterpretando alcuni vostri classici in chiave maggiormente folk?

Staropoli – Sarebbe sicuramente molto bello. Io e Manuel ne parliamo spesso, ma non aggiungo altro per ora.

A.Z. Domanda di rito: la vostra unica uscita live in video risale al 2005. Non vorrete aspettare il trentennale della band per farne una nuova! Sarebbe bello immortalare con qualche scenografia suggestiva la nuova saga.

Staropoli – Stiamo pianificando il nostro futuro e questa è una delle cose che ci piacerebbe realizzare.

A.Z. Le vostre copertine e le illustrazioni dei libretti parlano da sole. Quanto conta l’aspetto visivo per le storie dei Rhapsody of Fire? È un rapporto simile a quello che alcune grandi saghe hanno con gli illustratori che ne hanno in qualche modo fotografato i personaggi fissandoli nell’immaginario comune?

Staropoli – L’importanza è fondamentale. In passato compravi un disco anche per l’impatto che aveva la copertina. Essendo cresciuti con quel tipo di approccio, ci piace dare ad esso la rilevanza che merita, soprattutto per un genere musicale come il nostro.

A.Z. Proprio come in alcune saghe letterarie i protagonisti dei Rhapsody of Fire sono cambiati nel corso degli anni. Si tratta ancora della stessa band o è qualcosa di completamente diverso oggi?

Staropoli – I Rhapsody Of Fire oggi sono una nuova band, con nuova musica ed un nuovo approccio, ma con un anima “antica”. Ci muoviamo rispettando lo stile che abbiamo creato e gli elementi che ci rappresentano da decenni. Sono fiero di poter portare avanti il nome di questa band in veste di protagonista storico.

A.Z. Questa era l’ultima domanda Alex, grazie mille per la sua disponibilità e per essersi prestato a questa intervista un po’ atipica! Lascio a lei l’ultima parola per i lettori di Hyperborea, anche solo per un saluto o per qualche anticipazione sui suoi prossimi progetti.

Staropoli – Ho da pochi giorni (si riferisce ai primi di dicembre, ndr.) finito di preparare tutti i contenuti audio per il final mix del nuovo album e questa è al momento l’unica intervista che ho avuto il desiderio ed il tempo di realizzare. Grazie a tutti e a presto con alcune news di rilievo.

Alla prossima!

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