Recensioni: “Racconti da incubo” di H.P. Blavatsky

 

Dettagli

Titolo: Racconti da incubo

Autore: Helena Petrovna Blavatsky

Editore: Edizioni Studio Tesi

Collana: Biblioteca Universale

Pagine: 160

Prezzo: 12,50€

 

Sinossi

Helena P. Blavatsky, nota in tutto il mondo soprattutto per la sua conoscenza enciclopedica, per i suoi poteri occulti e per aver fondato, insieme al colonnello Olcott, la Società Teosofica, pubblicò nel 1892 questo libro. Si tratta di cinque racconti misteriosi – contenuti originariamente in varie riviste, tra cui il New York Sun e The Theosophist – alcuni dei quali riguardano eventi della vita dell’Autrice e fatti da lei testimoniati. I Nightmare Tales ci mostrano un’inusuale Blavatsky, intensa scrittrice realistica, dotata di brillante immaginazione. Sotto il suo stile fantastico, infatti, si scorgono bagliori di cruda realtà e gli studiosi noteranno come soltanto la mano di un’occultista abbia potuto aggiungere alle scene certi tocchi particolari. I racconti (Una vita stregata, La caverna degli echi, Lo schermo luminoso, Dalle terre polari e Il violino umano) vennero riscritti negli ultimi mesi della dolorosa vita dell’autrice quando, affaticata dalla stesura del Glossario Teosofico, non potendo restare inattiva, tornò alla sua opera, trovandovi distrazione e distensione.

Commento

Ciarlatana o prescelta, millantatrice o somma iniziata a seconda delle opinioni di detrattori e devoti, Helena Petrovna Blavatsky rimane ancora oggi una figura iconica dell’esoterismo per come si è sviluppato nel XIX secolo.

In questo senso, persino la sua biografia – incerta, rimaneggiata, supposta – si pone come pietra di paragone per la valutazione delle sue attività nei vasti campi della speculazione occulta. Divagazione esotica, modellata sulle forme di un romanzo d’appendice di sapore ermetico, o reale esplorazione dei territori oltre il Velo? Chi dicesse entrambe, anche solo per salomonica equità, forse non sbaglierebbe troppo. Dunque, anche senza volersi addentrare nelle nebbie della sapienza teosofica di cui la Blavatsky si fece portavoce sulla scorta del mandato degli ineffabili Maestri Sconosciuti, e messi da parte i vetusti paraphernalia dell’occultismo fin-de-siècle, non è difficile cogliere negli scritti della sapiente russa (naturalizzata statunitense) una genuina vena di propensione al magico inteso come estensione della Realtà.

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La silloge proposta dalle Edizioni Studio Tesi e intitolata Racconti d’incubo ne è un ottimo esempio. Essa infatti, allontanandosi dalle ieratiche enunciazioni di tomi come l’Iside svelata, raccoglie invece cinque racconti dove il soprannaturale è inserito all’interno di una cornice narrativa brillante ed espressiva. Si tratta di lavori riferibili agli ultimi anni di vita della Blavatsky, in alcuni casi anche postumi, pubblicati tra il 1885 e il 1892 (un anno dopo la sua scomparsa), prima sulle riviste Teosophist e Lucifer, oltre che il New York Sun, e poi riprese in un unico volume, che le riporta in una versione già al tempo rivista e modificata.

Sebbene la forma ricalchi a prima vista la formula di miscela tra racconto meraviglioso un po’ ancien regime come la storia della casa stregata di Place du Lion d’Or, e i bollettini pseudoscientifici emessi dai vari sodalizi per l’indagine psichica, la penna della Blavatsky resta riconoscibile e originale, capace di infondere pathos orrorifico (e non solo) anche a trame in apparenza “rodate”. Esempio ne sia il racconto La Caverna degli Echi.

Presentata come fatto realmente avvenuto, di cui sarebbe esistita prova addirittura in un rapporto ufficiale di polizia, la vicenda si svolge nelle selvagge terre semifeudali di una imprecisata località tra Russia e Siberia, e unisce il topos del revenant vendicatore, lo sciamanesimo asiatico, con la figura dei tanti millantatori dell’occulto che conservano però talvolta diabolici segreti. Lo scenario di solitaria desolazione nordica, unito alla descrizione di una aristocrazia in parte ancora medievale ne è forse la parte più suggestiva.

Ancor più sorprendente è poi Una vita stregata, introdotto da un presunto episodio autobiografico della Blavatsky, riferito al periodo in cui – provata dalle fatiche della redazione de La Dottrina Segreta – si trovava costretta a letto, ospite in una località tedesca. Riferito come sunto di una visione prodigiosa avuta in stato di trance, il racconto narra la vicenda paradigmatica di uno scettico punito, anche qui ricorrendo a un exemplum, quello del derisore del Sapienza, tormentato dalle Forze che con pervicacia non ha voluto riconoscere come reali.

Ricorso ai poteri di un Maestro Shinto che gli offre accesso a una dimensione dove la sua coscienza può “viaggiare” su  veri e propri “vettori demonici”, il protagonista sceglie di ignorare le conseguenze occulte del un rito cui si è sottoposto. Avuto così accesso alla sua anima per troppo tempo, le forze infere lo tormenteranno come parassiti psichici per tutta la vita, senza scampo, e realmente impressionante è la descrizione fatta dalla Blavatsky dell’infernale ripetersi delle sue sofferenze, vera gabbia spirituale.

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Insomma, che amiate la narrativa “nera” di stile quasi hoffmaniano, oppure che vogliate conoscere il lato più letterario della guru della Teosofia, Racconti da incubo è una raccolta da recuperare, testimonianza di un mondo di suggestioni ancora capace di avvincere, e offre una manciata di storie dove la paura non è mai artificiosa. Peccato solo che la raccolta escluda in questa edizione altri quattro racconti della Blavatsky, in origine compresi nei Nightmare Tales, e qui espunti. Sebbene reperibili in altre ristampe, l’occasione è sempre buona per un secondo volume o – ancora meglio – una riedizione completa.

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