Recensioni: “Il Venturieri dei Monti Pallidi” di Giorgio Smojver

Dettagli

 

Titolo: I Venturieri dei Monti Pallidi”

Autore: Giorgio Smojver

Editore: Letterelettriche

Genere: fantasy

Prezzo: 12,90 Euro 

 

Sinossi

Entrare travestiti in un castello nemico, spiare le difese e guidare un attacco notturno è una giornata di lavoro ben pagata per i venturieri Alain de Rebecq, Gemma di Altopascio, Ranuccio di Mangona e Wolfram von Eschembach. Ma il vescovo conte di Belluno che li paga vuole che catturino un cavaliere di Treviso, Valfredo. Nella notte di Valpurga i cavalieri si perdono nelle gole del fiume Ardo e scoprono la Caverna delle Anguane e il tesoro di Teodorico. Una giovane Anguana si innamora di Valfredo. L’ empatia con questo amore impossibile trascina Gemma e la fidata donna lupa Eszti in un avventura tra draghi, streghe, uomini selvatici e animali incantati.

Una grande battaglia tra i comuni e i feudatari dell’Italia nord orientale termina la guerra per l’alta valle del Piave. Ma Alferio di Treviso, arciprete e negromante, intende sterminare le anguane, creature pagane, e impadronirsi del tesoro. Per i venturieri e l’ultima sfida. Assumere la difesa delle creature dei boschi e delle sorgenti e combattere milizie fanatiche e creature di necromanzia in un’epica lotta, per una volta senza signori né paga, nel cuore delle Dolomiti.

Commento

Non è mai facile tornare sul luogo del delitto. I saggi lo sconsigliano, e i più, anche se intimamente tentati, lo evitano. Un buon colpo può sempre andare a segno, complice un pizzico di fortuna. Ripetersi, è tutta un’altra faccenda. A meno di non avere solide basi, ça va sans dire.
E’ quest’ultimo il caso di Giorgio Smojver e dei suoi Venturieri. Nella recensione dedicata a suo tempo a I Venturieri della Notte, avevo scritto di come si trattasse del romanzo più maturo dell’autore, in quanto vi si trovavano riunite tutte le caratteristiche che ne erano andate via via formando la cifra personale: l’ambientazione medievale ricreata su basi storiche e documentali che la strappano ai clichè che usualmente la infestano. I personaggi a cavallo tra citazione letteraria, pop e invenzione. Il gusto per l’avventura tipico di certo high fantasy.

Con il suo nuovo romanzo, in cui i Venturieri sono stavolta “dei Monti Pallidi”, la ricetta in tavola è la stessa, ma se possibile cucinata ancor meglio, grazie all’esperienza con cui ormai Smojver maneggia gli ingredienti che ha scelto. E mi riferisco, fuor di metafora, alla scrittura e allo stile, che nella sua leggibilità e chiarezza evidenzia, per chi guardi dietro le quinte, il labor limae cui è dovuto il risultato, e che ha smussato alcuni passaggi didascalici che in passato, sebbene non in misura importante, avevano reso meno brillanti alcune storie smojveriane. Problemi vecchi, che non ritroverete ne I Venturieri dei Monti Pallidi, la cui creazione di un conflitto fantastico, tutto imperniato sul reale folklore dolomitico e non, non deriva dalla strumentale ricerca di un contesto pittoresco tout court, ma sfrutta debitamente la sedimentazione avvenuta nel Nord Est italiano di suggestioni e credenze tardo antiche, di derivazione classica, nordica (portate dagli invasori germanici stanziatisi nell’area alpina e in seguito rinsanguata dalle migrazioni ungare), cristiana e pagana. Un vero tesoro che costituisce, al di là delle vicende dei personaggi, il punto di forza del romanzo, che unito ai rimandi allo stesso scenario che già da tempo Smojver ha seminato nella sua produzione, si configura come nuovo tassello di una variegata “saga alpina” incentrata sulle tradizioni appena accennate.

Piacevole, in questo contesto, leggere del diabolico canonico Alferio di Treviso, il cui commercio negromantico con le potenze del male, lo porta a desiderare lo sterminio di quanto resta dei popoli fatati che abitano la regione, incontrando però sul suo cammino i Venturieri, come sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato… Ma buono per una nuova impresa! E se ai più il malvagio arciprete ricorderà l’altrettanto nefando Vescovo presente nel film LadyHawk, anch’egli è in realtà la trasposizione delle tante figure di religiosi che le cronache medievali (non nascosta passione dell’autore) ci riportano a vario titolo fin troppo addentro le pratiche magiche, tanto da divenire veri e propri adepti del demonio.

Ultima annotazione, ma importante per i lettori, è il fatto che questa avventura dei Venturieri, pur essendo al momento l’ultimo (ma non ci giurerei) capitolo della loro saga, è ampiamente leggibile senza dover scrutare fra le righe alla ricerca di rimandi incomprensibili alle storie passate. Direi di più: se volete cominciare a conoscere Giorgio Smojver, cominciate da qui.

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