Revival sword and sorcery- Kothar, barbaro spadaccino di Gardner Fox – La saga di Kothar #1

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Dettagli

Titolo: Spade per la Gloria

Titolo originale: Kothar, Barbarian Swordsman

Serie: La saga di Kothar #1

Autore: Gardner F. Fox

Traduttore: Carla Meazza

Genere: Antologia di narrativa Sword&Sorcery

Pagine: 322

Editore: Mondadori (1993)

Prima pubblicazione: 1969


Sinossi

Prima che il mondo civile fosse inventato, prima della società di massa, il mondo era… non sappiamo come, ma possiamo immaginarlo. Certo non abbiamo la pretesa di improvvisarci storici e archeologi, ma con l’aiuto dell’immaginazione possiamo andare parecchio lontano. E oltretutto, possiamo mescolare liberamente gli avvenimenti, le epoche, gli stili… Per esempio, possiamo supporre che prima della storia a noi conosciuta fiorissero reami poi sepolti dell’oblìo, città splendenti finite in macerie o coperte dagli abissi del mare, regni ambiziosi e potenti quando Atlantide era un sogno al di là da venire. In uno scenario di questo genere – estremamente fantastico ma convincente – si muovono Kothar e Kyryk, gli eroi dalla lunga spada di Gardner F. Fox, uno dei più prolifici autore di fantasy degli anni Sessanta e Settanta, seguace della colorita tradizione avventurosa di Robert E. Howard, e del barbaro Conan. Anche Kothar e Kyryk, i protagonisti dei tre volumi che abbiamo raggruppato in questa strenna, sono in un certo senso barbari, avventurieri che vagano in mondi pericolosi in cerca della fortuna, di preda e di donne bellissime. Ma le loro avventure sanguinose e magiche, a contatto di mostri e negromanti, hanno una modernità e un gusto spiccati che li rendono tra le creazioni più personali della “sword & sorcery” americana.


Commento

Playlist degli Iron Maiden, libro sottomano e una dozzina di riferimenti annotati su uno stralcio di carta: eccomi di nuovo qui, pronto a proseguire la recensione del volume Spade per la Gloria, antologia edita da Mondadori nel 1993 e dedicata a Gardner F. Fox. In realtà il libro raccoglie tre opere distinte dell’autore: il romanzo Kyrik contro il mondo dei Demoni – già recensito in un precedente post – l’antologia Kothar, Barbaro Spadaccino e il romanzo Kothar e l’Uccisore di Maghi. Appare chiara la volontà di raccogliere una selezione della fantasia eroica di Gardner Fox, scelta editoriale che incontra i miei gusti perché permette di apprezzare a tutto tondo la narrativa dell’autore.

In questo articolo ci soffermeremo esclusivamente su Kothar, Barbaro Spadaccino, trittico di racconti pubblicati nel 1969. Siamo negli anni in cui l’entusiasmo di L. Carter e L. Sprague de Camp ha catalizzato l’attenzione del pubblico sull’opera di Howard: l’ondata di successo dell’heroic fantasy porta a un fiorire di eroi largamente influenzati da Conan come Brak il barbaro, Thongor di Lemuria e, ovviamente, Kothar di Cumbria.

Il racconto apripista, la spada del mago, ci presenta Kothar come un guerriero della schiera della regina Elfa in lotta contro la strega usurpatrice Lori la Rossa, spalleggiata da Re Markoth. Kothar è in rotta, stremato e braccato dai soldati avversari. Sperando di scamparla, il guerriero si rifugia all’interno di una caverna che, in realtà, è la tomba di Afgorkon: il feretro del mago si anima, accorre in aiuto del barbaro contro i nemici e gli affida Fuoco di Ghiaccio, una spada che «può penetrare in qualsiasi armatura, in qualsiasi elmo, e può essere portata solo da un uomo che non possegga altra ricchezza [1].» Così equipaggiato, Kothar può tornare sui suoi passi e ribaltare gli scenari politici, liberando Kazazel lo stregone della Regina Elfa e affrontando Lori la Rossa.

Facciamo una premessa alla storia, al personaggio.

Gardner Fox recepisce i dettami classici della sword&sorcery, il suo mondo è una lotta tumultuosa, subordinata alla ricerca ossessiva del potere, della ricchezza: «pochi uomini intraprendevano un combattimento, dalle terre di Makkadiana nel nord a Mantaigne nel profondo sud, senza cerca di assicurarsi prima la vittoria ricorrendo alla stregoneria. [2]» Capiamo, quindi, che l’incontro fra Kothar e Afgorkon non è casuale ma un passaggio premeditato perché il guerriero barbaro possa ricevere la sua spada ed essere investito come campione della Regina Elfa.

Rimaniamo sul tema della spada.

Il connubio fra Kothar e Fuoco di Ghiaccio è uno degli aspetti principali della vicenda e dell’intera antologia. Per Kothar, la spada possiede una simbologia ben precisa che trascende il ruolo di semplice arma: «Nel suo mondo [di Kothar n.d.r.] la giustizia andava di pari passo con la forza della spada vincente. Se un supplice non era in grado di sostenere le proprie ragioni con la spada, doveva cedere. Perché era credenza indiscussa che la giustizia comunque significava vittoria, trionfo. [3]»

Questo primo racconto ha una funzione iniziatica, al termine della vicenda Kothar è un eroe compiuto, con il suo giubbotto di cuoio scuro, la sua spada Fuoco di Ghiaccio e Greyling, il fedele destriero che lo conduce per il mondo.

Cosa spinge Kothar a vivere le sue avventure? Nel corso dell’articolo proveremo a dare diverse risposte a questa domanda tentando di arrivare al nocciolo più genuino del personaggio.

Innanzitutto, Kothar è un mercenario – come nelle migliori tradizioni di heroic fantasy – che necessita soldi per assicurarsi il cibo e un alloggio. Questo traguardo non è scontato se si pensa che possedere Fuoco di Ghiaccio comporta una cronica incapacità ad accumulare grosse ricchezze. Il secondo racconto, il tesoro del labirinto, si apre con una scena emblematica: Kothar in una taverna, squattrinato e a stomaco vuoto viene avvicinato da un mercante di nome Menthal Abanon che lo ingaggia per recuperare il tesoro nascosto al centro del labirinto del mago Ulnar Themaquol; questa vicenda ha dei chiari richiami al mito di Teseo, Kothar aiutato Miramel dovrà scontrarsi con un Minokar, creatura metà uomo e metà toro. Di nuovo, nella terza avventura dal titolo la Donna nel Bosco Stregato, Kothar viene ingaggiato da una ragazza per sconfiggere il Barone Gorfroi che la tiene imprigionata in un bosco. Alain, la ragazza prova dapprima ad ammaliare Kothar con la propria voce, quindi tenta di attirarlo tramite l’odore del cibo: «ciò che una voce di sirena non aveva saputo fare, fece il profumo del cibo. Sì, ben debole cosa è un uomo con lo stomaco vuoto [3].»

Gardner Fox sviluppa una dicotomia fra i tesori disseminati nelle avventure e il suo eroe, incapace a trattenerli per sé. Le descrizioni dei tesori sono minuziose: «Kothar volle alzarne il coperchio per vedere il contenuto. I suoi occhi si spalancarono alla vista delle gemme, smeraldi rubini e diamanti, che ne traboccavano. Dei! Una simile fortuna lo poteva fare barone e arricchire per il resto della vita [4].» In un altro passo leggiamo: «qui catene d’oro e mucchi di rossi rubini, di bianchi diamanti, là sculture cesellate dell’arte più squisita […] scrigni e bauli erano ricolmi di monete d’oro e d’argento e di altri metalli preziosi che Kothar non aveva mai visto [5].» Ricchezza profusa in abbondanza in ogni avventura, che è oltre le possibilità del nostro Kothar, condannato proprio dalla spada che reca con sé e che gli permette di affrontare le avversità che gli si parano davanti. Curioso come ne il Tesoro del Labirinto, Kothar chieda a Ulanr Themaquol di liberare (invano) Fuoco di Ghiaccio da questo scomodo incantesimo.

Non è soltanto la fame a spingere avanti Kothar, ma il suo essere barbaro.

È un tema che Gardner Fox affronta in maniera ragionata, a differenza di Howard i cui eroi Kull/Conan esprimono se stessi in maniera violenta ed emotiva: «un uomo deve sempre lottare, anche quando sembra che non sia rimasto altro che nera disperazione [5].» Il barbaro di Gardner Fox è un personaggio libero, privo di vincoli fuorché se stesso: «Kothar non l’approvava [la schiavitù n.dr.], sentiva che ciascuno doveva essere padrone di se stesso, ma credeva anche che uno schiavo doveva guadagnarsi la propria libertà [6].» Il barbaro coltiva la propria fisicità che diviene uno strumento per misurare se stesso e gli altri: «Non gli piaceva confrontarsi con entità sconosciute. Il nemico doveva uscire allo scoperto, non importa con quale arma micidiale: egli lo avrebbe affrontato lealmente [7].»

Gardner Fox dipinge un eroe ai limiti dello stereotipo, le cui aspettative possono racchiudersi in poco: «era abbastanza per il suo grande corpo di barbaro, stare con una birra davanti e una donna sulle ginocchia [8].»

Giungiamo così al tema delle donne, riccamente presenti nelle storie di Kothar.

Che sia la Regina Elfa o Lori la Rossa, la strega Alaine o semplicemente Miramel – soltanto per citarne alcune, ma li lista potrebbe allungare parecchio – le donne circondano Kothar, sono sensibili al suo fascino mascolino e, di contro, lui ne è affascinato: «la vecchia non era più una vecchia ma la regina Elfa in persona, nuda dentro al fumo grigio che nascondeva il suo bel corpo bianco […] e allora gli sorrise con la bocca di corallo, alzò le braccia e ruoto lentamente su se stessa, permettendogli di vedere quanto perfetto fosse il suo corpo [9].» Con i continui riferimenti a donne desiderose di concedersi, Gardner Fox costringe il suo personaggio in un paradigma che, da questo punto di vista, non appare molto genuino. Certo, l’elemento sensuale fa parte del mondo dell’heroic fantasy capace, all’occorrenza di sapersi declinare al femminile: si pensi a Jirel di Joiry, eroina di C.L. Moore che precede le avventure di Kothar di ben tre decadi, alle antologie tutte al femminile della serie Sword and Sorceress edita da M. Z. Bradley o Amazons! di J. Salmonson.

In un passo, tuttavia, Kothar si mostra consapevole che il significato della propria vita si trova altrove: «dentro a Kothar, invece, qualche cosa – la sua anima, la sua areté – si ritrasse dalla vita di comodità e piaceri di cui scorgeva uno squarcio. Fare un po’ all’amore dentro un giardino sì! Ma una vita intera dedicata solo ai piaceri sensuali no! [10].»

Nell’approfondire ulteriormente questa riflessione, Gardner Fox mostra la capacità di saper interpretare il significato recondito della fantasia eroica: l’irrequietudine esistenziale, l’attrazione fatale verso l’ignoto e la voglia di superare i propri limiti. «Con Greyling e Fuoco di Ghiaccio, avrebbe potuto già essere presso i baroni-ladri, a guadagnare buone monete d’oro. Invece era lì, a rischiare la vita contro le potenze oscure della stregoneria [11].»

In conclusione, Kothar mi ha convinto più di Kyrik. Rispetto al primo romanzo presentato nel volume i racconti di Kothar barbaro spadaccino risultano di gran lunga più godibili. Gardner Fox ha ottime frecce nel suo arco: se paragonato ai “concorrenti” discesi da Conan, Kothar può contare su alcuni spunti originali. Il suo principale limite rimane l’essere intrappolato in un genere a cui, tuttavia, riesce ad aggiungere poco rispetto a quanto presente in letteratura.


Note

[1] Gardner Fox, Spade per la Gloria, pag. 120.

[2] Ibid., pag 196.

[3] Ibid., pag 193.

[4] Ibid., pag 185.

[5] Ibid., pag 129.

[6] Ibid., pagg 164-165.

[7] Ibid., pag 132.

[8] Ibid., pag 188.

[9] Ibid., pag 124.

[10] Ibid., pag 153.

[11] Ibid., pag 202.


Autore

Gardner Francis Cooper Fox (Brooklyn, 20 maggio 1911 – Princeton, 24 dicembre 1986) è stato un fumettista e scrittore statunitense.Gardner_Fox

Attivo dalla fine degli anni trenta, è stato uno tra i più prolifici e importanti esponenti della Golden e della Silver Age dei comics, creatore di molti storici personaggi della DC Comics.
Nella Golden Age diede vita ai personaggi di Sandman (1939) e Flash, Justice Society of America, Hawkman, Dottor Fate (1940), Starman (1941): nella Silver Age, Adam Strange(1958), Justice League of America (1960), Atomo (Ray Palmer, 1961), Batgirl (1961), Zatanna(1964).

Nato a Brooklyn, venne influenzato giovanissimo dalle letture di romanzi di Edgar Rice Burroughs, come ebbe modo di dichiarare più volte in seguito. Dopo gli studi in legge, la laurea al St. John’s College e la pratica della professione tra il 1935 e il 1937, coltivò il suo talento di scrittore negli anni della Grande depressione.

Il suo debutto come scrittore di fumetti fu sulle pagine della leggendaria testata Detective Comics, ma scrisse “ad intermittenza” molte altre storie per la DC durante la Golden Age (comprese Action Comics e Adventure Comics): in prosa, oltre a numerosi racconti, si segnala la sua cospicua produzione di storie pulp, in numerose riviste di fantascienza degli anni trenta e quaranta.

Il suo contributo nella creazione del mondo dei supereroi e dell’Universo DC è stato fondamentale: oltre ai personaggi citati e a molti altri, si deve a Fox, nel celebre All Star Comics n° 3 del 1940, la creazione della Justice Society of America: nell’albo, la prima “riunione” dei vari supereroi pone di fatto le basi per l’intero sviluppo della continuity tra le varie testate e nelle azioni dei singoli personaggi. Un ventennio dopo, nel 1960, dà vita alla Justice League of America e alle vicende di Terra-Due.

Dotato di notevole cultura ed appassionato di lettura, Fox infarcì il mondo dei comics con molti riferimenti storici, mitologici, letterari. Nel giro di un anno, per esempio, scrivendo la serie The Atom (1962), raccontò la rivoluzione ungherese del 1956, la corsa allo spazio, l’Inghilterra del XVIII secolo, la mitologia norrena.

Si stima che abbia scritto oltre 4000 storie a fumetti: tra gli aspetti caratteristici del suo stile, le vignette in cui il personaggio-narratore parla rivolgendosi direttamente verso il lettore.

È morto a Princeton, nel New Jersey, la vigilia di Natale del 1986 (Tratto da Wikipedia).

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