I grandi protagonisti dello sword and sorcery – Kull di Valusia

Kull di Valusia

di Francesco La Manno

 

Nato dalla penna di Robert E. Howard (ma temporalmente prima di Conan), il secondo personaggio di cui ci occupiamo è Kull di Valusia. 

I racconti facenti parte della sua saga sono ambientati in un’epoca preistorica precedente all’Era Hyboriana. Questi è un guerriero di Atlantide, esiliato dalla sua terra natia per aver violato la legge, avendo procurato una morte rapida a una donna condannata a un lento martirio. Fuggito dal proprio paese, il nerboruto barbaro sarà schiavo, gladiatore, mercenario, generale e infine re, dopo aver strangolato con le sue mani il legittimo sovrano di Valusia.

Se qualcuno pensa che questo sia stato da parte di Howard un primo tentativo di scrivere la saga di Conan, si sbaglia. Kull è un personaggio introverso, in cui le ombre prevalgono sulla luce, e pertanto possiamo a buon diritto affermare che il Cimmero sia la versione edulcorata dell’Atlantideo[1]. Dopo aver ottenuto lo scettro del potere, il nostro comincia a manifestare sin da subito frustrazione e insofferenza per la sua nuova condizione sociale e per la vita di palazzo. Non esita pertanto a sacrificare i propri soldati per cercare stimoli e avventure, anche se ciò lo conduce dritto nel bel mezzo di pericoli atavici, in luoghi in cui divinità in grado di distruggere il mondo sono state sigillate da eoni.

Come se non bastasse, è costretto a sgominare continui tentativi di usurpazione del trono orditi da assassini, ma anche da uomini-rettili, ovvero esseri partoriti dalle ributtanti profondità dell’Averno, quando la Terra era ancora giovane. E questo non è tutto, perché il nostro si troverà ad affrontare anche altre mostruose creature preumane come liche, golem e divinità primeve.

Benché sia un leone in battaglia, l’Atlantideo è superstizioso e teme la stregoneria. Anche se talvolta è supportato da Brule della Lancia, Kull non ha veri amici, ma solo sudditi, e il più delle volte deve arrangiarsi da solo in mezzo a molti pericoli. Analizzando il suo profilo psicologico, Sebastiano Fusco ha ritenuto il che barbaro rappresenti l’archetipo dell’antieroe radicale, poiché è spinto dalle più bieche pulsioni come l’ira, la gelosia, il desiderio di sopraffazione, la sete di dominio e la noia[2].

A conferma di quanto illustrato dianzi, si pensi al fatto che Farnsworth Wright respinse quasi tutti i racconti di Kull inviati da Howard, perché considerati troppo duri anche per dei lettori avvezzi alle opere di H.P. Lovecraft e di Seabury Queen. In quel periodo storico, il protagonista delle riviste pulp poteva anche utilizzare metodi poco ortodossi, ma doveva lottare per una buona causa e non vi era spazio per un eroe negativo[3].

 

NOTE:

[1] Cfr. Sebastiano Fusco, Kull di Valusia: l’anti-eroe radicale, in Robert E. Howard, Tutti i cicli fantastici. I Cicli di Kull di Valusia, di James Allison, di Cthulhu e di Almuric, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, Roma, 1995, p. 384.

[2] Ibidem.

[3] Ibidem.

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